Conclusa ormai da settimane la consultazione elettorale del 25 settembre e confermato il previsto successo della coalizione di centrodestra, è possibile iniziare a interrogarsi sulle principali sfide che il prossimo governo dovrà affrontare e sulle aspettative degli italiani in merito a quello che sarà il suo operato.

Una delle prime constatazioni da fare è che il governo che a breve si insedierà, guidato da un partito appartenente all’ala più radicale della destra, è destinato a suscitare qualche interrogativo e preoccupazione da parte degli italiani, e non solo. Giorgia Meloni, consapevole della diffidenza che a livello nazionale e all’estero circonda il suo successo elettorale, sta assumendo una linea all’insegna della prudenza e della responsabilità con l’evidente obiettivo di rassicurare i governi e i mercati finanziari. L’auspicio è quello che non si tratti di un comportamento di sola facciata ma di una presa di coscienza di quello che è meglio per l’Italia. Il nuovo governo sarà chiamato ad affrontare le conseguenze della pandemia di Covid-19, le ripercussioni di una guerra ai confini dell’Europa e l’inevitabile crisi energetica che ne deriva, la gestione dei fondi previsti dal Next Generation EU e le tematiche riguardanti i diritti sociali e civili. A riflettere su questi aspetti sono stati Paolo Cossarini, professore di Istituzioni e politiche dell’Unione europea presso l’Universidad de Valencia, e Tommaso Borzacchini, studente al secondo anno di magistrale in Policies and Governance in Europe presso l’Università LUISS Guido Carli di Roma.

1) Cosa pensa riguardo come il centrodestra prospetta di affrontare l’attuale crisi energetica e la connessa crisi economica?

P: Essendo la risposta alla crisi economica ed energetica di tipo comunitario, tra un governo di centrodestra e un eventuale governo di centrosinistra non prospetto alcun elemento differenziale. Ci sono dei paletti che l’UE sta mettendo per gestire la crisi energetica, da cui deriva la crisi economica, per cui anche il governo italiano, di qualunque colore esso sia, deve attenersi a queste linee. Ci sarà chiaramente un margine di discussione, per cui il governo italiano cercherà di insistere su tematiche che possono difendere l’interesse nazionale fronte a una visione prettamente comunitaria, ma diciamo che in linea generale quello che si deciderà a livello europeo sarà quello che si farà anche a livello nazionale. Il peso specifico che può tenere un governo Meloni in questo dibattito è quello che potrebbe effettivamente dirsi come elemento di differenza con un eventuale governo di centrosinistra. In questo ambito, dunque, gli italiani non devono temere alcuna “deriva autoritaria” dal momento che l’UE porrà dei limiti cui i governi devono attenersi.

T: Più che una battaglia ideologica fra schieramenti di destra e sinistra, è una battaglia ideologica fra come l’Italia vuole gestire la crisi e i limiti imposti dall’UE. Il cavallo di battaglia dell’Italia è spingere per un Energy price gap che metterebbe un tetto al prezzo massimo del gas, soltanto che la Germania si oppone, dal momento che il leader tedesco Scholz ha annunciato un piano nazionale da 200 miliardi per ridurre il costo delle bollette. Quello che dice la Meloni è che non tutti i Paesi hanno la stessa forza economica per affrontare manovre così espansive; quindi, sarebbe meglio prendere decisioni a livello europeo. Come il centrodestra gestirà la crisi energetica e la connessa crisi economica molto dipenderà da quali saranno gli equilibri all’interno della coalizione e da chi prenderà il ministero della transizione ecologica. Sicuramente l’obiettivo è quello di tamponare il caro bollette attraverso un piano europeo. Se non si procederà a livello europeo, senza dubbio si agirà dal punto di vista nazionale ma ancora è presto per dire come e cosa succederà. Giorgia Meloni, in questo momento, confida molto in una soluzione europea, ed è anche per questo che la leader di Fratelli d’Italia vorrebbe un governo formato da tecnici piuttosto che politici, perché i primi sono più competenti e hanno più credibilità a livello internazionale in fase di negoziazione. Si possono condividere o non condividere gli ideali portati avanti dal centrodestra, ma va riconosciuto che il governo che da qui a breve si verrà a creare sembra dimostrare un comportamento in continuità con il Governo Draghi.

2) Che ne pensa riguardo la politica di immigrazione che si presuppone attuerà il centrodestra?

P: È un tema interessante in cui si vedrà un attrito tra i partiti che compongono la coalizione. L’idea fondamentale di chiusura o di controllo maggiore delle frontiere è condivisa dai partiti di centrodestra, ma il tema dell’immigrazione non è il cavallo di battaglia di Fratelli d’Italia. La questione sarà sicuramente un tema di grande dibattito all’interno della coalizione e sarà curioso vedere che forme prenderà e soprattutto chi si assumerà la responsabilità di portare avanti certe battaglie. Non c’è più una linea chiara perché se nel governo giallo-verde la linea sull’immigrazione era chiaramente portata avanti dalla Lega di Salvini, questa volta dovremmo aspettare di vedere cosa succederà. Il problema è che a volte si semplifica talmente tanto la questione degli immigrati che si finisce per snaturare la complessità del problema e delle soluzioni che bisogna prospettare. Si tratta di un processo di semplificazione politica estremo che non fa giustizia alla complessità della realtà e non permette di delineare delle soluzioni adeguate. Ad ogni modo tutte le società, anche se aperte, hanno un fondo di pregiudizi forti che è difficilmente sreadicabile.

T: Molto dipenderà da chi prenderà il ministero dell’interno, che al momento non sembra essere indirizzato a Matteo Salvini. Molto dipenderà se sarà un ministero a trazione Lega oppure a trazione altri partiti. In questo momento, il centrodestra sa bene che i fenomeni migratori, diversamente dal passato, non sono più un terreno di battaglia ideologica, dove si possono vincere o perdere le elezioni. Attualmente gli italiani sono più preoccupati di come pagare le bollette, come arrivare a fine mese o come gestire i rapporti con la Russia. Mi auguro che un tema rilevante come quello dell’immigrazione venga trattato innanzitutto a livello europeo perché i confini europei devono essere sorvegliati e gestiti in quanto tali. Non si possono lasciare i Paesi più esposti geograficamente ai flussi migratori da soli nel fronteggiare un fenomeno di una portata sociale e culturale così grande. Più che della gestione dei flussi migratori, con il centrodestra al governo bisognerà stare attenti al fatto che l’immigrato non venga discriminato.

3) Teme che la vittoria del centrodestra possa compromettere la gestione del PNRR e quella dei fondi destinati a settori particolarmente rilevanti come scuola e sanità?

P: I programmi nazionali di ripresa e resilienza sono già stati scritti. Riscrivere un eventuale programma, come si è spesso sentito in campagna elettorale, non è possibile perché non ci sono i temi e i margini politici e logistici per farlo, a meno che non si voglia perdere una parte importante dei fondi e ciò che ci si augura è che nessuno si assuma una tale responsabilità. È pur vero che l’Italia nel corso dei decenni ha dimostrato essere un Paese che non è in grado di spendere i fondi che l’UE gli ha destinato. Il problema dell’Italia è spenderli bene, a tempo e secondo i piani già stabiliti; dunque, se il nostro Paese dovesse fallire in questo non sarebbe certo una novità.

T: La Meloni è una leader molto intelligente e, in quanto tale, è consapevole del fatto che il PNRR partorito dal Governo Draghi piace molto all’Europa e, visto che l’erogazione di questi fondi dipende dall’Europa, non può discostarsene più di tanto. Se mai ci saranno cambiamenti del PNRR saranno senz’altro minimi e non prevedo faide con l’Unione europea su questo tema. Credo che Giorgia Meloni stia facendo un lavoro per contenere le spinte più sovversive all’interno della coalizione, intenzionate a riscrivere il PNRR e a ridistribuire i fondi in altro modo. Molto dipenderà da come la Meloni riuscirà a gestire gli altri partiti della coalizione perché io vedo tanta continuità con l’eredità lasciata da Mario Draghi. In campagna elettorale la Meloni ha fatto opposizione nei confronti del Governo Draghi, ma da leader molto intelligente dal punto di vista politico, ha capito che al governo bisogna istituzionalizzarsi e mantenere rapporti positivi con l’Europa e con i partner atlantici.

4) Che ne pensa degli emendamenti in programma su diritti acquisiti ormai da tempo, come ad esempio il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza? Pensa si compirà un passo indietro su questa tematica oppure non teme nessuna erosione di questo diritto sacrosanto?

P: Innanzitutto, bisogna constatare che in tema di diritti sociali e civili l’Italia parte da una posizione più arretrata rispetto ad altri Paesi dell’Unione europea. Nel breve periodo, il governo di centrodestra non avrà né il tempo né il margine politico per incentrarsi su queste tematiche perché deve focalizzarsi prioritariamente su questioni economiche ed energetiche, sviluppo e implementazione del PNRR. Ovviamente, ci saranno discorsi, eventi, politiche, ministri che, occupando ruoli specifici, potranno limitare o implementare progetti specifici che faranno scattare un allarme. Si prenda il caso della Marche, ove Fratelli d’Italia già governa: non è venuto meno il diritto all’aborto dal punto di vista giuridico, ma è l’accesso stesso all’esercizio del diritto che viene poco a poco meno. Prima di cancellare i diritti a livello giuridico, si cancellano a livello pratico, anche se l’esempio delle Marche può essere contestuale, nel senso che non è detto che si diffonda anche a livello nazionale. Al momento però, le priorità del governo, così come quelle degli italiani, non sono quelle riguardanti diritti sociali e civili, e ciò potrà fare in modo che nell’immediato non ci sia un deterioramento marcato e repentino di questi diritti. Ciononostante, il governo, anche se incentrato su altre tematiche, dovrà comunque rispondere a chi lo interrogherà in merito a ciò. Ad ogni modo, non mancherà un controllo tanto da parte dei partiti nazionali quanto da parte degli altri Paesi europei su queste tematiche in Italia.

T: Se non ci saranno passi indietro, di certo non ci saranno passi in avanti e la cosa è altrettanto grave, soprattutto considerando che in diversi Paesi dell’UE abbiamo un continuo sviluppo di diritti sociali e civili. Se uno deve basarsi su ciò che la Meloni, o chi per lei, ha detto in campagna elettorale, si prospettano anni bui per quanto riguarda i diritti civili. Nelle regioni governate da partiti di destra sta diventando sempre più complicato abortire. La donna va messa in condizione di avere una scelta tra l’abortire e il non abortire. L’aborto non deve essere visto come la prima scelta nel caso di una gravidanza indesiderata, però deve essere una scelta che, se la donna vuole compiere, deve essere libera di farlo senza limitazioni e ostacoli posti dalla politica. Sicuramente ci saranno pressioni da parte dell’opposizione, ma anche questa deve stare attenta a non fare una battaglia ideologica su diritti che cambiano la vita delle persone. Troppo spesso i diritti civili e sociali vengono trasformati in una battaglia politica più che in una battaglia di contenuto. Temi come legalizzazione della cannabis, matrimonio egualitario, ecc. non saranno affrontati da questo governo e secondo me è questa la grande differenza tra un governo di centrodestra e uno di centrosinistra.

Probabilmente ciò che accomuna le due interviste è il desiderio di credere che, in una situazione così drammatica come quella attuale, le cose andranno per il verso giusto e che il bene del Paese possa prevalere sulle battaglie ideologiche tra partiti. Senz’ombra di dubbio il governo dovrà gestire uno dei momenti più critici dal secondo dopoguerra e quello che si spera ci si possa aspettare dalla coalizione di centrodestra è un’azione coscienziosa e all’insegna della responsabilità, anche se non sempre le speranze degli italiani e dei partner europei sembrano andare in questa direzione. Non mancano timore e preoccupazione in materia di diritti sociali e civili, specialmente in considerazione del fatto che il nostro Paese è già oggi il fanalino di cosa in materia di politiche sociali, civili, integrazione degli immigrati e dei soggetti cd. deboli. Dunque, una retrocessione in questo campo sarebbe tanto grave quanto deleteria.

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