Tre i focolai di aviaria individuati in Italia: dopo Ostellato e Mordano, il terzo oggi a Portomaggiore, nel Ferrarese, nell’azienda agricola Nicoletti di Porto Verrara. 

L’allarme è partito dopo l’individuazione di un tasso anomalo di mortalità nei tacchini; partiti i controlli dell’Istituto zooprofilattico e del Centro nazionale di riferimento per l’influenza aviaria di Padova, è stata confermata la presenza del virus. 

Le preoccupazioni sono diverse. Bisogna non far uscire il virus dalla regione e circoscriverlo lì, tutelare i lavoratori, tutelare le persone e gli animali. 

Per gli allevamenti colpiti il blocco dell’attività produttiva, infatti, dura 30 giorni, a partire dalla prima disinfezione e nel contempo, per evitare che il virus si diffonda ancora, sono stati messi in atto abbattimenti preventivi su animali sani. 

A Occhiobello, ad esempio, è cominciato l’abbattimento di 220mila galline nella società agricola Morgante, che fa parte della stessa filiera del gruppo Eurovo, cui appartengono gli avvelenamenti dei primi due focolai.

Gli animali vengono abbattuti nonostante l’esito negativo delle indagini sierologiche e virologiche. L’abbattimento in via precauzionale di volatili anche sani rientra nelle misure di prevenzione disposte dal Ministero della Salute e dalla Regione Veneto. 

 

Tutte le uova prodotte in Emilia-Romagna sono vincolate al confezionamento nella regione per ridurre al massimo il contatto con altri animali., mentre per le carni avicole c’è il vincolo di macellazione in loco. Le precauzioni da adottare sono, infatti, di evitare il contatto delle specie da cortile con animali selvatici e che nel recinto in cui sono rinchiuse non scorrano fossi, canali o vi siano stagni. Per prevenire la diffusione del virus, l’accortezza è che in caso si sospetti la comparsa della malattia o la morte improvvisa di animali, si contatti il Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl di riferimento.

È stato ribadito di nuovo che anche per prodotti d’allevamento «non c’è nessun pericolo che possa derivare dal consumo di carni avicole e di uova, e che il ritiro di quest’ultime è stato disposto esclusivamente come misure di estrema cautela in quanto potenzialmente venute a contatto con il virus. L’eventuale contaminazione non è pericolosa per il consumatore, bensì per il possibile contatto delle uova o dei relativi scarti (gusci) con altri volatili».

Ora l’attenzione è rivolta a limitare l’espansione del virus, che si propaga in maniera rapidissima negli allevamenti.

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