Protective medical Ecuadorean flag face mask on a white background.

All’inizio dell’anno 2020 cominciarono ad esserci i primi casi di persone che erano state colpite da una malattia del tutto sconosciuta, e più passavano i giorni più la situazione peggiorava. E quest’anno in futuro verrà ricordato come l’anno del Coronavirus, poiché colpì tutte le persone di diversi paesi in ogni parte del mondo, ed è difficile dimenticare la sofferenza e l’impatto che il virus ha avuto sulla vita di ogni cittadino del mondo, che da un giorno all’altro si trovarono di fronte a una malattia sconosciuta che portò i rappresentanti dei diversi paesi ad adottare delle misure dure per cercare di gestire al meglio la pandemia. Molti si sono ammalati, altri sono riusciti a guarire e altri purtroppo sono morti e tutto questo continua a capitare ancora oggi, considerando che il virus, conosciuto meglio come Covid-19, non può scomparire da un giorno all’altro. Il Covid-19 in Ecuador Direttore Claudio Palazzi
Il Covid-19, colpi tutti i paesi del mondo, tra cui anche l’Ecuador situato nella parte nord-occidentale del Sud-america, e confina a nord con la Colombia, a sud e est con il Perù e a ovest si affaccia sull’Oceano Pacifico, ed è attraversato dall’equatore, da cui prende il nome.

Si pensa che il virus è stato diffuso in Ecuador il 28 febbraio 2020, quando una donna di 70 anni è risultata positiva. L’Ecuador fu uno dei paesi maggiormente colpiti durante le prime settimane di diffusione del Coronavirus in America Latina e alcune organizzazioni internazionali hanno affermato che una delle conseguenze più gravi alla quale andrà incontro questo paese era la crisi economica. In questo paese, come in altri, il confinamento ha fatto precipitare nella crisi molte famiglie, che allo stesso tempo, dovevano e devono rispettare le misure di sicurezza imposte e quindi gli era difficile arrivare a fine mese e mangiare ogni giorno. E ciò ha provocato scene di violenza sociale, come per esempio nel mercato San Roque, situato in una zona popolare e molto conosciuta di Quito, dove i materiali e i prodotti di piccoli commercianti informali sono stati distrutti, inoltre vi furono diverse registrazioni che mettono in evidenza gli abusi dei militari e della polizia per cercare di far rispettare alla popolazione le restrizioni imposte dallo stato durante l’emergenza Covid. La città maggiormente colpito dal virus in Ecuador fu Guayaquil, e le foto e i video di quello che succedeva in questa piccola cittadina sono la testimonianza di quanto era critica la situazione, e quest’ultimi evidenziano come i corpi delle persone morte di Covid venivano gettate e abbandonate per strada come se niente fosse, e tale immagini hanno fatto il giro del mondo creando un malcontento di tutti i paesi considerando che tutto questo non fosse accettabile. 

Centinaia di pazienti sono stati ricoverati, ma la assistenza e l’aiuto a loro forniti era alquanto scarso considerando che anche il personale medico era stato fortemente colpito dalla contaminazione a causa della mancanza di forniture protettive. Lo stesso presidente Lenin Moreno, durante il suo mandato, ha affermato che la malattia covid-19 ha colpito l‘Ecuador in un momento già critico, poiché solo alcuni mesi prima hanno dovuto affrontare una crisi economica molto dura e che il paese stava già affrontando tre grandi emergenze: economico, sociale e sanitaria. Ed essendo la situazione di per sé critica, il presidente nelle prime settimane di caos dovuto ad virus annuncio un pacchetto di misure per cercare di mantenere a galla il paese, e tra queste c’era la creazione del cosiddetto Conto Nazionale di Emergenza Umanitaria con l’obiettivo di garantire cibo, salute, evitare l’ondata di fallimenti delle imprese locali  e con tale conto Moreno aveva affermato che sarebbe stato possibile aiutare circa due milioni di famiglie in gravi difficoltà. Ma il pacchetto di misure da lui proposto furono respinte poiché si sosteneva che i fondi di aiuto non dovessero venire dai dipendenti ma da altre fonti. 

Il Consiglio del Fondo Monetario Internazionale ha approvato la richiesta dell’Ecuador per l’assistenza finanziaria di emergenza nell’ambito del Rapit Financing Instrument (IFR), per soddisfare e far fronte alle esigenze della bilancia dei pagamenti derivati dall’epidemia del Covid-19 e per sostenere i settori più colpiti del paese, compresi i sistemi sanitari e di protezione sociale. La pandemia e il forte calo dei prezzi del petrolio hanno rappresentato una grande sfida per l’economia ecuadoriana e hanno generato diversi vincoli finanziari, poiché l’Ecuador è uno dei maggiori esportatori di petrolio dell’America Latina. E quindi l’IFR aiuterà l’Ecuador a finanziare i sistemi sanitari e sociali e catalizzare i finanziamenti da altre istituzioni finanziarie multilaterali.

 Ma nonostante si cercava di affrontare al meglio e fornire le misure necessarie alla popolazione la situazione che derivò dalla pandemia era del tutto incontrollabile, così come altri paesi del mondo, l’Ecuador fu obbligato ad annunciare la quarantena portando così a una totale reclusione del paese. Tale reclusione per l’appunto ha decretato l’isolamento obbligatorio per tutta la popolazione, sospendendo nel contempo tutte le attività di faccia a faccia, sia educative che lavorative, con l’obiettivo di prevenire la diffusione del virus. Molte persone prima e dopo la quarantena persero il lavoro, poiché varie attività fallirono, e di conseguenza si trovarono senza lavoro, con la paura di non riuscire ad arrivare neanche a fine giornata e peggio ancora nutrivano la paura di rimanere senza un tetto dove vivere. Ma fortunatamente il governo ecuadoriano adottò le misure necessarie per cercare di impedire che diverse famiglie si trovassero in una situazione ancora più critica, tra cui impedendo lo sfratto delle famiglie per mancato pagamento dell’affitto finché dura lo stato d’emergenza, inoltre stese la copertura sanitaria a favore dei disoccupati. In più i Plan Internacional Ecuador, consapevole degli effetti che la crisi del Covid-19 ha causato, ha sviluppato un piano di risposte per cercare di beneficiare circa 456.000 persone nelle 9 province in cui opera, dando la  priorità a ragazzi, ragazze, adolescenti, donne capofamiglia e a persone in condizioni di estrema vulnerabilità  e mobilità umana. L’organizzazione cerca di intervenire in 3 assi principali: aiuto umanitario attraverso la consegna di kit alimentari complementari e sostegno economico e igienico per l’istruzione e la salute, previdenza e risposta alla violenza e progetti di riattivazione economica guidati da donne. L’organizzazione ha quindi avuto un ruolo fondamentale dal punto di vista di sostegno e ancora oggi continua a sviluppare azioni di coordinamento con gli attori umanitari, il settore pubblico e privato, cercando di rispondere ai bisogni delle famiglie di fronte alla crisi.  

All’inizio della pandemia quindi la situazione era critica, soprattutto è stata preoccupante la situazione sanitaria, con una lunga lista di attesa per le unità di terapia intensiva, l’indisciplina dei cittadini, poiché all’inizio non davano peso alla gravità della situazione portando addirittura ad organizzare feste con la presenza di numerose persone infrangendo quindi il divieto di reclusione. Inoltre molte persone avevano paura di recarsi in ospedale per ricevere le cure e i medicamenti adeguati perché si era sparsa la voce che recarsi in Ospedale significava un peggioramento della loro salute e quindi vi era la paura di non farcela e di non poter uscire da lì. Per questo motivo varie persone si affidavano alla cura dei cosiddetti “curanderos”, i quali per le più delle volte erano dei truffatori, che sfruttano la paura delle persone per ricavare dei soldi e fornendo loro dei “medicinali naturali”, che però in base ad alcune testimonianze questi medicinali erano per lo più acqua.

 Nonostante la situazione ad oggi è migliore rispetto a prima, bisogna mettere in evidenza però che il processo di vaccinazione procede a rilento, considerando che durante la presidenza di Lenin Moreno, si erano alternati 5 ministri della salute. Ma con il nuovo presidente Lasso la situazione sembra più calma, alcuni posti in terapia intensiva si sono liberati. Ma tuttavia sembra che ad oggi vi è un aumento dei contagi. 

Vi è comunque la speranza che un giorno si ritorni a una completa normalità, senza più avere paura. Nonostante tutte le cose negative che sono derivate da queste pandemia vi sono stati dei lati positivi, ossia il covid ha messo l’uomo davanti allo specchio, spogliandolo del tutto e facendogli capire che non esiste differenza alcuna di fronte al dolore. Un altro lato positivo della pandemia, consiste nel fatto che la natura durante la reclusione di noi uomini è tornata a respirare, ossia vi è stato un miglioramento, meno inquinamento dell’ambiente, della plastica sul mare, meno alberi tagliati e così via..

A seguito della comparsa di contagi tra gli abitanti delle comunità indigene, l’ONU e la Commissione Interamericana dei Diritti Umani hanno esortato gli stati affinché garantiscano agli indigeni protezione, ma l’Ecuador ha dato una risposta debole per proteggere queste comunità dal Covid e non fornendo loro un’assistenza sanitaria adeguata. Con l’impatto della pandemia i territori delle comunità indigene continuarono ad essere sfruttati dagli interessi estrattivisti, complici del peggioramento della crisi. Infatti all’inizio del 2020 la Conferenza delle Nazionalità Indigene Ecuadoregne denunciano le imprese petrolifere e minerarie di non rispettare lo stato di emergenza imposto dal governo, ponendo in pericolo l’esistenza delle comunità indigene. Poiché molte imprese non si erano neanche preoccupate di stabilire dei sistemi di protocollo di prevenzione del contagio per permettendo  l’ingresso di persone esterne nel territorio della comunità e questo ha inciso su un aumento dei contagi. 

E come è stato detto in precedenza l’indigeni dell’amazzonia ecuadoriana non hanno ricevuto l’assistenza necessaria per poter far fronte alla pandemia e quindi la tragedia sanitaria rischia di avere delle conseguenze drammatiche, e essendo la situazione tragica alcuni abitanti dell’Amazzonia ecuadoriana decisero di andare più in profondità, con la speranza che la foresta che li circondi li protegga, questa fu una decisione difficile da prendere considerando che non tutti potevano affrontare questo lungo viaggio e questo significava lasciare alcuni dietro ma avendo comunque la speranza che una volta tornati, situazione permettendo, di trovarli ancora lì. Inoltre il dramma indigeno davanti al Covid-19 ha portato sì che vi sia un divieto nell’entrare nel territorio, per evitare di portare il contagio dallo sterno.  

A Parte questo il governo dell’Ecuador sta facendo poco e nulla per proteggere le comunità indigene Poiché come abbiamo detto mancano i protocolli adeguati per tutelare le varie popolazioni, in più in alcune comunità  era stato tagliato il servizio idrico e quindi nel mezzo della crisi sanitaria, dove la regola uno era l’igiene, e quindi alcune comunità non potevano contare sull’acqua. E Intanto il governo continuava ad ignorare la questione, preoccupato solo di tranquillizzare il mercato sul fatto che ci siano delle scorte sufficienti per continuare a vendere il petrolio. 

E quindi queste comunità erano state abbandonate a se stesse affidandosi alle loro cure e ai loro medicamenti naturali  ed ancora oggi vi è la speranza che anch’esse si riprendano del tutto.

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