La dispersione scolastica: cause e possibili soluzioni

La dispersione scolastica è un fenomeno che interessa circa il 20% dei giovani italiani, i quali frequentano irregolarmente i servizi di istruzione, per via di assenze prolungate o bocciature, o abbandonano gli studi. Le cause della dispersione scolastica possono essere sia interne all’individuo che esterne, relative alle condizioni socio-economiche del nucleo familiare. Anche le conseguenze possono avere un effetto negativo sia sul singolo individuo che sull’intera società.

Chi abbandona gli studi

I dati più recenti pubblicati dal MIUR sono relativi all’anno scolastico 2016/2017 e al passaggio all’anno scolastico successivo, in quanto tengono conto dell’abbandono sia in corso d’anno che tra un anno scolastico e il successivo. Rispetto all’anno scolastico precedente, è in calo la percentuale di studenti che abbandona la scuola: per la scuola media, si passa dall’1,35% all’1,17%, mentre per le scuole superiori la percentuale è scesa dal 4,31% al 3,82%.

Il documento stilato dal ministero analizza anche le regioni e il genere con più alto tasso di abbandono scolastico. Le regioni del Sud Italia registrano una percentuale più alta di interruzione degli studi, con gli studenti maschi più propensi a lasciare il loro percorso scolastico rispetto alle studentesse. La percentuale maggiore di dispersione viene registrata tra gli studenti di nazionalità straniera, soprattutto tra coloro nati all’estero. Tra le scuole Secondarie di II grado, gli istituti professionali e i percorsi di Istruzione e Formazione Professionale sono quelli più colpiti da questo fenomeno.

A livello europeo, uno dei punti fondamentali della strategia Europa 2020 è il raggiungimento di un tasso di abbandono scolastico inferiore o pari al 10%. Secondo i dati dell’Eurostat , l’Italia ha il sesto peggior risultato con il 14,5%, preceduta solo da Turchia, dove la percentuale si aggira intorno al 30%, Islanda, Spagna, Malta e Romania.

Le cause della dispersione scolastica

Le ragioni per cui molti giovani abbandonano gli studi sono da ricercare sia nell’individuo stesso che nella situazione socio-economica del suo nucleo familiare.
È importante riconoscere il cattivo rapporto scuola-studenti come una tra le cause maggiori di interruzione degli studi. I percorsi scolastici, infatti, vengono percepiti come troppo teorici e poco moderni, ma anche estranei ai reali bisogni e interessi dei bambini e ragazzi.

Inoltre, alcuni giovani che scelgono di abbandonare gli studi possono essere accompagnati da un senso di fallimento dato da una passata bocciatura o dal cattivo rapporto con uno o più professori, ma anche da un disturbo dell’apprendimento non diagnosticato. Altre ragioni individuali che portano alla dispersione scolastica sono i disturbi d’ansia, legati all’insicurezza o alla bassa autostima della persona, ma anche la fobia scolastica, che si manifesta soprattutto con il passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria.

La dispersione scolastica colpisce maggiormente gli studenti provenienti da famiglie con difficoltà economiche, dove uno o entrambi i genitori sono disoccupati o precari, per cui i giovani si ritrovano a dover interrompere il loro percorso di studi per cercare un lavoro che possa aiutare economicamente il loro nucleo familiare. Ciò avviene anche nelle famiglie mono-genitoriali, soprattutto se a mancare è il padre, o in quelle poco scolarizzate e con una bassa considerazione dell’istruzione. Gli studenti stranieri interrompono i loro studi per fattori sia culturali, come il non conoscere la lingua italiana a sufficienza, ma anche legali, ad esempio le famiglie senza permesso di soggiorno scelgono di non far frequentare la scuola ai propri figli per evitare controlli.

Le conseguenze

La dispersione scolastica ha degli effetti negativi non solo sul singolo individuo, ma anche sulla società di cui fa parte. A livello individuale, una delle conseguenze maggiori è la disoccupazione. I giovani che interrompono gli studi hanno meno probabilità di trovare un lavoro rispetto ai coetanei che hanno ricevuto un’istruzione adeguata. Se, invece, trovano un’occupazione, è spesso precaria e con una retribuzione molto bassa. Ciò ha conseguenze anche a livello socio-economico, poiché le imprese sono sempre più in difficoltà nel trovare manodopera qualificata e specializzata.

La mancanza di lavoro porta, di conseguenza, alla povertà e all’esclusione sociale. I giovani che hanno abbandonato gli studi e restano disoccupati possono imboccare la strada della criminalità organizzata. Infatti, i minorenni sono ricercati dalle associazioni mafiose poiché punibili legalmente in maniera meno severa rispetto ai maggiorenni. La dispersione scolastica ha importanti conseguenze anche a livello economico, poiché i giovani che non studiano e non lavorano rappresentano una grande spesa pubblica per il paese, soprattutto a livello sanitario e di sussidi.

Le possibili soluzioni

Per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, la strategia Europa 2020 promuove misure di prevenzione verso i soggetti a rischio, ma anche di riavvicinamento all’istituzione scolastica per coloro che se ne sono allontanati. Le misure preventive sono volte a coinvolgere i giovani, ad esempio con l’adozione di programmi scolastici coerenti e flessibili alle varie ambizioni degli studenti. È importante, quindi, cercare una continuità nell’ordinamento scolastico. Il passaggio da scuole medie a scuole superiori è il momento in cui più giovani scelgono di interrompere gli studi proprio per questa mancanza di continuità. Una proposta avanzata spesso è quella di un biennio unico, in cui offrire ai giovani una cultura di base e presentare anche le scelte per il triennio, diversificato in base all’indirizzo scelto.

Il centro dell’istituzione scolastica deve essere sempre lo studente. Gli insegnanti devono essere costantemente formati per personalizzare l’apprendimento e dar voce ai bisogni di ogni alunno. Ciò vuol dire conoscere i propri studenti e cercare di instaurare un rapporto con le loro famiglie. Gli insegnanti sono i primi promotori di un ambiente positivo all’interno della classe, per cui sono fondamentali nel processo di integrazione degli alunni stranieri. Come già accennato, sono proprio gli alunni non nati in Italia che abbandonano maggiormente gli studi e, per contrastare questo fenomeno, è importante che vengano inseriti in un gruppo di coetanei e che sia fornito loro un supporto linguistico, per eliminare qualsiasi ostacolo alla comunicazione.

È importante anche l’avvicinamento al mondo del lavoro, così che i giovani possano prendere coscienza delle loro abilità attraverso un apprendimento concreto. Inoltre, in questo modo, possono sviluppare un loro progetto di vita e indirizzare le loro scelte lavorative. I giovani, quindi, saranno stimolati a non abbandonare gli studi in modo da trovare un’occupazione.

Sebbene la dispersione scolastica sia in calo rispetto agli ultimi anni, l’Italia è ancora lontana dal 10% auspicato da Europa 2020, al contrario di molti paesi europei, che sono scesi sotto questa soglia. Le misure promosse da questa strategia sono valide ma, per metterle in atto, è necessario un supporto, non solo economico, alle istituzioni scolastiche e agli insegnanti.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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