imageIn Italia Hassan Rohani viene ricordato per lo scandalo avvenuto ai Musei Capitolini dove le statue di nudi sono state coperte da pannelli per rispetto alla cultura iraniana. In Iran, invece, Rohani potrà essere ricordato come l’uomo che ha portato nel paese una nuova atmosfera, un’aria nuova.

Le ultime elezioni per il rinnovo del Parlamento nazionale e dell’Assemblea degli Esperti mostrano un crescente sostegno alle liste legate al presidente, il moderato Rohani. Per quanto riguarda le elezioni parlamentari, i riformisti stravincono a Teheran e conquistano 29 seggi sui 30 riservati alla capitale iraniana.

Le elezioni hanno dato al governo iraniano più credibilità e più potere”, ha dichiarato Rohani, citato dall’agenzia di stampa Irna.

La competizione è finita. È tempo di aprire un nuovo capitolo nello sviluppo economico dell’Iran, sulla base delle capacità del Paese e delle opportunità internazionali”, ha aggiunto Rohani. Pur favorevole ad un programma nucleare, il presidente è sostenitore di una politica estera più moderata e maggiormente incline al dialogo con l’Occidente e, per quanto riguarda la politica interna, ha promesso che avrebbe preparato una “carta dei diritti civili” e attuato riforme per rilanciare l’economia.

Il nuovo presidente Rohani sembra avere davanti a sé due importanti compiti. Il primo è quello di riavviare il dialogo con la comunità internazionale in merito allo sviluppo del programma nucleare iraniano; il secondo è la definizione di misure urgenti per il rilancio delleconomia e della politica industriale.

In ambito economico e commerciale il nuovo parlamento sarà molto più produttivo rispetto al precedente”, spiega Saeed Leylaz, economista e consulente dell’ex presidente riformista Mohammad Khatami. LIran deve affrontare questioni complicate come la corruzione dilagante, lassenza di investimenti e la scarsa produttività, ma “tutti questi problemi possono essere risolti attraverso la liberalizzazione delleconomia”, sottolinea Leylaz. Al di là delle riforme specifiche, il presidente sembra aver ottenuto una forte legittimazione ad aprire leconomia iraniana al mondo. Fatto reso possibile in seguito alla revoca di gran parte delle sanzioni internazionali, a seguito di un accordo tra lIran e le grandi potenze sul programma nucleare iraniano, il 14 luglio 2015.

Il paese fa i conti con le sanzioni economiche dalla fine degli anni Settanta, quando furono introdotte dopo la rivoluzione khomeinista e rinnovate nei decenni successivi a causa delle violazioni dei diritti umani e per lo sviluppo delle tecnologie nucleari. Nell’arco di questi anni il paese ha dovuto fare a meno di gran parte delle sue entrate petrolifere e di ingenti investimenti di capitali esteri. A rifornire il paese durante l’embargo sono state sopratutto la Cina e la Russia ma ora la situazione sembra essere destinata a cambiare.

Al di là delle polemiche a seguito della visita del presidente Rohani, l’Italia aveva raggiunto 7 miliardi di interscambio con l’Iran prima che scattassero le sanzioni. La rimozione dei vincoli al commercio potrà portare a un incremento dell’export fino a 3 miliardi tra il 2015 e 2018 secondo la stima di Sace, con le migliori opportunità nei comparti della meccanica strumentale, dell’oil and gas e dei trasporti.

Il primo obiettivo di Teheran e’ ovviamente quello di tornare a esportare petrolio. Il suo potenziale è enorme. Nel 1979, prima della rivoluzione islamica, era arrivato a estrarre 6 milioni di barili al giorno, di cui solo 500 mila destinati al consumo interno. Poi la rivoluzione, la guerra con l’Iraq, le sanzioni e l’isolamento internazionale hanno affossato la produzione, che nel 2011 è scesa a 2,6 milioni di barili e nel 2015 si è ulteriormente dimezzata, calando a 1,4 milioni d barili al giorno.

Anche i trasporti offriranno buone prospettive di domanda. Le sanzioni hanno vietato all’Iran di acquistare aerei occidentali fin dagli anni ’70, contribuendo a creare una flotta aerea antiquata e di scarsa qualità. Costruttori inglesi e francesi sono alla porta per l’ampliamento e il rinnovo della rete ferroviaria iraniana.

C’è un altro aspetto fondamentale che si evince dalle elezioni. Nel nuovo Parlamento iraniano entrano 15 donne, secondo dati ufficiali forniti dal Ministero degli Interni. Si tratta di un numero record, mai raggiunto dal 1979. Altre 5 candidate sono in lizza per il secondo turno. Innegabilmente, nella Repubblica Islamica, le donne hanno meno diritti degli uomini e raramente accedono a ruoli di potere. Le donne iraniane, però, possono guidare, possono iscriversi all’università, possono indossare vari tipi di velo e possono indossare abiti “occidentali” (non in pubblico). Anche l’alta moda sembra affacciarsi in questo mondo. Di recente la coppia di stilisti Dolce & Gabbana hanno presentato la collezione Abaya (dal nome delle lunghe tuniche portate da alcune donne islamiche) che consiste in tuniche decorate, cui si accompagnano scarpe molto sexy e elegantissime, ed anche una serie di hijab, ovvero i fazzoletti che molte musulmane indossano e che lasciano il volto scoperto. Il tutto estremamente glamour e accessoriato. Tuttavia la loro libertà di movimento è limitata. In particolare, le donne possono viaggiare all’estero solo con l’autorizzazione di un tutore. La parola di una donna, in tribunale, vale la metà di quella di un uomo. Il diritto ereditario ancora le penalizza.

Sul fronte della politica interna, Rohani ha promesso di fermare la repressione esercitata nei confronti della società civile, garantendo libertà di stampa e di espressione.

L’iran si prepara sicuramente a un cambiamento mettendo in atto misure per attirare nuovi investimenti privati e stranieri e aumentare la produttività del sistema economico. Dice Leylaz “La buona notizia è che ora abbiamo un parlamento che lavorerà per queste riforme, invece di ostacolarle”.

 

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