Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il mondo risultava diviso, come noto, in due blocchi contrapposti: ad ovest, il blocco dei paesi coalizzati attorno alla potenza statunitense, che andrà a formare nel 1949 la NATO (North Atlantic Treaty Organization), e il blocco est, ossia tutta quell’insieme di stati che gravitavano, in maniera più o meno vincolata, attorno alla potenza sovietica.

Fino al 1947 le potenze vincitrici del conflitto (i cosiddetti “tre grandi”, ovvero Unione Sovietica, Stati Uniti d’America, Gran Bretagna) mantenevano una postura piuttosto equilibrata l’una rispetto all’altra. Tuttavia, già dalla conferenza di Potsdam (agosto 1945) l’Unione Sovietica di Stalin cominciò a nutrire sospetti nei confronti dei suoi “alleati”: gli USA avevano minacciato la totale distruzione del Giappone (minaccia cui fecero immediatamente seguito con lo sganciamento delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki) e questo non faceva che alimentare la diffidenza del segretario del PCUS.
Il cosiddetto “blocco di Berlino” del 1948 ruppe definitivamente il precario equilibrio su cui reggevano le relazioni tra le potenze vincitrici: nei fatti, si trattò di un blocco a tutte le infrastrutture della Germania Est da parte dell’Unione Sovietica che isolò quindi la sua zona di influenza nella città dalle rimanenti, amministrate dalle potenze occidentali. Fu uno dei segnali di avvio della cosiddetta “guerra fredda”.

Con la nascita della NATO, dunque, e del suo corrispettivo orientale, il Patto di Varsavia, nel 1955, le due superpotenze, USA e URSS, diedero avvio ad una contrapposizione che durò fino al 1991. Si trattò a tutti gli effetti di una battaglia per l’affermazione di due modelli di vita diametralmente opposti, oltre che di una competizione che investì, tra le altre cose, l’ambito economico, tecnologico e militare.

È a questi due ultimi aspetti che ci riferiamo quando parliamo di “corsa allo spazio” e, in particolare, all’avvio di essa, con il lancio da parte dei sovietici del satellite Sputnik I. Fu una grande vittoria per l’URSS: gli Stati Uniti, considerati la potenza egemone nel mondo, alla fine della Seconda guerra mondiale, vennero superati nel giro di pochi anni. La prima preoccupazione per le autorità americane fu non solo quella di fare i conti con una inedita inferiorità tecnologica, ma anche con una probabile inversione dei rapporti di forza in termini militari. I programmi spaziali, infatti, nacquero con lo scopo preciso di far avanzare la tecnologia missilistica, e non soltanto per puro interesse scientifico. Il lancio di un satellite del peso di circa ottanta chili e di mezzo metro di diametro lasciò gli americani al palo e li pose di fronte ad una minaccia senza precedenti per la sicurezza nazionale. Tutto ciò fu reso possibile grazie alla spregiudicatezza del nuovo leader sovietico, Nikita Chruščëv, il quale, nonostante l’atteggiamento più accomodante rispetto al predecessore Stalin e votato ad una “coesistenza pacifica” con gli Stati Uniti, non si fece sfuggire l’occasione di infliggere un duro colpo ai competitori americani, potendo anche contare su un arsenale nucleare, di cui l’Unione Sovietica era dotata fin dal 1949. Non si può non menzionare anche il ruolo del “progettista capo”, come veniva misteriosamente definito nei rapporti sovietici, Sergej Korolev, a lui si deve la progettazione degli Sputnik I e II (che portò il primo essere vivente nello spazio, la cagnolina Laika, neanche un mese dopo il lancio di Sputnik I), nonché della navicella Vostok I, su cui viaggiò per la prima volta il cosmonauta Jurij Gagarin. Korolev, inoltre, fu il progettista di diverse tecnologie missilistiche ad uso militare, tra cui il Semyorka, il primo missile intercontinentale.

La reazione degli statunitensi non tardò comunque ad arrivare: tre mesi dopo anche gli Stati Uniti riuscirono a mettere in orbita il loro primo satellite, l’Explorer I ma, più in generale, il presidente americano Dwight D. Eisenhower varò un imponente programma di riforme che andarono ad agire su svariati settori, con lo scopo di imprimere un’accelerata decisiva agli sforzi americani per recuperare il passo con i sovietici. In particolare, Eisenhower, dopo aver inizialmente minimizzato il traguardo raggiunto dai sovietici, fu costretto ad ammettere la grande portata dell’evento e che gli Stati Uniti erano stati davvero presi alla sprovvista; al contempo, nel corso del 1958, si adoperò per colmare il divario: venne fondata la NASA (29 luglio) e si diede avvio ad una serie di progetti avanzati in ambito tecnologico e militare. Non solo, Eisenhower si dimostrò particolarmente interessato anche alla formazione delle nuove generazioni, in particolare nei settori scientifici, preoccupato dal fatto che persino il sistema educativo sovietico poteva surclassare quello americano. Fu da queste premesse che fu approvato il National Defense Education Act, un provvedimento di straordinaria efficacia che incrementò in maniera sostanziale i fondi assegnati all’educazione scolastica a livello federale.

Più in generale, il lancio dello Sputnik ha rappresentato un punto focale per la storia recente. Non solo per i fattori che abbiamo citato ma anche perché ha innescato un meccanismo di risposta da parte degli Stati Uniti che ha portato all’approvazione dell’ambizioso programma Apollo, finalizzato a portare l’uomo sulla Luna. Il successo di Apollo ha segnato la definitiva vittoria americana, aiutata dal contemporaneo declino del programma spaziale sovietico, che, sul lungo periodo, non si dimostrò in grado di tenere il passo.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here