La politica è sempre esistita in quanto modo per instaurare rapporti con più attori sociali che si interessano della propria comunità e che ne fanno parte. Il potere politico è da sempre in mano a chi in una comunità riesce ad imporsi tramite vari strumenti come l’istruzione, le regole e i valori.

La partecipazione politica deve accomunare chiunque prenda parte a questo sistema. Oggi la scarsa partecipazione politica e il malcontento tendono a portare a continue crisi politiche.

Come vediamo il passato oggi

 Nei momenti di crisi, come quello che stiamo vivendo oggi, gli uomini e le donne sono abituati a ricordare il passato. Anche se guardare al passato delle volte non è un bene, la memoria politica del passato ci dovrebbe aiutare a non ricreare gli stessi errori. Ma delle volte la nostalgia ci inganna e si crede di poter cambiare il finale.

L’incertezza e la confusione dei “nuovi partiti” delle volte riaccende la nostalgia di quella che era la Prima Repubblica. La nostalgia appartiene soprattutto alle generazioni più anziane che hanno vissuto quegli anni, che ricordano gli umani politici di un tempo che non assomigliano per niente a quelli di oggi. Basti pensare al Partito Comunista Italiano e alla Democrazia Cristiana che in quegli anni erano i punti di riferimento, a cui nel bene o nel male si apparteneva e ci si rispecchiava.

L’ideologia e i partiti

Ma è vero che le ideologie sono morte?  Che la destra e la sinistra non hanno più un significato?

E che il comunismo e il fascismo sono il luogo dove gli uomini si nascondono?

La verità è che le ideologie non sono morte, sono soltanto finite quelle che hanno guidato il XX secolo.

Guardare indietro ed essere nostalgici del passato è una cosa che non possiamo permetterci. Negli ultimi anni si è sentito spesso parlare di nostalgia del passato, diventando uno strumento politico importante. Questo è dovuto all’insoddisfazione generale che c’è e, alla paura nei confronti del futuro e di quello che ci aspetta.

La nostalgia in Europa

Il problema della nostalgia politica, non è soltanto in Italia, ma anche nel resto dell’Europa. Da una rilevazione effettuata nel 2018 in Spagna, Francia, Italia, Germania e Polonia, la maggior parte degli europei afferma che in passato si viveva meglio. Da questa analisi si riscontra che l’Italia è il Paese più legato al suo passato.

Crisi dell’ideologia

La crisi dell’ideologia fa apparire il sistema politico falso e pericoloso, facendo rimanere la destra e la sinistra senza più una vera e propria identità. Ci sono movimenti che diventano partiti, per cambiare il proprio schema. Partiti di estrema destra, come la vecchia Lega Nord che apre le loro porte ai meridionali, che per anni hanno disprezzato, diventando la Lega di Matteo Salvini, per un certo verso anche stimata dai popoli che sono stati tanto “odiati”.

Processi storici

Dagli anni Cinquanta in poi, l’Italia inizia a cambiare, passando da una tradizionale società contadina, ad una società industriale e moderna. La trasformazione del sistema politico italiano si ha tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta.  Cambiamenti che interessano la scena internazionale, soprattutto con la dissoluzione dell’Unione Sovietica e la caduta del Muro di Berlino, che rafforzano l’idea di democrazia.

Ma l’inadeguatezza su cui si fondano i partiti dell’Italia repubblicana si vede già negli anni Sessanta. I valori e le ideologie su cui si fondavano i gruppi politici erano assai scarsi, soprattutto per orientare i propri elettori.

Una presenza importante nei partiti italiani è stata quella cattolica, che in quegli anni tentava di affermare il loro potere col voto referendario dei due valori fondanti, quello del matrimonio e quello della vita. Le scelte dei due referendum ridimensionarono non solo il mondo cattolico, ma anche quello dei partiti.

Si assiste ad una frattura tra la cultura politica in quanto tradizione e il sistema dei partiti, che non comprende soltanto quello cattolico, ma anche i partiti di sinistra, soprattutto il partito comunista italiano.

Con l’avvento dei mass media nascono nuovi movimenti sociali, quello ambientalista, quello dei diritti civili, quello delle donne e così via.

La fine della prima repubblica portò alla nascita di nuovi partiti politici che hanno segnato, alcuni di loro ancora oggi, la storia dell’Italia degli ultimi anni. La “Rete” di Leoluca Orlando, l’allora “Lega lombarda” di Umberto Bossi, il “Movimento referendario” di Mario Segni e ovviamente “Forza Italia” di Silvio Berlusconi.

Questi sono gli anni a cavallo tra la fine della Prima Repubblica e l’inizio della Seconda, gli anni di Tangentopoli e della fine della DC, in questo momento nasce la figura del “politico di professione” e inizierà a calare la fiducia dei cittadini nei confronti dei politici.

Elezioni oggi

Come ben sappiamo il 25 settembre, gli italiani sono chiamati a votare. Dopo la caduta del governo Draghi, colui che per un certo verso è stato il “bene” per il nostro Paese, creando una sorta di stabilità per 516 giorni, si ritorna alle urne. Dopo le instabilità governative degli ultimi anni, il perenne stato di campagna elettorale e il susseguirsi di governi tecnici, Mario Draghi per l’Italia è stato il leader di cui aveva bisogno, soprattutto per la grande reputazione che ha a livello europeo.

La destra che ci spaventa

Nella campagna elettorale attuale si nota una grande nostalgia del passato, soprattutto per quanto riguarda la destra che parla di sovranismo, valori della patria e della famiglia, che richiamano tanto ai neofascisti della Prima Repubblica. Questa associazione viene fatta a quella che potrebbe diventare la prima premier donna del nostro Paese, Giorgia Meloni. Da una parte sarebbe anche ora di concedere un posto così importante ad una donna, visto che in Italia non è mai successo, ma siamo sicuri che è la donna giusta? È come se uno “spazio nuovo”, viene riempito da vecchi contenuti.

La frazione di destra legata al patriottismo vede nel “cambiamento” la paura; quella dell’immigrazione, dell’affermazione di nuovi diritti, dell’Europa e soprattutto delle trasformazioni sociali che stanno investendo e modificando le nostre vite.

La sinistra “fragile”

Per quanto riguarda la Sinistra, invece, c’è una visione più antifascista, d’altronde come lo è sempre stato. Si parla di un recupero di opposizione che sta alla base della nostra Repubblica. Ma forse il vero problema della Sinistra degli ultimi anni è solo uno, che manca una figura centrale, un leader forte che sappia mostrarsi e farsi valere.

Cosa invece che non manca dall’altra parte, la destra ha forti personaggi politici che spesso sono anche al centro delle discussioni quotidiane tra il popolo. Berlusconi sin dal suo esordio non ha smesso di far parlare di lui, come d’altronde anche Matteo Salvini, con la sua continua campagna elettorale contro gli immigrati e Giorgia Meloni con la sua celebre frase “io sono Giorgia”.

La Sinistra teme sicuramente la destra, soprattutto per la strada che sta prendendo, sembra quasi un’incarnazione del fascismo, che, sappiamo che è impossibile da rivivere. La sinistra, in queste votazioni teme seriamente per la vita della democrazia italiana.

Esiste ancora una destra e una sinistra?

Si, possiamo affermare che esistono ancora. Nonostante tutto quello che è successo negli ultimi anni il popolo italiano si differenzia ancora tra desta e sinistra.

I sondaggi per le prossime elezioni vedono già una centro destra vincitore. Ma l’Italia è veramente un Paese di destra? Si può affermare che un Paese sia di destra o di sinistra?

No, questo non si può fare, ma possiamo capire benissimo che tra le due c’è un grande distinzione. Da una parte abbiamo la destra, autonoma e matura e ben salda, dall’altra abbiamo la sinistra, adolescente.

La destra al contrario della sinistra ha un profilo politico più chiaro, concreto e stabile, da anni portano avanti i loro concetti fondamentali, meno tasse, meno vincoli sia sociali che morali, abolizione del reddito di cittadinanza ecc.

La sinistra, invece, non essendo ben salda ha difficoltà a riconoscersi in un programma elettorale stabile. Questo forse anche per colpa dei continui cambiamenti dei leader e dei nomi dei partiti che porta la gente a non avere piena fiducia in essa.

Il perenne stato di campagna elettorale e i governi tecnici

L’Italia ormai da molti anni vive in un perenne stato di campagna elettorale che sta logorando il Paese stesso. In Italia non ci sono periodi “morti”, tra un’elezione e l’altra la campagna elettorale non si ferma, chi ormai da anni è protagonista di questo non esce mai dall’inquadratura.

In Italia negli ultimi anni si sono susseguiti governi tecnici che hanno cercato di risollevare le sorti.

Il primo fu presieduto da Carlo Azeglio Ciampi, al finire della XI legislatura, l’allora presidente della repubblica Scalfaro lo incaricò, era il 28 aprile 1993. Il secondo governo tecnico fu dopo la caduta del primo governo guidato da Silvio Berlusconi, stavolta fu il turno di Lamberto Dini, nel 1995. Nel 2014 durante il governo Berlusconi IV la crisi dello spread lo spinse alle dimissioni, il presidente Giorgio Napolitano nominò un nuovo governo tecnico preseduto da Mario Monti. L’ultimo governo tecnico è stato quello di Mario Draghi. Una cosa accomuna sicuramente queste quattro illustri figure, tutti sono dei grandi economisti e gli ultimi tre si sono dimessi.

Dal passato al presente

Una celebre frase del filosofo e politico Joseph De Maistre è di grande attualità; “Ogni nazione ha il governo che si merita”. Questa frase risalente ai primi anni del 1800 è molto più che un semplice proverbio, sembra quasi una sentenza, che è entrata nella dialettica quotidiana, ognuno riceve quello che si merita.

Nel 2012, il grande giornalista e fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, ospite nel programma televisivo “Che tempo che fa”, di Fazio Fazio, fece sua la frase di De Maistre. Disse: “gli italiani hanno una classe dirigente sulla quale, adesso, molti sparano. Ma la classe dirigente siamo noi che la votiamo. Ogni Paese ha la classe dirigente che si merita. Se noi da mezzo secolo abbiamo sempre gli stessi problemi è segno che noi li alimentiamo o li tolleriamo”.

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