È passato a miglior vita. Il PD con la sua vecchia classe dirigente non è (era?) altro che un agglomerato di arrivisti; una casta fallita che teneva la poltrona del potere grazie all’ausilio della lobby dirigenziale ai vertici. Non hanno voluto l’alleanza con il PDL e cercaravano il dialogo con il M5s, ma quando è arrivata l’occasione per un intesa con Grillo hanno preferito  comunicare con il PDL. Questo mix di “ideali” infantili e antitetici  è stato finalizzato a scopi puramente individualistici.

Precedentemente ho cercato (per quanto sia molto difficile) di difendere Bersani giustificando la contingenza che lo vedeva come il segretario del maggiore partito a era doveroso dare la possibilità di governare almeno una volta al fine di dimostrare i propri pregi. Ebbene nessun pregio è stato evidenziato.

Bersaniani, renziani, franceschiniani, veltroniani, giovani turchi (fassiniani?), civatiani. Sembra si parli di movimenti appartenenti a un sistema pluripartitico con sistema elettorale proporzionale, invece sono le infinite correnti all’interno dell’attuale maggiore partito politico italiano. Queste fazioni, spesse volte, contendenti tra loro, formano un unico partito. La classe dirigente del PD ha dimostrato in diverse occasioni di non essere neppure in grado di fare opposizione. Come pretende di riuscire nello stesso tempo a contrastare gli altri partiti e la sua contorta struttura interna?

La distanza tra politica e cittadino è ad oggi incolmabile. Un partito collocato nel centro-sinistra, che storicamente dovrebbe accogliere una dottrina finalizzata al bene collettivo  consegnando il proprio potere al popolo sovrano, non  ha affatto ascoltato le volontà del proprio elettorato. Il PD assumendo un comportamento dispotico ha probabilmente decretato la propria fine. Perché la scelta di Marini? Perché Napolitano (persona assolutamente rispettabile ma aperta alle larghe intese e comunque che non rappresenta la novità)? Perché non Rodotà? E ora perché Letta non ha scelto di assumere a testa alta il compito, sicuramente difficile, assegnatogli da Napolitano e invece come prima dichiarazione ha rilasciato “Un peso più grande di quanto le mie spalle possano sopportare”.

Sicuramente il compito di Letta sarà gravoso e, conoscendo il PD, quasi metà dei ministri che formeranno il nuovo governo saranno del PDL, l’altra metà del PD lasciando un po’ di spazio a Scelta Civica. Ma la “bomba” Grillo probabilmente verrà ignorata. Non bisogna essere grillini per giudicare una soluzione del genere come anti democratica. Del resto l’elettorato si è fondamentalmente diviso in 3 parti,  producendo un sistema politico tripolare ben difficile da gestire per il “povero” Letta dalle spalle piccole, ma che comunque dà il diritto a tutte le maggiori forze politiche in parlamento di partecipare.

Ancora molti elettori di centro sinistra e tesserati PD che attendono una risposta convincente riguardo la mancata elezione di Rodotà. Rodotà Presidente della Repubblica non avrebbe solo dato spazio ad una persona altamente qualificata,  con un curriculum ineccepibile al Quirinale, ma avrebbe soprattutto portato il PD a dare “scacco” a Grillo mettendolo con le spalle al muro. Il guru del M5s aveva dichiarato che se ci fosse stato l’accordo per il presidente si sarebbe instaurato un dialogo con il PD. Ma evidentemente Grillo non è uno stupido perché aveva previsto questa incomprensibile reazione di Bersani e gli ha teso il tranello su cui solo un incompetente guidato da altrettanti incompetenti poteva cadere. E la verità è venuta a galla: il PD è quello che Grillo ha sempre definito “PD meno L”.

Fortunatamente non tutta la sinistra è morta. Vendola ha dato prova di ragionare con la propria testa. Non ama i grillini,  ma ha riconosciuto che Rodotà è una persona stimabile che avrebbe dato un  segnale di cambiamento. Nonostante la proposta sia partita dal M5s l’ha abbracciata perché condivisibile. Lo stesso atteggiamento ha avuto nei confronti di altre  idee formulate   da Grillo che secondo lui dovevano essere prese in considerazione.

Vendola ha capito che il valore di un’idea non dipende dalla mente che la concepisce, ma unicamente dal valore  che essa esprime. Non è quindi il pregiudizio il metro di valutazione ma l’intelletto. Purtroppo questo concetto l’ha capito solamente il partito che ha conquistato a malapena il 3%. Ma la responsabilità di questa situazione  non è solo dei politici, è  soprattutto degli elettori che votano male o che non votano affatto.

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