In un pomeriggio dell’ottobrata romana mi sono recata per la prima volta nel Parco delle Energie, guidata da un cittadino del quartiere Prenestino Labicano. Superati i cancelli, mi sono trovata catapultata istantaneamente in un’oasi di verde che si estende fino ad una staccionata che delimita il cosiddetto lago dell’Ex Snia.

La Storia

Il lago assume questo nome poiché sorge nel complesso dell’Ex fabbrica SNIA Viscosa, complesso industriale romano costruita nel 1922. Nel 1992, quando della fabbrica non rimanevano che i ruderi, l’azienda Ponente 1978 avviò in questa zona degli scavi finalizzati alla realizzazione di un complesso commerciale. L’azienda era di proprietà del costruttore Antonio Pulcini, il quale ancora oggi possiede l’area privata che lambisce il lago. Durante gli scavi, a causa di uno sbancamento del terreno, viene intercettata una delle falde acquifere dei depositi del vulcano dei Colli Albani. L’azienda, disinteressata riguardo l’entità della dimensione del ritrovamento, decide di pompare l’acqua emersa nel collettore, comportando l’allagamento del sito e del limitrofo Largo Preneste. Di fronte all’enorme danno, la concessione edilizia viene annullata e risultano essere inutili tutti i ricorsi da parte del costruttore. Si forma così il Lago Ex SNIA Viscosa, dove la strana alchimia tra acqua naturale e ruderi dell’ex fabbrica ha portato allo sviluppo spontaneo di flora e fauna: oggi il lago è un’oasi naturale urbana che ospita 350 specie botaniche. A livello faunistico esistono 89 specie di uccelli di cui 9 protette.

Le Mobilitazioni Cittadine

I cittadini del quartiere cercano di difendere con forza il lago dai continui soprusi dei privati, i quali sono ancora oggi detentori di metà del lago da cui emerge il relitto dell’edificio del centro commerciali. Gli imperterriti ex proprietari non sembrano limitare il proprio intervento neanche di fronte alla forza della natura che resiste; negli anni si sono avvalsi dell’utilizzo di ruspe per sradicare le tracce di biodiversità fiorite intorno al lago. I fatti in questione si sono verificati anche tramite l’utilizzo di modalità del tutto illegali, fatto che ha macchiato per più volte i soggetti di danno ambientale. La mobilitazione cittadina si impegna per far sì che il lago possa divenire un Monumento Naturale, affinché venga salvato dalle azioni di costruzione che comporterebbero la distruzione di parte dell’habitat naturale, condannando a morte il lago.

Due anni fa sembrava che la mobilitazione cittadina avesse portato ai tanto sperati frutti: la Regione Lazio aveva finalmente definito l’area Monumento Naturale. Questa determinazione non comprendeva, però, anche i tre ettari di proprietà privata: per farlo basterebbe una firma finale da parte del Presidente della Regione. Oggi le ruspe nell’area privata sono tornate in azione e per questo è stata distrutta parte della vegetazione che già un anno fa era stata martoriata dall’imponenza delle scavatrici. Ogni scavo nelle adiacenze del Lago crea un danno all’intero ecosistema dell’area.

Con l’introduzione del nuovo comma 3 dell’art. 9 Cost., si sancisce come la Repubblica e tutti gli enti della stessa si facciano garanti della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. Per questo motivo le materie in questione non dovrebbero essere contese dal punto di vista legale. I privati, portatori dei loro legittimi interessi, dovrebbero essere limitati dai vincoli pubblici, per evitare un’azione contraria alla tutela dell’ambiente e della cittadinanza. Non c’è più tempo per sperare, bisogna opporsi affinché finiscano i soprusi e la tutela ambientale divenga interesse principale di tutti gli individui.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here