Il Giorno della Memaria è soprattutto un giorno di riflessione. Una ricorrenza che serve a tutti da monito perché non siano mai più commessi gli orrori accaduti 79 anni fa. Ma tale monito non esonera neanche lo stesso stato di Israele che dovrebbe cessare l’utilizzo della violenza e trovare soluzioni che implichino la tolleranza e l’inclusività nei confronti del popolo palestinese. I principi di uguaglianza e non discriminazione che devono valere, ovviamente, anche nei confronti dei palestinesi, sono contenuti all’interno della Dichiarazione universale dei diritti umani: “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti”. Ciò nonostante, gli ebrei continuano ad essere ancora oggi vittime di episodi di discriminazione, molestie e persino atti di violenza fisica. Sebbene la DUDU garantisca a tutti gli stessi diritti, le possibilità del popolo ebraico di godere di tali diritti continuano ancora oggi ad essere frenate da pregiudizi di lunga data. Per questo motivo, è fondamentare trasmettere la memoria in modo tale che ciò che il popolo ebraico ha vissuto non si ripeti ancora.

La Giornata della Memoria

Con la legge n. 211/2000 è stata istituita in Italia la Giornata della Memoria. Si legge che “la Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, Giorno della memoria, al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia e la morte […]”.  Il 27 gennaio di ogni anno è un’occasione per riflettere sulle cause di un passato alquanto doloroso e per consolidare le basi perché eventi del genere non si verifichino più. Dunque, non si tratta una celebrazione, quanto piuttosto della necessità di ribadire quanto sia importante studiare ciò che successo nel passato così da non ripeterlo nel presente.

L’olocausto

Il dramma di Auschwitz non è una questione europea, non è nemmeno esclusivamente il simbolo per antonomasia dello sterminio degli ebrei o degli omosessuali, dei rom, dei disabili. Si tratta di un ricordo necessario e collettivo che trascende qualunque appartenenza a una minoranza. Quella del 27 gennaio è una memoria che ci aiuta ad essere coscienti dell’estremismo ideologico, delle conseguenze che porta con sé l’odio e delle atrocità che implica la colpevolizzazione dell’appartenere a una ristretta minoranza. La Giornata della Memoria è il simbolo della volontà di non volersi abbandonare all’oblio giacché il presente non deve essere visto come qualcuno di svincolato dal passato.

Perché è importante ricordare

La memoria è qualcosa di più del semplice ricordare: la memoria consiste nel costringere a mantenere vivo il ricordo e impedire che gli orrori del passato cadano nell’oblio. Bisogna imparare a riconoscere il male e acquisire la capacità di allontanarlo così da non commettere nuovamente certi “errori”. Inoltre, è altrettanto importante ricordare perché purtroppo i germi dell’odio che hanno portato all’olocausto in parte sono presenti anche nel nostro quotidiano. Perché non riaccada ciò che è già accaduto, è necessario che questo ricordo non svanisca.

L’Italia e la gestione della Shoah

La Giornata della Memoria è una ricorrenza internazionale stabilita con la risoluzione 60/7 dell’Assemblea Generale della Nazioni Unite il 1º novembre 2005, condannando qualunque manifestazione di intolleranza, incitamento, molestia o violenza contro persone o comunità. In Italia, la Giornata della Memoria è nata ufficialmente il 20 luglio del 2000, precedendo di ben cinque anni la risoluzione ONU. Si tratta di un gesto che fa onore all’Italia ma che tutt’oggi, da solo, risulta essere insufficiente per evitare discriminazioni nei confronti del popolo ebraico. Invero, l’abrogazione delle leggi razziali e l’istituzione della Giornata della Memoria non impediscono di sentir parlare di episodi di discriminazione, molestie e aggressioni a carico degli ebrei. Ciò deve portare l’Italia a riflettere e ragionare sul fatto che è necessario fare di più. L’educazione è l’unica in grado di sensibilizzare e promuovere un cambiamento nei comportamenti delle persone, e oggi più che mai è necessario che il governo italiano investa nella promozione di un processo educativo inclusivo che non si limiti a riprodurre le disuguaglianze.

Pietre d’inciampo

A dimostrazione dell’importanza del ricordo, su iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig, per depositare nel tessuto urbanistico e sociale una memoria diffusa delle vittime dell’olocausto, in diverse città d’Italia troviamo le cd. pietre d’inciampo. Si tratta di piccole targhe d’ottone, della dimensione di un sanpietrino, che vengono poste in prossimità dell’abitazione dei deportati nei campi di sterminio nazisti. Non si tratta di un semplice ricordo, ma è un modo per restituire loro un nome e per evitare che quanto accaduto finisca nel dimenticatoio. Queste tessere inserite nell’asfalto, e presenti in ben nove Paesi europei, hanno ormai raggiunto una notevole notorietà.

Come riportato dalla Senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz, coltivare la memoria è un vaccino prezioso contro l’indifferenza. La speranza di molti è che nel giro di qualche anno la Shoah non diventi una semplice riga nei libri di storia, ma quanto accaduto è fondamentale serva da lezione a tutti. Nessuna forza di cambiamento è più potente dell’educazione per costruire un futuro migliore, basato sull’uguaglianza dei diritti e sul rispetto della diversità culturale.

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