La parola Holodomor è una parola ucraina che significa “infliggere la morte mediante la fame” e fa riferimento alla carestia che negli anni 1932 – 1933 colpì l’Ucraina. L’Ucraina è sempre stato il paese agricolo per eccellenza e uno dei maggiori fornitori di grano della Russia.
Prima dell’avvento al potere di Joseph Stalin, l’Ucraina possedeva tenute agricole frammentate, gestite da piccoli e medi proprietari terrieri chiamati kulaki.
Il partito comunista credeva che questo metodo di produzione non fosse ottimale e decise di creare grandi complessi industriali. Negli anni ’20 venne chiesto alla popolazione ucraina di riunirsi in grandi aziende agricole, ma questa richiesta non fu ben vista dalla popolazione e solo una piccola parte di kulaki decise di aderire.
La reazione di Stalin
Dopo queste richieste iniziò una forte opposizione verso Mosca, e quest’ultima decise di reagire emanando la legge delle tre spighe.
Attraverso questa legge molte famiglie di kulaki vennero deportate in Siberia, ma la deportazione significava privare il paese di contadini andando dunque a ridurre la produzione agricola.
Nonostante ciò, venne comunque aumentata la creazione di aziende, e vennero dati degli obblighi di produzione. Stalin ordinò di imporre delle quote di produzione. Significava solo una cosa: che la maggior parte della produzione doveva andare in Russia e solo con ciò che rimaneva poteva sopravvivere la popolazione ucraina.
Nel 1932 i contadini ucraini non riuscendo più a consegnare le quote che venivano richieste dal governo centrale decisero di opporsi. L’intervento dell’URSS fu imminente: le armate arrivarono nel paese devastando le campagne.
La migrazione verso le città
Rimasti privi di cibo, molti decisero di spostarsi dalle campagne alle città. I contadini migrarono perché all’interno delle città continuava ad esserci grano. Infatti, ciò era stato requisito nelle campagne veniva distribuito nelle città per gli operai che lavoravano nelle industrie. La migrazione, tuttavia, non portò a nulla se non allo scoppio della carestia, poiché la legge sovietica vietava qualsiasi tipo di spostamento. Abbandonare la propria abitazione significava non avere nessun tipo di diritto nel luogo in cui si arrivava.
Nelle città una volta arrivati i contadini non potevano fare nulla, non avevano un lavoro, una abitazione e del cibo. Alla fine del 1933 i morti in Ucraina furono tantissimi.
Ancora oggi non si sa quale sia il numero esatto delle morti causate dalla carestia. Alcuni storici ipotizzano che il numero vada dai due milioni e mezzo fino a tre milioni e mezzo, mentre altri ipotizzano che le morti vadano dai quattro milioni ai sette milioni di persone.
L’URSS, una volta che la notizia della carestia fece il giro dell’occidente, cercò di farla passare per non veritiera, dicendo che era solo propaganda anticomunista.
Le persone che provarono a riportare i fatti furono eliminate, come il giornalista Gareth Jones, ucciso in Cina.
Tra passato e presente
La commemorazione di questo evento oggi spacca il paese a metà. Vi è chi crede che la carestia sia stata causata da una cattiva gestione dell’economia e chi crede che provocare la carestia fu una scelta premeditata da Stalin per reagire alle resistenze fatte dai kulaki.
Lo storico conflitto tra Ucraina e Russia negli ultimi anni non ha fatto che aumentare, fino a diventare guerra aperta lo scorso febbraio. Tra le cause che inaspriscono il risentimento dell’Ucraina nei confronti della Russia vi è sicuramente anche questo, oltre gli ultimi avvenimenti come l’occupazione della Crimea (2014) e la guerra nel Donbass (2022).