La nuova economia verde della canapa in Italia, è in crescente espansione, durante la pandemia è stato uno dei settori meno colpiti dalla crisi economica. Il mercato dimostra solidità anche nella vendita online, grazie allo sviluppo di e-commerce semplici ed intuitivi, permettendo le vendite anche nei periodi di “lockdown“. Il vortice legislativo della canapa in Italia Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di ripercorrere il nodo legislativo che lega gli operatori del settore canapa ormai da quasi 4 anni.

Tutto ha inizio il 2 dicembre 2016 con l’approvazione delle “disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa.” Questa legge (L.242/2016), consente la coltivazione di alcune varietà di canapa presenti nel catalogo comune europeo, la loro trasformazione, la produzione di alimenti, cosmetici e materie prime biodegradabili, tuttavia non vi è alcuna regolamentazione della vendita, infatti varie parti della pianta con buon valore di mercato non sono menzionate, ad esempio le infiorescenze (fiori), le foglie e le radici.

A seguito di questa legge si è registrato un boom della “canapa light”. Sono nate realtà agricole che la coltivano, negozi dedicati alla vendita di prodotti a base di canapa, agenti di commercio, laboratori analisi, app digitali. Si stimano circa 10mila lavoratori occupati, ed un fatturato annuo in Italia di oltre 150milioni di euro. La Coldiretti in un articolo del 2018 stimava gli ettari coltivati a canapa in circa 4.000 a fronte dei 400 ettari nel 2013.

Ricordiamo però, come tutto il settore si muova nell’incertezza normativa, di un vuoto legislativo colmato dalla vendita di infiorescenze e prodotti derivati, con destinazioni ad uso tecnico o da collezione. Questo stratagemma, non può garantire la longevità del settore ed il suo sviluppo, ci vuole una regolamentazione che preveda la vendita e limitazioni chiare.

Cosa si è fatto negli ultimi anni in ambito legislativo?

coltivazione di canapaCon il fiorire del mercato della canapa, si sono formate associazioni di categoria che uniscono imprenditori, lavoratori agricoli, commercianti, attivisti e altre figure che cercano contatti nella politica, per far arrivare le loro richieste in parlamento.

Una parte del parlamento, si è mossa nel presentare interrogazioni, emendamenti e proposte, infatti il movimento cinque stelle è sempre stato molto vicino alla tematica, lo stesso si può dire di alcuni membri del partito democratico, liberi e uguali e del gruppo misto. Il centrodestra, da sempre contrario, con Lega e Fratelli d’Italia intenti a bloccare ogni iniziativa di regolamentazione.

La legge in vigore è ancora la 242/2016, sono state proposte tante modifiche alla legge, per regolamentare la vendita e promuovere l’utilizzo della canapa o in senso contrario, quindi vietare la vendita e disincentivare l’uso.

Il 28 giugno 2018, il centro destra con il deputato di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli, presenta la proposta di legge N°829, affermando: “Negli ultimi mesi, in Italia, sono oltre 600 i punti vendita aperti, che espongono in vendita vari prodotti a base di cannabis, dagli olii alle tisane, alle bevande energetiche fino ai biscotti, Lo stop servirebbe, quindi, a  evitare che l’assunzione inconsapevolmente percepita come sicura e priva di effetti collaterali si traduca in un danno per se stessi o per altri.”

Altri esponenti politici di centrodestra tra cui Antonio Iannone (FDI) lo stesso giorno presentano al senato il disegno di legge N°540 in cui scrivono: “Tra le pieghe della legge gli imprenditori più lungimiranti hanno quindi adocchiato immediatamente la possibilità di commercializzare liberamente le infiorescenze ottenute dalle coltivazioni legali; se il prodotto venduto espressamente per essere fumato violerebbe diverse normative sanitarie, non ci sono invece norme esplicite che vietino la commercializzazione come deodorante per ambienti o articolo da collezione. E per il nostro ordinamento legale, se qualcosa non è vietato espressamente, ciò equivale al fatto che sia permesso. Con il presente disegno di legge si vuole quindi colmare tale vuoto normativo, introducendo il divieto di importazione e commercializzazione della canapa leggera a fini ricreativi ed equiparando la fattispecie al reato di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope.”

il 21 luglio 2018 un’ulteriore proposta di legge questa volta da parte della deputata ex M5S, Sara Cunial ora nel gruppo misto, con l’appoggio di altri deputati presenta la proposta N°1038 che afferma: “Rispetto al segmento di settore dedicato alla produzione e alla commercializzazione delle infiorescenze, la normativa del 2016 non è stata del tutto esauriente, mancando di citare testualmente le infiorescenze stesse e di definire esaustivamente le destinazioni d’uso finali dei prodotti da infiorescenze.
Questa proposta di legge ha lo scopo di colmare le lacune normative in materia,
riconoscendo le infiorescenze come prodotto finale destinato agli usi aromatizzanti
ed erboristici.”

Nessuna delle proposte precedenti va a buon fine. Il 15 maggio 2019, avviene un altro tentativo di modifica restrittiva, il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia, da iniziativa al disegno di legge n°1289 che ha come obbiettivo: “Sgombrare il campo da ogni reale o presunta lacuna normativa, escludendo in modo inequivocabile la vendita al pubblico della cosiddetta cannabis light per finalità ricreative. Precisando che le finalità per le quali è consentita la coltura della canapa sono tutte e soltanto quelle tassativamente ed espressamente consentite dalla legge stessa, senza margini per interpretazioni abusive o letture estensive: il riferimento è all’escamotage, ben noto nella prassi, di vendere i prodotti in questione dissimulando, dietro la finalità non espressamente vietata del collezionismo, l’uso ricreativo. “

Anche le sezioni unite della corte di cassazione, sono state chiamate a rispondere sul vuoto legislativo della legge 242/2016. il 30 maggio 2019 sentenziano in materia di cannabis affermando che le condotte di cessione, di vendita e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa L, costituiscano reato, salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante. L’incertezza rimane,  perché l’efficacia drogante della canapa industriale, è inferiore al limite di 0,6% thc e quindi priva di quella capacità.

Qualche giorno dopo la sentenza della cassazione, precisamente il 3 giugno 2019, un ex esponente M5S, Lello Ciampolillo ora appartenente al gruppo misto, formula il disegno di legge N°1321 e afferma: “Le recenti incertezze interpretative in sede giurisprudenziale stanno danneggiando un mercato in cui tanti giovani hanno trovato occupazione. Occorre pertanto dare una risposta immediata alle migliaia di imprese che hanno investito nella cannabis light.”

Il 5 Giugno 2019, un altro disegno di legge il N°1324, presentato da Matteo Mantero esponente cinque stelle, appoggiato da vari colleghi di forze politiche diverse, purtroppo le sorti sono sempre le stesse e non viene votato.

Il 7 Agosto 2019 un esponente di spicco in parlamento come Emma Bonino presenta in senato la proposta N°1466. La senatrice di +Europa scrive: ” Dal 2016 ad oggi, la gran parte degli operatori coinvolti in questo mercato ha interpretato la legge n. 242 del 2016 in un modo che sembrava pacifico, vista la proliferazione (non repressa e non sanzionata) di
centinaia e centinaia di punti vendita che oggi, dopo la sentenza della Cassazione, le
autorità di sicurezza e giudiziarie sono autorizzate a considerare dediti a un’attività illecita. Il presente disegno di legge serve dunque a ripristinare un principio su cui decine di
migliaia di investitori, imprenditori e lavoratori avevano fatto razionalmente affidamento, e cioè che la disciplina introdotta dalla legge n. 242 del 2016, rendendo lecita la coltivazione della cannabis contenente THC in misura non superiore allo 0,6%, consente la commercializzazione di tutti i prodotti da essa derivati, comprese le infiorescenze.” Un altro tentativo di regolamentazione andato perso.

Nel Dicembre 2019 i senatori M5S, Mantero e Mollame presentano un emendamento alla legge di bilancio, con scritto: “L’uso della canapa composta dall’intera pianta di canapa o di sue parti come biomassa è consentito in forma essiccata, fresca, trinciata o pellettizzata ai fini industriali, commerciali ed energetici”. Emendamento approvato, poi dichiarato inammissibile dal presidente del senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, per motivi tecnici (scelta da molti considerata politica).

il 19 dicembre 2019 Riccardo Magi appartenente al gruppo misto riprende la proposta della sen. Bonino. Con altri 61 cofirmatari tra cui Cunial, Giachetti, Orfini e Sodano cerca di portare il disegno di legge all’ordine del giorno (ad oggi l’iter della legge è fermo alla discussione in camera dei deputati).

Durante il 2020 altre proposte sono arrivate in parlamento, sia sotto forma di disegni di legge che di emendamenti, anche questi con scarsi risultati; tuttavia ricordiamo alla vigilia del voto sulla legge di bilancio 2021, un emendamento a tema canapa industriale, presentato da Michele Sodano M5S, votato in commissione bilancio con 19 voti positivi da parte di cinque stelle, liberi e uguali e gruppo misto mentre ben 21 voti negativi da tutto il partito democratico, Italia viva, lega, fratelli d’Italia e forza Italia. Il governo si è espresso con un parere negativo, il ministero delle finanze, ha fornito la stima di un’ entrata superiore a 950 milioni di euro se venisse regolamentato il mercato della canapa.

Ripercorrendo le tante proposte di modifica presentate, è palese che l’argomento canapa in Italia sia ancora difficile da trattare, ma lo dobbiamo a tutti i lavoratori che in questi anni hanno investito, sviluppato e rafforzato la filiera della canapa.

Non ci resta che attendere i tempi della politica, nel regolamentare “de iure” un mercato della canapa italiana già esistente e in espansione dal 2016.

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