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Oltre al quesito referendario e alle elezioni amministrative il 20 e 21 settembre 2020, ci sono state anche le elezioni regionali; le regioni interessate sono state Marche, Campania, Puglia, Veneto, Liguria, Toscana e Valle d’Aosta. Analisi delle elezioni regionali e dell’elettorato italiano
Alla vigilia del voto, i risultati erano ancora molto incerti ma il segretario della lega, Matteo Salvini fiducioso nella vittoria, come un allenatore di calcio prima della gara, aveva pronosticato un sonoro 7 a 0 in favore della coalizione di centro destra. In alcune regioni come Toscana e Puglia il centro sinistra era in difficoltà, tanto che si acclamava al voto disgiunto dell’elettorato dei cinque stelle tra lista e il candidato governatore in modo da confluire voti importanti dove non erano riusciti a trovare un nome comune per la candidatura congiunta con il partito democratico.
L’ esito elettorale:
In Campania è stato riconfermato il governatore uscente di centro-sinistra Vincenzo De Luca con oltre il 69% di voti, sconfitto Stefano Caldoro della coalizione di centro-destra che arriva poco sopra il 18%, il movimento cinque stelle rimane sotto il 10% con la candidata Valeria Ciarambino.
Nel Veneto vittoria netta e terzo mandato per il governatore di centro-destra Luca Zaia che vince con il 76,79% di voti, creando preoccupazione al segretario della lega che vede il candidato prendere la maggioranza dei voti con la lista propria denominata “Zaia presidente” e non con la lista “lega Salvini”; il candidato di centro-sinistra Arturo Lorenzoni raggiunge il 15% e il candidato del movimento cinque stelle Enrico Cappelletti intorno al 3%.
In Liguria c’è la riconferma del governatore Giovanni Toti al 56%, l’alleanza trovata tra PD e M5S non ha portato i frutti sperati e il candidato Ferruccio Sansa non è riuscito a superare il 38%.
La Puglia è stata una delle regioni in bilico per la vittoria, c’è stata la riconferma del governatore Michele Emiliano che arriva quasi al 47% seguito dal candidato di centro-destra Raffaele Fitto che sfiora il 39% e infine la candidata del movimento che supera l’11%. In questa regione grande rilievo ha avuto il voto disgiunto proposto agli elettori cinque stelle che sono stati invitati a votare la lista ma ponendo come preferenza il candidato PD Emiliano, creando non pochi malumori all’interno del movimento a partire da Alessandro Di Battista che si è detto contrario a questa scelta.
La Toscana ha visto il trionfo inaspettato per molti del candidato Eugenio Giani dato per scartato solo un anno fa, poi sorprendentemente scelto in assenza di alternative, in fine con il 48% ha staccato di otto punti la rivale Susanna Ceccardi proposta dalla lega, anche qui il movimento cinque stelle non accettando la candidatura comune di Giani, aveva proposto una sua candidata Irene Galletti che prende il 7%.
Nelle Marche abbiamo assistito all’unico cambio di ”casacca” dopo anni di centro-sinistra la vittoria va al candidato proposto da Fratelli D’Italia Francesco Aquaroli con oltre il 49%, il Partito Democratico si ferma al 37% con Maurizio Mangialardi e il candidato del Movimento cinque stelle Gian Mario Mercorelli supera di poco l’8%. Questa vittoria nelle marche, porta la coalizione di centro-destra a ricalcolare il valore interno tra Lega e fratelli d’Italia, visto che il partito guidato da Giorgia Meloni è cresciuto molto in queste elezioni arrivando ad essere il terzo più votato in questa tornata.
In Valle D’Aosta il sistema elettorale per la regione differisce da quello degli atri territori regionali a statuto ordinario. La lega è riuscita ad ottenere 11 seggi.
Guardando i risultati possiamo affermare che la “spallata” dell’opposizione alla coalizione di governo non c’è stata anzi si è assistito ad un pareggio con tre regioni conquistate da ambo le parti.
È a rischio la stabilità del governo?
Come affermato dopo i risultati da Matteo Salvini, la coalizione di centro destra nonché opposizione in parlamento governa 15 regioni italiane, il partito democratico 5 e il movimento cinque stelle nessuna. Questo dato, non legittima però la richiesta di elezioni anticipate, infatti possiamo ricordare come negli scorsi anni, anche il M5S era al governo di varie regioni, ma allo stesso tempo, minoranza all’interno del parlamento. È bene distinguere quindi le elezioni regionali con le elezioni politiche ed il governo nazionale; seppur la maggioranza delle regioni hanno preferito governatori di “destra” non è detto che al momento delle elezioni politiche vinca il centro-destra. Bisogna però riscontrare che al momento di confronti in determinati ambiti tra stato e regioni si verificheranno degli squilibri e controversie soprattutto nelle materie esclusive della regione come ad esempio la sanità.
L’Italia ha effettivamente un elettorato di destra?
Abbiamo notato come in questi anni la retorica dell’immigrazione incontrollata e del “prima gli italiani”, abbiano portato l’Italia a domandarsi se l’elettorato, fosse più propenso ad un ideologia di destra, questo può essere riscontrato anche attraverso le innumerevoli notizie e post, pubblicati da testate e quotidiani vicini alla coalizione di centro destra che puntano le loro notizie su un continuo dualismo, Italiani-stranieri, quasi a voler ribadire forte e chiara una voce di intolleranza riposta nelle pance italiane. Crisi economica, disoccupazione giovanile, debito pubblico ma tuttavia il problema delle nostre frustrazioni sembrano rimanere i migranti, il nemico da scongiurare, quelli che arrivano in barca per rubarci il lavoro nei campi e nelle fabbriche. Quasi che dia fastidio qualcuno che potrebbe persino stare peggio e pensare che questo disastrato paese, possa essere ancora terra di speranza e opportunità. Da questo disagio nasce il rifiuto per l’Europa, non più percepita come un sogno, ma come una matrigna che ci ha imposto tagli e austerità, impoverendoci ancora di più. Così Salvini appare come l’eroe nazionale, l’unico in grado di capire quel fastidio che serpeggia in fondo allo stomaco dei cittadini e a dargli ascolto. D’altronde chi ha paura non vede orizzonti e tende sempre più a chiudersi nelle proprie case armandosi fino ai denti. Cosi chi propone di chiudere le frontiere, di ingaggiare una battaglia verso i migranti e garantire maggiore sicurezza riscontra un aumento dei consensi convincendo gli elettori che i problemi derivino da un fattore esterno, anziché da anni di politiche inefficienti. Ma alla fine è solo paura, in realtà l’Italia non è un paese di destra, ma un paese impaurito ed economicamente in crisi che in un leader forte cerca conforto. La colpa è anche della retorica sbagliata del “va tutto bene” che ignorando colpevolmente le richieste di assistenza sociale e sostegno hanno lasciato terreno fertile alla politica populista.
In altri paesi europei si riscontra un aumento di consensi per i partiti di destra o estrema-destra?
Anche in Francia e Spagna l’elettorato di destra viene spinto verso una retorica anti-immigrazione e possiamo vedere come Marine Le Pen in francia e Vox in Spagna siano riusciti ad incanalare la rabbia interna del paese in una richiesta di attenzione maggiore per i cittadini che si sentono lasciati indietro e non tutelati. In Francia abbiamo il “Rassemblement National” denominato fino al 2018 fronte nazionale, guidato da Marine le Pen dal 2011, dopo aver preso le redini del padre Jean Marie Le Pen, fondatore del partito nel 1972. Nei primi anni il fronte nazionale fu un partito marginale, ma dal 2014 è il primo partito politico francese, alle elezioni europee di quell’anno raggiunge il 24%. Nel 2017 alle presidenziali il partito candida Marine Le Pen che al primo turno prende il 21% di voti e arriva al ballottaggio poi perso contro Emmanuel Macron. Alle ultime elezioni europee del 2019 riceve oltre 5 milioni di voti ottenendo 23 seggi all’europarlamento. Il Fronte Nazionale dalla fondazione a oggi si è evoluto, e da un partito prettamente nazionalista è ora descritto come sovranista e anche di “destra populista”, sebbene rifiuti categoricamente tale etichetta, dichiarandosi un grande movimento patriottico, né di destra né di sinistra. Alla tradizionale dicotomia destra-sinistra, la leader Marine Le Pen preferisce contrapporre élite-popolo. Riguardo ai punti del programma, in primo luogo vi è l’uscita dall’Euro o la creazione di un “Europa delle Nazioni” per riacquistare sovranità nazionale da mantenere poi con misure protezionistiche, il rifiuto delle politiche di austerità, l’accentramento del potere statale all’insegna dei valori repubblicani e della laicità. Inoltre, propone una revisione degli accordi di Schengen sulla libera circolazione delle persone, limitando il flusso di immigrati ed espellendo i clandestini. Si oppone al modello multiculturalista, al velo e ad altri simboli religiosi nei luoghi pubblici.
In Spagna inizia a farsi spazio “Vox”, movimento fondato il 17 dicembre 2013 a Madrid e presentato pubblicamente in una conferenza stampa il 16 gennaio 2014. I fondatori di questa formazione politica, scelsero di staccarsi dal Partito Popolare ritenendolo incapace di difendere gli interessi nazionali spagnoli, reputandolo troppo morbido verso l’ideologia progressista e verso le istanze secessioniste di baschi e catalani. Il 2 dicembre 2018 Vox, alle elezioni regionali in Andalusia ottiene il 10,97%, conquistando i primi 12 seggi al parlamento regionale. Alle elezioni generali dell’aprile 2019 è entrato per la prima volta in parlamento, ricevendo il 10,26%, con 24 deputati collocati all’opposizione. Vox si definisce un partito di destra d’ispirazione cristiano-democratica. Tuttavia, nel corso del tempo il suo programma ha subito un’evoluzione che l’ha portato a collocarsi nell’alveo dei partiti populisti di destra europei. Sul piano politico interno si considera monarchico e nazionalista, professando contrarietà allo “Stato delle autonomie”, il sistema autonomista istituito nel 1978 dopo la fine del regime franchista, che dando luogo a molteplici duplicità tra le istituzioni statali e regionali viene considerato uno spreco di fondi pubblici. È inoltre molto critico con il modello europeo attuale, contrario a ogni ulteriore cessione della sovranità spagnola e decisamente contrario all’immigrazione, al fondamentalismo islamico e al multiculturalismo non integrato nella società.
Possiamo scorgere delle similitudini tra il Rassemblement national, Vox e le proposte della Lega in Italia affermando che anche in altri stati europei le richieste dei cittadini sembrano essere intercettate dai partiti sovranisti in un clima di paura per l’immigrazione incontrollata e di incertezza a causa dell’instabilità economica.
Direttore responsabile: Claudio Palazzi