Il Quartiere Africano di Roma, sorto negli anni Venti del Novecento per ospitare i dipendenti delle Ferrovie dello Stato, ha acquisito la fisionomia attuale negli anni Cinquanta e Sessanta dello stesso secolo. Oggi è una una zona residenziale densamente popolata da famiglie e studenti universitari che, tuttavia, oltre a godere dei molteplici servizi offerti, sono costretti a subire consistenti disservizi soprattutto nel trasporto urbano. I residenti dell’area in analisi sono anche, spesso, spettatori non volenti di costruzioni progettate e mai portate a termine, che oggi si mostrano in tutto il loro desolante stato d’abbandono. Alcune di esse solo in questi anni stanno vedendo finalmente la luce, regalando ai cittadini la speranza di poter usufruire di servizi sino ad ora negati. Il Quartiere Africano, esempio di come buone idee spesso diventino ostaggio della burocrazia, può esser così inteso come paradigma della Capitale e, forse, dell’intero Paese.
Metro B1: preziosa alleata oppure ostacolo alla quotidianità?
La Metro B1 nasce con un obiettivo ben preciso: collegare il centro di Roma e altri punti d’interesse ai municipi II e III, mediante una diramazione della metro B sul versante nord-orientale. La progettazione e i primi lavori per la realizzazione hanno avuto inizio nei primi anni 2000, con successiva inaugurazione delle prime tre fermate (Sant’Agnese-Annibaliano, Libia, Conca d’Oro) nel giugno 2012. Nell’aprile del 2015 la linea viene estesa fino a Jonio, che ne è l’attuale capolinea. Gianni Alemanno, sindaco di Roma in carica in quel periodo, esordì così durante l’inaugurazione della nuova tratta: “Sono passati 12 anni dall’ultima inaugurazione di una metropolitana a Roma. La nuova opera tocca quartieri con storici problemi di traffico che da oggi hanno un collegamento diretto con il cuore della città. In più, le nuove stazioni saranno luoghi di riqualificazione urbana. L’opera è stata consegnata senza alcun ritardo rispetto al cronoprogramma”. Ad oggi, agli occhi dei cittadini romani che quotidianamente si spostano in metropolitana, la situazione appare sicuramente diversa.
In realtà, già dai primi mesi della sua messa in funzione, la linea B1 manifestava i suoi primi disagi: diverse erano le difficoltà nel funzionamento e guasti segnalati dai cittadini, che alimentarono ben presto anche la discussione politica tra accuse reciproche e polemiche sulla frettolosità dimostrata nell’inaugurare la nuova tratta pur con evidenti problematiche. Per risalire alle responsabilità dell’intera vicenda, il primo cittadino istituì una Commissione d’inchiesta nel luglio successivo. Il Corriere della Sera entrò in possesso del dossier Atac sulla metro B1 destinato proprio alla Commissione, in cui la società di trasporto pubblico della Capitale presentò un conto molto salato: 3,7 milioni, da sommare ai precedenti 513 milioni spesi per la realizzazione.
Atac, all’interno del dossier, non fece sconti: rese noto che di ben 366 osservazioni segnalate dall’azienda alla Commissione d’agibilità, istituita il 25 gennaio 2012 dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, nessuna sarebbe stata ritenuta ostativa. Se non risultavano esserci grandi dubbi sul fronte della sicurezza, è su quello di possibili malfunzionamenti che si concentra il documento, la cui risoluzione avrebbe gravato molto sulle tasche di Roma Capitale. Atac lancia la sua accusa contro la mancata risoluzione dei problemi segnalati prima dell’inaugurazione, principalmente due: malfunzionamento dello scambio che porta da Bologna a Sant’Agnese-Annibaliano, e l’incompiutezza degli impianti messa in luce già nel corso delle prime prove. La relazione presentata nell’ottobre 2012 dalla Commissione d’inchiesta istituita dal Campidoglio chiude la vicenda: a compromettere il corretto funzionamento della metro B1 sarebbero state una cattiva gestione del suo avvio e un’oggettiva carenza di treni.
Tirando le somme, possiamo dire che già dalla sua nascita la diramazione della metro B presentava evidenti lacune, alcune delle quali si mostrano ad oggi irrisolte. Se nei primi giorni dopo il taglio del nastro i tempi d’attesa, in determinate fasce orarie, arrivavano ad essere di 20 minuti, ancora oggi i cittadini che ne usufruiscono denunciano attese fino a 9 minuti. È quindi chiaro che qualcosa non vada, soprattutto se compariamo questa situazione ai tempi della metro A, sicuramente più nella norma. Recentemente, poi, altre problematiche hanno ostacolato la quotidianità dei cittadini che viaggiano in metropolitana: nello scorso febbraio, continui episodi legati a guasti elettrici hanno interessato metro B e B1, lasciando le persone in attesa a brancolare nel buio delle banchine e treni che non riuscivano ad arrivare a destinazione. Ad inizio marzo, alle 7 di mattina un altoparlante ha annunciato la momentanea interruzione della linea B1 a causa dell’ “esiguo numero di treni”. Atac ha prontamente messo a disposizione un servizio di navette sostitutive, a cui molti romani sono ormai abituati, prese subito d’assalto. La situazione continua a ripetersi con forti ritardi e disagi per lavoratori e studenti, molti dei quali manifestano sui social la loro indignazione per un servizio a tal punto malfunzionante.
Durante le estenuanti attese in banchina, può risultare un’impresa ardua anche mettersi in contatto con altre persone tramite telefono, a meno che il proprio operatore non sia Vodafone. È sufficiente fare una rapida ricerca nelle FAQ del sito web di Atac dove, alla domanda “lo smartphone prende in metropolitana?”, la risposta per quanto riguarda la metro B1 è “nessuna copertura”. Della serie: se vi state accingendo a scendere nei meandri della metro, avvisate prima i vostri affetti che per un po’ non avranno vostre notizie. Un altro dei problemi irrisolti della linea B1 di Roma sono le pericolose infiltrazioni di acqua nelle giornate di pioggia. Jonio, ultima fermata, presenta la situazione più critica: già nell’estate del 2015, appena dopo la sua inaugurazione, la banchina del nuovo capolinea presentava vistosi acquitrini in terra, tra cui i cittadini si trovavano a fare zig-zag in un vero percorso ad ostacoli. Ancora oggi, la situazione è la stessa con un altissimo tasso di umidità che ha fatto marcire i pannelli antincendio e che rende difficoltoso il transito delle persone a causa del pavimento scivoloso in prossimità della linea gialla.
Una volta a destinazione, anche uscire dalle stazioni può risultare un percorso ad ostacoli a causa di scale mobili e ascensori spesso fermi per guasti o manutenzioni e che spesso, nonostante l’emergenza pandemica richiederebbe ancora il contrario, causano consistenti assembramenti sulle rampe di scale in salita. Ancora una volta è il capolinea a presentare il caso più emblematico, con una scala mobile ferma per collaudo e due dei quattro ingressi ancora chiusi al pubblico. Oltretutto, all’uscita in molti utilizzano la porta d’emergenza lasciata spesso aperta e senza controlli, evitando così il passaggio agli appositi tornelli in cui è necessario riconvalidare il biglietto. Va anche detto, però, che sovente questi ultimi riscontrano dei problemi, indi per cui il cittadino con tempi stretti si trova costretto a scegliere la strada più facile.
Insomma, viaggi ordinari che si trasformano in veri e propri, e quotidiani, viaggi della speranza.
Luoghi fantasma sempre “in via di realizzazione”, e intanto regna il degrado
Al momento dell’inaugurazione della metro B1, nel lontano 2012, l’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno prospettava che le nuove stazioni avrebbero rappresentato anche “luoghi di riqualificazione urbana” oltre che una comodità in più per i cittadini. Stando a quanto gli stessi residenti delle aree interessante hanno avuto davanti agli occhi nel corso degli anni, saremmo portati a dire il contrario.
I parcheggi di piazza Annibaliano e Conca d’Oro, due delle fermate costituenti la tratta B1, erano stati promessi alla cittadinanza già dall’estate del taglio del nastro. La nuova diramazione della metro B c’era, pur con evidenti problematiche irrisolte, ma gli spazi per le automobili mancavano all’appello. Se nello scorso anno, dopo quasi un decennio di attesa, si è dato finalmente il via ai cantieri per entrambi i parcheggi, in questi anni i cittadini hanno assistito a gare andate deserte, mancanze di fondi e lungaggini burocratiche di ogni sorta: storia tristemente ricorrente nel nostro Paese. I lavori per rendere fruibile il parcheggio in piazza Annibaliano, che dovrebbe mettere a disposizione degli utenti più di 270 posti auto complessivi, sono iniziati nel luglio 2021 in quasi concomitanza con quelli per Conca d’Oro. Entrambi dovrebbero essere ultimati, da contratto, entro 365 giorni dal loro inizio, dopodiché dovrà seguire tutta la complessa fase del collaudo per consentire ai cittadini di usufruire del servizio in totale sicurezza.
Nel frattempo, però, i parcheggi mai completati avevano assunto l’aspetto di veri e propri “luoghi fantasma”, privi di qualsivoglia cura e divenuti, presto, preda di sporcizia e degrado. Bastava fare una passeggiata intorno alla stazione metro di Sant’Agnese-Annibaliano per rendersi conto del verde pubblico lasciato crescere senza freni, delle scritte vandaliche che tappezzavano i muri della struttura e di rifiuti di ogni tipo abbandonati in terra. Uno spettacolo senza dubbio indegno a pochi passi da Viale Eritrea e Viale Libia, popolatesi nel tempo di negozi alla moda e densamente frequentati dai residenti a passeggio. Gli stessi che incontrano spesso difficoltà nel trovare parcheggio, che è divenuta quindi una necessità molto sentita da parte dei residenti e degli utenti della metropolitana.
In evidente stato d’abbandono si mostrano anche le sale destinate ad ospitare il centro commerciale presso la fermata Conca d’Oro, la cui costruzione non è mai stata completata. Guardato dall’esterno, l’edificio appare anch’esso un luogo “fantasma” oggi vittima di degrado ed incuria, aspetti questi denunciati anche dai cittadini residenti nell’area ed estesi all’intera piazza che ospita la fermata metro. Questa, infatti, si mostra abbandonata a se stessa nonostante cospicui interventi da parte di volontari che si sono prodigati, nel corso degli anni, a ripulire l’intera area per renderla più abitabile. Gli spazi della stazione, situata in zona III Municipio (Montesacro), sono circondati e quasi avvolti da sporcizia, bottiglie e rifiuti vari a testimonianza di notti brave trascorse da giovani e meno giovani nella piazza. Tra l’erba alta e tra le aiuole non è raro rinvenire resti di bottiglie e siringhe e, alzando lo sguardo e avvicinandosi alla stazione, colpisce il pessimo stato della struttura con i pannelli che quasi cadono a pezzi e i vetri imbrattati di scritte.
Insomma, la fermata di Conca d’Oro si mostra difficilmente frequentabile da parte dei cittadini residenti soprattutto al calar del sole, quando la scarsità di illuminazione contribuisce ad alimentare la percezione di luogo non sicuro. A questo dà il suo contributo negativo anche la ripetuta presenza di insediamenti abusivi all’interno e all’esterno della stazione e i relativi sgomberi ad opera di polizia di Stato e municipale.
Certamente molte di queste condizioni sono imputabili alla maleducazione e al mancato senso civico di parte della popolazione, ma sicuramente lo stato d’abbandono a cui vengono destinate costruzioni che potrebbero costituire degli ottimi luoghi di aggregazione, non fanno che favorire il pullulare di degrado e comportamenti vandalici.