Non essere in grado di vedere e sentire può portare ad una condizione di isolamento.
Per evitare che questo accada, è importante che ciascuno di noi dia il suo contributo, sia economico che psicologico, per aiutare i bambini sordociechi a sfruttare al meglio le loro residue potenzialità sensoriali e ad entrare in relazione con gli altri.

Il primo semplice passo consiste nel devolvere il proprio 5 per mille alle associazioni che operano in favore delle persone sordocieche e pluridisabili, come la Lega del Filo d’Oro. E’ sufficiente firmare e scrivere il codice fiscale della onlus prescelta nello spazio riservato nei modelli per la dichiarazione dei redditi; un gesto gratuito ma essenziale che permette ai bambini sordociechi di ricevere tutto l’aiuto di cui hanno bisogno per vivere una vita dignitosa, fornendo loro un intervento precoce, indispensabile per garantire un recupero ottimale.

Il secondo passo per offrire il nostro aiuto ai bambini sordociechi è quello di imparare a comunicare con loro. La comunicazione è infatti un elemento cruciale nella vita di un bambino sordocieco in quanto gli permette di interagire con gli altri e di oltrepassare la barriera dell’incomunicabilità che lo separa dal resto del mondo.
I principali sistemi di comunicazione utilizzano il tatto come canale sensoriale privilegiato e variano in base all’età e alle capacità del singolo individuo.

Il metodo “Malossi”, ad esempio, prevede l’utilizzo della mano come se fosse una macchina da scrivere; il palmo viene suddiviso in zone corrispondenti alle lettere dell’alfabeto che, sfiorate, permettono di formare parole o frasi.
Metodi simili al Malossi sono la “Dattilologia” che permette, con una serie di movimenti delle dita, di rappresentare le lettere dell’alfabeto, e il metodo dello “stampatello sulla mano” che consiste nello scrivere con le dita sul palmo della mano o un’altra parte del corpo della persona sordocieca.
Questi metodi sono però ideati per le persone che hanno avuto modo di imparare a leggere e a scrivere prima di diventare sordocieche.

Esiste poi la “comunicazione gestuale”, dove parole, pensieri e azioni vengono espresse mediante gesti delle mani o espressioni del volto spontanei e personali oppure codificati in linguaggi arbitrariamente strutturati come la Lingua Italiana dei Segni (LIS).
La LIS tattile è un sistema di comunicazione gestuale adatto per le persone sorde dalla nascita e diventate cieche successivamente che integra il tatto alla lingua italiana dei segni; in questo modo, i bambini sordociechi, toccando le mani dell’interlocutore, possono percepire cosa stia cercando di comunicare.

Un altro metodo che permette ai bambini sordociechi di esprimere i propri bisogni è la “comunicazione comportamentale“. Si tratta di movimenti del corpo, espressioni del viso e gesti spontanei che la persona ha imparato ad usare sin dall’infanzia per comunicare messaggi e farsi capire. Il carattere estremamente personale di questo medoto lo rende tuttavia comprensibile solo ad una ristretta cerchia di persone molto vicine al bambino, costituendo pertanto un punto di partenza da cui imparare successivamente codici più strutturati e universali.

Un sistema di comunicazione adatto alle persone con gravi problemi di vista è la “comunicazione oggettuale” che sfrutta gli oggetti per rappresentare azioni o circostanze. Tali oggetti devono però essere facilmente riconoscibili e associabili a ciò che simboleggiano; ad esempio, un piatto o un bicchiere indicano in modo facilmente intuibile il bisogno del bambino di mangiare o di bere. Un metodo invece utilizzato dalle persone con un residuo visivo è quello della “Comunicazione Pittografica” e consiste nello scambio di informazioni attraverso dei disegni che raffigurano oggetti, azioni o luoghi, ad esempio giocattoli, lavarsi le mani, i giardinetti.

Altri metodi più elaborati e complessi sono il “Tadoma” e il “Braille”. Il primo permette di riconoscere i suoni vocali emessi dall’interlocutore dai movimenti della bocca, posando i pollici sulle sue labbra e i palmi sulle guance; in questo modo la persona sordocieca può, attraverso il tatto, associare alle diverse posizioni della bocca un diverso suono e imparare anche a parlare.
Il Braille è invece un metodo che permette alle persone non vedenti di leggere e di scrivere grazie a dei puntini in rilievo corrispondenti alle lettere dell’alfabeto. Per farlo la persona cieca scorre l’indice della mano destra sui puntini, mentre quello della mano sinistra individua le righe.

In conclusione, aiutare i bambini sordociechi a condurre una vita autonoma e dignitosa è possibile e attuabile su due fronti:
– sostenendo economicamente le onlus affinché possano fornire tutto il sostegno, umano e professionale, di cui essi hanno bisogno per un efficace reinserimento nella società;
– imparando uno dei tanti metodi di comunicazione ideati per consentire ai bambini sordociechi di interagire con il prossimo per instaurare relazioni affettive ed evitare l’isolamento dal resto del mondo.

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