Il primo Consiglio Economico della storia apparve nella Costituzione di Weimar del 1919. Esso era un organo consultivo e rappresentava il popolo suddiviso tra le varie categorie produttive (operai e imprenditori). Lo scopo di tale istituto era quello di realizzare la “democrazia sociale”, tramite l’applicazione della sua funzione consultiva e del potere di iniziativa legislativa. Purtroppo, le sue effettive capacità erano nettamente inferiori a quelle costituzionalmente previste, ed il CE non ebbe mai quel ruolo così incisivo che ci si sarebbe aspettati.

Successivamente, un Consiglio Economico fu istituito nella Francia della IV Repubblica (1946). Tale organo in questo caso serviva a rappresentare non solo le categorie professionali, ma anche quelle di interesse. Differentemente dal Consiglio Economico di Weimar, quello francese aveva più funzioni (poteva partecipare ai lavori legislativi parlamentari, i suoi pareri erano obbligatori per le questioni economiche e sociali e, su richiesta, poteva arbitrare le controversie in tali ambiti), perciò poteva avere un’effettiva influenza sull’indirizzo politico dello Stato. La Costituzione del ’58 (che segna l’avvio della V Repubblica) abolirà tale organo.

In compenso, nel 1957 sia in Italia che in Europa (con il Trattato di Roma furono istituiti dei comitati consultivi in materia economica e sociale.

Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) è previsto dall’art. 99 della Costituzione italiana. Differentemente dal Consiglio Economico francese del 1946, quello italiano ha limitate funzioni consultive e di iniziativa legislativa.

Il Comitato Economico e Sociale europeo, ricreato sullo stampo dell’analogo istituto weimeriano, ha unicamente funzioni consultive e di iniziativa; ma, acquistando sempre più importanza la rappresentanza delle varie categorie sociali dell’UE, si vocifera su un suo futuro ampliamento di competenze.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here