Alle porte dell’Aquila, in zona Pagliare di Sassa, sorge un enorme gigante di cemento che, ben visibile percorrendo in automobile Via L’Aquila-Sassa, rappresenta l’ennesimo caso di strutture edificate per uno scopo e mai portate a termine. Ormai noto come ex Sercom, dal nome della prima ditta che se ne prese carico nel 1999, l’edificio avrebbe dovuto ospitare un centro commerciale, prima di rimbalzare da una società all’altra sino alla cessione di proprietà al Comune dell’Aquila nel 2013. Nel corso di tutti questi anni, sono state lanciate una grande quantità di proposte e idee su come poter sfruttare la struttura senza che, nei fatti, si agisse concretamente. Una svolta sembra aver smosso le acque la scorsa estate, grazie alla vincita di un bando da parte del Comune e ai fondi in arrivo dal PNNR: l’ex Sercom potrebbe presto diventare un polo socio-culturale a favore dei vicini residenti e dell’intera cittadinanza.

Ex Sercom L’Aquila: un edificio logorato da anni di incuria e lungaggini burocratiche

La storia dell’edificio sorto alle porte del capoluogo abruzzese, zona nord-ovest, si estende su un arco cronologico di più di vent’anni. La vicenda ha origine nel 1999 con l’accordo tra Comune e Provincia, prima della nota convenzione tra Comune e Sercom. A causa di ritardi e inadempienze, non furono rispettati né il termine prefissato per la fine dei lavori (gennaio 2008) né l’idea originaria cui era destinata la struttura. Questa, infatti, avrebbe dovuto contenere al suo interno un grande centro commerciale e polifunzionale, comprensivo di sale cinematografiche, palaghiaccio e discoteca. Visitando l’edificio ora spettrale, o semplicemente guardandolo dall’esterno, non si fatica ad immaginare la realizzazione di spazi ricreativi di tali dimensioni. Nei fatti, però, nulla di concreto se non diversi passaggi di proprietà della struttura: prima Basileus, poi RI Investimenti e infine RI 2 Investimenti. Nel dicembre 2012 scatta l’ordinanza di demolizione dell’edificio entro 90 giorni, ma l’anno successivo l’intera area su cui sorge l’ex Sercom passa definitivamente nelle mani del Comune dell’Aquila che, nel corso degli anni sino ad oggi, si è mostrato sempre incerto sull’utilizzo del fabbricato di cemento.

Nel frattempo, il sisma del 2009 sconvolge la quotidianità della città e comporta il sorgere di nuove priorità. Da quel fatidico anno, anche per l’edificio in questione si apre un nuovo capitolo che contribuirà alla sua fisionomia attuale: il casermone di Sassa viene sfruttato come rimessaggio per stoccare ponteggi e puntellamenti post-sisma visibili anche dalla strada e dai cittadini residenti nella zona. Anche l’area verde adiacente alla struttura, infatti, ha subito cambiamenti: essa è stata in parte adibita alla realizzazione delle unità abitative del Progetto CASE di Pagliare di Sassa che hanno accolto una grande quantità di cittadini sfollati dopo il sisma.

Già prima di entrare nell’immensa struttura, che copre un’area di circa 22.000 mq, colpiscono gli enormi cumuli di assi in legno accatastate per terra e la vegetazione lasciata crescere senza cura alcuna. È entrando all’interno, però, che ci si rende conto delle potenzialità sino ad ora sprecate dell’edificio: le ampie vetrate sul soffitto illuminano ampissimi spazi in parte lasciati vuoti, in parte colmati da materiale edile che ha trovato lì la sua rimessa contribuendo a dare alla struttura una fisionomia da immenso garage. Addentrandosi all’interno del colosso, fanno da protagoniste le scale mobili, quasi pronte per essere azionate, a cui si affiancano le scale tradizionali che conducono al piano superiore di quello che, secondo l’idea originaria, doveva essere il centro commerciale. Ora la struttura, piuttosto che rappresentare un luogo di incontro e socialità di cui sicuramente avrebbero giovato i nuovi residenti della zona, si presenta invece come un luogo abbandonato, ad accesso libero e privo di controlli.

Ovviamente, come accade sempre in questi casi, fiumi d’inchiostro sono stati versati negli anni sul fabbricato e su un suo possibile recupero ed impiego. C’è chi ha parlato di realizzarvi un biscottificio e chi, come proposto dal consigliere comunale Ferdinando Colantoni nel 2018, un’industria nella filiera del legno e dell’arredo provvedendo, così, al recupero di una parte dei puntellamenti lì accatastati. Nel 2016 si era addirittura pensato di adibire le enormi sale dell’ex Sercom ad aule scolastiche, in modo tale da riunire scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria in un unico edificio. Alla fine, però, un nulla di fatto: troppo lunghi i tempi e troppi alti i costi di un’eventuale demolizione e smaltimento delle macerie, in quanto la struttura risultò addirittura “sovradimensionata e e di una tipologia non consona ad essere riconvertita a scuola primaria e secondaria“. Così si legge nel Masterplan, documento fornito al Comune dell’Aquila dalla società Mario Cucinella Architects, allora coordinatrice del progetto architettonico.

Insomma, tante parole e pochi fatti come tante volte accade nel nostro Paese. Eppure, e seppur con notevole ritardo, qualcosa negli ultimi mesi comincia a muoversi.

La luce in fondo al tunnel: arrivano nuovi fondi per la riqualificazione dell’ex Sercom

Nel giugno 2021, finalmente giungono buone nuove per una possibile riqualificazione dell’enorme struttura in cemento. La giunta comunale ha infatti approvato la fattibilità dei progetti previsti per l’area in cui sorge l’ex Sercom, inviando al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti la documentazione necessaria per la partecipazione al bando, approvato dalla Presidenza del Consiglio, denominato “Assegnazione ai Comuni di contributi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado“. Il Comune dell’Aquila è riuscito ad entrare in concorso e ad ottenere i fondi previsti dal PNRR per il programma di rigenerazione urbana, corrispondenti a circa 9,9 milioni di euro destinati alla struttura in questione, ed altri 9,8 milioni al completamento dello stadio Gran Sasso-Acconcia. Del mai realizzato centro commerciale resta oggi un’imponente struttura, negli anni andata incontro ad incuria e degrado. I suoi spazi consentono adesso, avendo certezza di ingenti fondi a disposizione, di proporre e mettere in pratica progetti di vera riqualificazione dell’edificio di cui possano giovare fattivamente i residenti limitrofi.

Se inizialmente l’amministrazione comunale puntava più su attività commerciali o dolciarie, o vi proponeva un’industria del legno come abbiamo visto, oggi sembra essere indirizzata verso un utilizzo che risponda maggiormente all’obiettivo della “riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado” come richiesto dal bando. Il progetto riguardante il fabbricato prevede non soltanto la ristrutturazione necessaria dell’edificio, ma anche la riqualificazione delle aree pubbliche circostanti con l’obiettivo di creare, grazie ad un loro consono utilizzo, un polo socio-culturale. Nella pratica, il progetto prevede che la struttura ospiti al piano terra un centro polifunzionale con possibilità di essere impiegato come sala congressi e auditorium, mentre il primo piano sarà destinato a progetti socio-assistenziali rivolti agli abitanti della zona e specialmente a quelli residenti nel Progetto CASE adiacente; all’esterno, sono previsti spazi verdi attrezzati.

Gli inquilini dei nuclei abitativi edificati nel post-sisma non sono estranei ad episodi di vandalismo. A seguito di un incendio scoppiato nel 2013, alcuni appartamenti sono stati danneggiati dalle fiamme e subito abbandonati, lasciando però via libera a chi volesse fare razzia di qualunque oggetto possedesse anche il minimo valore. All’interno sono ancora presenti bibite, cibo e altri beni lasciati dalle famiglie costrette ad abbandonare gli appartamenti, ma sono ben visibili anche segni di incursioni notturne da parte di persone esterne: coperte in terra, bottiglie, mozziconi di sigarette. Con anche la presenza dell’imponente ex Sercom, ormai divenuto un garage ad accesso libero, l’intera zona ha risentito negli anni di situazioni di incuria, abbandono e degrado che hanno compromesso la fisionomia della struttura e una tranquilla quotidianità degli abitanti della zona.

Proprio per questa ragione, appare sicuramente come una luce in fondo al tunnel la volontà di fare dell’immensa struttura un polo culturale e ricreativo, che possa al contempo dare nuova vita ad un fabbricato con enormi potenzialità in termini di spazio e posizionamento, ma anche costituire un punto di ritrovo per i vicini residenti e la cittadinanza tutta. Attendiamo con ansia l’inizio dei lavori, sperando che questa annosa vicenda si concluda finalmente con un bel lieto fine.

 

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