Credo che ormai la parola “meritocrazia”, insieme a quella delle “riforme”, sia uno dei termini più utilizzati in ogni contesto e in bocca a politici, tecnici, giornalisti, ecc. Cioè tutti coloro che hanno il potere di giudicare e in molti casi di determinare processi di selezione pubblica e privata sia a livelli altissimi che bassi.

Difficilmente si può trovare qualcuno che osi dirsi nemico della meritocrazia, ciononostante spessissimo vengono messi alla luce e discussi animatamente casi di mancanza di meritocrazia.

Ho girato un po’ su internet per leggermi qualche definizione della parola “meritocrazia”, ma in nessun caso la parola meritocrazia, o meritocratico è associata in modo esplicito alla parola selezione. Ne risulta che il processo di selezione siaconsiderato molto più vasto di meritocrazia, non a caso si utilizza la terminologia “selezione meritocratica” come particolare tipo di selezione, distinguibile da altri tipi.

Questa cosa mi è sempre sembrata insoddisfacente, infatti in realtà è il termine selezione che penso che debba sostituire il termine meritocrazia, in quanto debba essere considerato implicito nel termine di selezione.

Ogni processo di selezione sociale si basa su questasemplice catena : determinazione degli obiettivi, determinazionedei selettori, determinazione del selezionato. Inrealtà manca il punto di partenza: chi decide chi debba decidere gli obiettivi? Allora il processo diventa più complesso, infatti all’inizio della catena va aggiunto al processo di selezione quello di: selezione di chi determina gli obiettivi o di chi selezionacoloro che determinano gli obiettivi.

Vediamo come si caratterizza questo punto di partenza, nella selezione animale o vegetale il selettore primo e principale è la natura con le sue mutazioni graduali o improvvise. L’uomo,pur essendo un essere animato ha la caratteristica sia di potersi meglio difendere dalla selezione naturale, sia, attraverso le sueazioni,di determinare mutamenti nel funzionamento dei processi naturali. In un certo senso l’uomo ha la possibilità di indirizzare e modificare la selezione naturale attraverso mutamenti nei meccanismistessi di selezione.

Nel breve e medio periodo si aggiunge peròun altro tipo di processo selettivo dell’uomo, la selezione sociale, quella cioè che è controllata esclusivamente dall’attività umana.In questo caso è l’attività umana che tenta di sostituirsi alla natura nella selezione di uomini, animali e piante.

Questa capacità umana di sostituirsi alla natura tende ad aumentare nel corso del tempo. Nella storia dell’umanità una caratteristica comune dell’azione umana è stata da sempre il tentare di difendersi da avvenimenti naturali considerati pericolosi, nocivi o anche solo sgradevoli. Va da sé che tali tentativi modificano in modo determinante il processo di selezione umana, introducendo nel meccanismo di selezione la capacità individuale e sociale di difendersi, modificandoli, dai processi di selezione naturale.

Ci siamo, questoè l’inizio della meritocrazia, la soddisfazione e il funzionamento di ognitipo di aggregazione sociale saranno condizionati dalla capacità di selezionare chi meglio ha avrà la capacità di far raggiungere quegli obiettiviche tale aggregazione si prefigge.

La complessità di questo processo è che di volta in volta cambiano i meccanismi iniziali di selezione: chi determina gli obiettivi?Chi determina la selezione di selettori capaci di selezionare chi meglio potrà essere utile per il raggiungimento di quegli obiettivi?

Per districarsi da tali complessitàsi è sempre cercato di individuare nelle varie società delle leggi sociali generali che potessero svolgere il ruolo che nella seleziona naturale è svolto dai cambiamenti naturali. Sono le leggi fondanti che regolano un assetto sociale: feudalesimo, capitalismo, socialismo, dittatura, democrazia, razza e così via. Oaddirittura si è cercato di creare, con successo in molte società,leggi di comportamento umano innate e immutabilispesso in contrasto tra loro: egoismo, socialità, bontà, cattiveria, alla base di tutte le concezioni religiose.

A questa bolgia di incertezze se ne aggiunge una fondamentale,: così come nell’uomo è si è sviluppatala tendenza a difendersi dalle leggi delle natura. Così è sempre esistitala tendenza a difendersi da “leggi sociali o divine” che mettano in pericolo la sua sopravvivenza come gruppo sociale, che a queste caratteristiche non crede e che quindi non accetta gli obiettivi e le selezioni che tali “leggi” comportavano. Naturalmente all’interno di questa difese la selezione che vige sarà quella, sempre meritocratica, di coloro che meglio riusciranno a difendersi dalle leggi di selezione a cui si oppongono.

Siamo nel caos più totale, e in effetti guardandosi attorno e guardando indietro nella storia riesce molto difficile districarsi in quello che appare come caos sociale e comportamentale.

Non voglio entrare nel merito della diatriba fra gli storici, sociologi e politlogirelativa alla possibilità o meno di individuare in questo caos delle leggi tendenziali esplicative della dinamica sociale. Mi interessa tornare al concetto di meritocrazia.

In questo caos sono convinto che la meritocrazia domini, ma che essendoci miriadi di obiettivi diversi tra loro espessocontrastanti ,abbiamo tantissimi criteri di selezione che sono meritocraticiper alcuni e che invece sono anti meritocratiche per altri.

Vero è che in molti casi la selezione avviene avendoobiettivi paralleli e contrastanticonquelli che ufficialmente si dichiarano. Questo avviene soprattutto laddove, con grande presunzione, si pensa di aver determinato criteri “oggettivi”, attraverso i quali eliminare la capacità di arbitronella selezione. E allora la vera selezione avviene nel deciderei selezionatori sulla base della loro accettazione di tali “criteri oggettivi”,e quindi per definizione laselezionediventerà “meritocratica”.

Un esempio tipico è quello che vede un criterio di selezione che ipotizzache i livelli di partenza, rispetto alle qualità richieste, dei selezionandisiano uguali per tutti.

Se questa ipotesiè errata, allora la selezione meritocratica che ne deriva apparirànon meritocratica a chi crede che per una vera selezione meritocratica il livello di partenza debba essere uguale per tutti. Che nel settore dell’educazione questo sia un tema da sempre presente è palese a tutti e sempre attuale. Una valutazione e selezione degli studenti che tenga o meno conto dei livelli di partenza può sembrare non meritocratica ad alcuni e invece giustamente meritocratica ad altri.

Le discussioni e le diatribe relative all’imposizione di quote secondo l’etnia (neri e ispanici negli USA) o secondo il genere(quote rosa), fanno appunto parte della discussione sul concetto di meritocraziain relazione ai livelli di partenza.

Insomma quello che si chiama esiinvoca: la “meritocrazia”, non è altro che invocare una selezione capace di essere efficiente rispetto agli obiettivi da raggiungere, ma tali obiettivi e le capacità per raggiungerli possono variare secondo i gruppi di interesse o addirittura da persona a persona. Quale sarà la selezione vincente, quella cioè scelta per raggiungere gli obiettivi prefissati (dichiarati e non)? È una questione di potere fra le classi sociali, i gruppi e le persone, chi ha più potere all’interno della società o del luogo dove avviene la selezione avrà maggiore possibilità di mettere in atto una selezione meritocratica adatta al raggiungimento dei suoi fini, selezione che ad altri gruppi e persone apparirà non meritocratica.

In conclusione,quello che intendo dire è che ogni selezione è meritocratica ed è assolutamente illusorio dichiarare che una certa selezione non siameritocratica, al massimo va dichiarato che non si condividono gli obiettivi e/o i meccanismi per raggiungerli, cioè che la selezione andrebbe fatta in altro modo più consonoai propri interessi pratici, ideologici, religiosi, politici, ecc..

La vera selezione, quella che veramente contaè quella dei rapporti sociali e politici, solo in quel campo sarà possibile combattere per i criteri di selezione e quindi introdurre nuovi e diversi criteri di meritocrazia. In altri termini,si tratta di lotta,anzi di lotte per il potere, il potere quello vero, quello cioè di disporre della possibilità di selezionare secondo propri obiettivi e propri criteri. In alcuni casi sarà lotta peril potere fra persone, in altri casifra gruppi di interesse o classi sociali e solo nell’analisi dell’evoluzione di queste lotte si potrà capire che cosa sarà la meritocrazia.Parlare esclusivamente di meritocrazia come se fosse un concetto unico e non invece il frutto di lotte per il potere non è altro che un imbroglio, un mascheramento delle proprieidee e criteri di selezione farli passare come unici esistenti e quindi, per definizione, giusti.

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