Università degli studi di Roma La Sapienza, il più grande ateneo d’Europa, necessita di un altrettanto grande apparato di vigilanza e sicurezza, peccato che proprio coloro che dovrebbero garantire la sicurezza a professori, studenti e visitatori non la garantiscono in primis ai loro lavoratori.

I fatti: la Sapienza, come previsto ai sensi di legge, ha appaltato alla National Service, con a capo Gilberto Pascucci, il comparto accoglienza e sicurezza, che prevede reception, accoglienza, primo soccorso e tutto quello che riguarda la vigilanza, armata e non. Il servizio è impeccabile, i 50 lavoratori, dislocati nelle varie sedi, sono sempre puntuali e disponibili, punto di riferimento del personale interno ed esterno dell’università. L’erogazione ottimale di questi servizi però si deve soltanto alla professionalità dei lavoratori e non certo alla Sapienza, né tantomeno alla National Service. Infatti è più di un anno che i dipendenti della National Service denunciano nei loro confronti illegalità e soprusi, che l’azienda e l’università cercano di ignorare. Nel momento in cui la Sapienza ha affidato l’incarico è stato stipulato un capitolato d’appalto, che prevede la rescissione dello stesso nel momento in cui non venisse rispettato. È esattamente questa l’accusa dei dipendenti National Service, di cui preferiamo evitare nomi per salvaguardarli da ripercussioni, loro denunciano di lavorare per più di cinque giorni consecutivi, senza la maggiorazione prevista, di non ricevere l’incremento contrattuale dei già pochi 25 euro mensili, di essere informati sul luogo di lavoro con uno o due giorni di anticipo, quando il preavviso dovrebbe essere di 15 giorni, inoltre i lavoratori vengono spostati in sedi molto lontane o irraggiungibili dalle singole residenze nel momento in cui rifiutano un trasferimento o un turno. Questo è quello che è accaduto a Simone Felici, rifiutatosi di sostenere l’ennesimo turno notturno è stato trasferito ad un appalto esterno, il ragazzo ha avuto problemi psicologici, tanto che è ricorso a cure psichiatriche, perché il trasferimento lo ha obbligato ad estenuanti viaggi per arrivare sul posto di lavoro. Il 24 ottobre 2012 la situazione ha raggiunto un livello estremo, il padre di Simone Felici, disperato per la grave situazione in cui versava il figlio, è salito sul tetto della facoltà di lettere con del liquido infiammabile, uno striscione e un piccolo megafono, minacciando di lanciarsi nel vuoto. È stato convinto a scendere dopo un’ora solo grazie al colloquio in Rettorato, dove gli sono state fatte rassicurazione per il figlio. Ad oggi nulla è cambiato, né per Simone Felici, né per nessun altro. La National Service è stata convocata in prefettura, su richiesta dell’Unione Sindacale di Base, lavoro privato, e qui ha ammesso, di fronte al Vice Prefetto, che questa situazione è veramente presente, in quanto sancita da presunti accordi sindacali.

Sono due le domande che sorgono spontanee: la Uil e la CGIL hanno davvero stipulato un contratto? Così la National Service sarebbe al riparo da problemi legali, ma ci troveremmo di fronte a una compiacenza. Nel 1992 dopo lo scandalo degli operai CGIL venduti da Gilberto Pascucci ( ai vertici della National Service) qualcuno disse ”facciamo attenzione a creare classi sindacali troppe tecniche, perché esse rischiano di allontanarsi irrimediabilmente dalla loro base”. È evidente che l’attenzione sia stata un po’ scarsa.

Ma veniamo al secondo quesito: qual è il ruolo della Sapienza? Perché l’università, nella persona di Musto D’Amore, non rescinde il contratto, salvaguardando non solo i lavoratori, ma anche il suo prestigio? Musto D’Amore, direttore generale, si rifiuta di fornire una spiegazione, sostenendo di aver fatto la sua parte spedendo in procura le accuse dei lavoratori.

Questi ultimi denunciano invece che la Sapienza si è lavata le mani dal problema inviando gli atti in Procura, consapevole che i termini legali impediscono di procedere prima di sei mesi. I lavoratori però non sono disposti ad aspettare tanto perché il loro lavoro e i loro diritti vengano garantiti e ci annunciano a breve un altro sciopero, con un effetto a catena finché qualcuno non si prenderà le responsabilità della situazione e rimedierà agli abusi.

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