LA LEGGE DOVREBBE RENDERE TUTTI UGUALI: la nuova sanatoria migranti della ministra Bellanova
La proposta di regolarizzazione dei migranti portata negli ultimi giorni in Parlamento vede pareri discordanti tra le varie forze politiche. Il dibattito continua per trovare un punto di congiunzione che forse tarderà ad arrivare ad un’approvazione la quale permetterebbe a tutti i migranti, che in questa emergenza stanno affrontando giorni molto complicati, di ottenere un documento che non solo possa regolarizzarli ma che gli conceda la dignità che meritano.
Le trattative per inserire nel “decreto maggio” la misura per la sanatoria dei migranti, proposta dalla ministra delle politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, continuano e si possono vedere delle posizioni già delineate.
La ministra degli Interni Luciana Lamorgese si mostra in accordo con Bellanova, la quale continua a fare pressione affinché il provvedimento venga approvato e i numerosi “invisibili”, così come i molti migranti non regolari sono chiamati da Bellanova, possano sentirsi liberi e possano ricevere le attenzioni, le prevenzioni, i diritti che meritano. Anche Giuseppe Provenzano, esponente del Partito Democratico, sostiene che la regolarizzazione porterebbe a una maggiore giustizia favorendo la riduzione del lavoro in nero, e permettendo, inoltre, un aumento della modernizzazione del settore agricolo. Provenzano è inoltre dell’idea che la regolarizzazione dovrebbe riguardare anche colf, badanti e i molti italiani che lavorano in nero.
Tuttavia le variabili da valutare sono numerose e potrebbero determinarsi delle variazioni tra i regolarizzati. L’opposizione annuncia la sua fermezza nell’impedire che tale misura passi nel nuovo decreto del governo. Vito Crimi, del Movimento 5 stelle, dice no alla sanatoria dei migranti. Allo stesso modo contrari alla sanatoria sono Matteo Salvini (Lega) e anche il deputato di Fratelli d’Italia Luca De Carlo, il quale avrebbe definito la proposta “inaccettabile”. La leader di Più Europa Emma Bonino fa notare che, ancora di più in un momento così delicato per il Paese, la sicurezza e la legalità economica si uniscono a motivi di emergenza e forte necessità.
Il dibattito si è sviluppato in seguito alle richieste delle associazioni di categoria come Confagricoltura e Coldiretti che hanno denunciato la progressiva mancanza di manodopera nel settore agroalimentare in particolare nel sud Italia. Inoltre tale regolarizzazione potrebbe far emergere le situazioni di illegalità, permettendone una riduzione, e si soccorrerebbero tante persone, stroncando lo sfruttamento “nascosto” sotto il lavoro in nero. Tale sanatoria inoltre permetterebbe di far luce sull’operato di molte organizzazioni malavitose, con un conseguenziale tentativo di limitarne il campo di azione e ridurne la loro presenza sul territorio.
Michele Colucci è uno studioso di storia contemporanea, con particolare attenzione verso i fenomeni migratori e un vasto interesse per la storia del lavoro e la storia delle istituzioni. In un suo articolo sull’Internazionale fa notare come in Italia per trent’anni ci sono state continue proposte di sanatoria di migranti, persone irregolari, lavoratori e lavoratrici stranieri, una dopo l’altra. Nessuna è giunta a un’approvazione definitiva ma c’è stato solo un costante rinvio. I numeri delle regolarizzazioni, passando nei vari governi, sono sempre rimasti molto alti: nel 1986 la legge Foschi introduceva la norma sul ricongiungimento familiare, le prime disposizioni in materia di soggiorno turistico e per motivi di studio e la programmatica dichiarazione del principio di piena uguaglianza formale fra lavoratori italiani e stranieri. Tale legge portava con sé la conseguente sanatoria.
Poi nel 1995 la sanatoria del governo Dini, alla quale segue tre anni dopo la legge Turco-Napolitano che voleva favorire l’immigrazione regolare e scongiurare quella clandestina, ma introduceva anche i Centri di permanenza temporanea (CPT) e i Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE). Questi centri vengono istituiti per trattenere gli stranieri sottoposti a provvedimenti di espulsione e o di respingimento con accompagnamento coattivo alla frontiera nel caso in cui le procedure non siano immediatamente eseguibili. Nel 2002 la “grande regolarizzazione” della legge Bossi-Fini che continuava a portare con sé delle evidenti ambiguità. La situazione si aggrava in maniera considerevole con lo scoppio dei conflitti in Medio Oriente e in Nord Africa e con i nuovi e consistenti flussi migratori nel Mediterraneo del 2011.
La presenza irregolare in Italia attualmente, secondo Colucci, può definirsi contenuta anche per la diminuzione dell’immigrazione a fronte di un aumento dell’emigrazione. Sempre secondo lo storico una regolarizzazione non accompagnata da altri provvedimenti risulterebbe inutile e inoltre un provvedimento legato solo all’agricoltura non porterebbe a risultati significativi. È necessario pensare e istituire nuove regole e garanzie per rendere legali gli spostamenti e gli ingressi. Un’altra urgenza da tenere in considerazione è la precarietà lavorativa e alloggiativa a cui larga parte della popolazione, non solo straniera, deve far fronte. Michele Colucci conclude sostenendo “Oltre che regolarizzare gli immigrati si tratta di quindi di regolarizzare l’immigrazione. L’occasione per chiudere la stagione della precarietà e della corsa al ribasso dei diritti di chi lavora è arrivata, ma va colta immediatamente e in modo non strumentale”.
È importante in un caso come questo ricordare l’articolo 3 della Costituzione Italiana “Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Ancora una volta sembra che ci siano delle persone a cui non sono sembrano spettare diritti fondamentali, attenzioni per poter sopperire ai loro principali bisogni e necessità, dignità che meritano in quanto esseri umani. Si continua a procrastinare su delle questioni che dovrebbero essere prioritarie e non si tiene conto del fatto che dietro tutte le attese interminabili ci sono delle vite che hanno bisogno di una società civile che le rispetti e le comprenda.
Direttore responsabile: Claudio Palazzi