Nella mattinata del 18 febbraio Victor , nigeriano di 29 anni doveva essere rimpatriato. Di fronte alle sue proteste, gli agenti hanno risposto colpendolo e trascinandolo via, proprio questo atto ha scatenato la protesta di tutti i nigeriani detenuti nel centro. Questi ultimi hanno raccolto suppellettili e materassi in vari punti, per poi dargli fuoco. Per sedare le fiamme sono intervenuti tre comparti dei vigili del fuoco che, al termine, hanno riscontrato ingenti danni alla struttura, alcuni dei quali anche preesistenti, tanto che essa non potrebbe più ospitare persone.
In proposito è intervenuto Marroni, garante dei detenuti del Lazio “ La crisi che sta vivendo il Paese e la campagna elettorale hanno fatto sparire dall’agenda della politica il problema dell’immigrazione. Non solo a Ponte Galeria, ma in molte altre strutture di tutta Italia, centinaia di persone vivono quotidianamente una situazione da tortura psicologica. In questo contesto, le fughe dai Cie, le proteste anche violente e gli atti di disperazione personale sono all’ordine del giorno. A Ponte Galeria in particolare, che è la struttura di cui ci occupiamo in prima persona, il clima è tale che qualsiasi episodio di vita quotidiana può essere il detonatore di proteste e di violenze.”
Il punto estremo toccato è stato già denunciato varie volte dagli immigrati, che non si sentono e non sono affatto ospiti del centro, ma detenuti, infatti senza aver commesso colpe, presunte o certificate, vengono rinchiusi per il loro status di immigrati. Il reato di clandestinità, introdotto con la Bossi-Fini, giudica lo status giuridico di immigrato, considerando colpevoli coloro che fuggono da una patria di guerra, violenze e povertà. Ma come ci ha detto Marrone i problemi non sono solo in linea teorica, anzi sono soprattutto pratici, in un Italia sempre più disinteressata all’ambito sociale e ai suoi cittadini “per bene”, quello che riguarda criminalità, carceri e Cie diventa un tabù, da non nominare per non intristire l’immagine del Bel Paese. È questo che ha fatto Alemanno oggi, commentando la rivolta a Ponte Galeria dai microfoni di Radio Radio “Il Cie è un luogo sicuramente brutto e non entusiasmante, ma necessario per contrastare l’immigrazione abusiva e illegale degli extracomunitari, mentre i comunitari, i romeni e gli appartenenti all’Ue hanno un altro regolamento. In questa rivolta ci sono due componenti: una sarà legata alle condizioni di vita nel Cie di Ponte Galeria, che probabilmente non saranno soddisfacenti come purtroppo non sono soddisfacenti le condizioni di vita in altri luoghi di restrizione della nostra Repubblica: c’è un momento di crisi e si tende a risparmiare sulla pelle di chi non può difendersi. Ma insieme a questo aspetto ce n’è uno ideologico e culturale, l’idea di combattere contro i limiti che ci sono verso l’immigrazione clandestina” ha continuato “Su questo piano non si può dare alcuna solidarietà verso atteggiamenti di questo genere, rispetto all’immigrazione clandestina abbiamo un atteggiamento che fra i diversi Paesi europei è quello più disponibile e certe volte colpevolmente lasco, per cui l’idea che si mettano in discussione i Cie per mettere in discussione l’idea che uno può immigrare in Italia solo se c’è un permesso di soggiorno, autorizzazione e lavoro è un’idea da cui non si può assolutamente derogare. Se si può fare qualcosa di più per rendere più civili e umane le condizioni di vita nei Cie le istituzioni si devono muovere, ma guai a mettere in discussione norme che già sono deboli. C’è già troppa immigrazione clandestina in Italia e a Roma e questa crea grandi problemi agli immigrati regolari e ai cittadini italiani”.
Alemanno ha ribadito con questo intervento il fallimento del cosmopolitismo, oggi è presente nelle nostre leggi una fortissima differenziazione fra cittadini rumeni e cittadini nigeriani o somali.
Dal tetto del Cie, i nigeriani hanno denunciato la legislazione attuale e hanno chiesto di aprire le frontiere, di dare possibilità di transito nel paese e possibilità di soggiorno. Quello che si tende a fare in simili situazioni di crisi è trovare un capro espiatorio nero, brutto e che ruba lavoro. Per questo gli immigrati sul quel tetto, si sono posti più in alto di tutte le polemiche strumentali nei loro confronti e hanno cercato di rendere visibile la situazione interna al campo, estenuante per i detenuti e per chi deve controllarli, in un clima che sostenere ostile è un eufemismo. L’ episodio di Ponte Galeria, l’ennesimo episodio di rivolta nei Cie, ci pone di fronte ad una domanda elusa per troppo: su cosa si basano i diritti dell’uomo? Si basano sulla cittadinanza, sulle leggi della propria patria? Oppure c’è qualcos’altro. Ci sono i diritti fondamentali dell’uomo, Hanna Arendt, dopo i campi di concentramento, disse che i diritti naturali, fondamentali e inalienabili dell’uomo erano venuti meno nel momento in cui gli ebrei avevano perso ogni diritto politico. Sta riaccadendo ?