Il servizio sanitario nazionale italiano è considerato uno dei migliori a livello europeo, ma mai come in questo periodo di pandemia si è trovato in serie difficoltà. L’emergenza sanitaria vede come cause principali il taglio di finanziamenti pubblici destinati a strutture ospedaliere e la mancanza di personale sanitario. Le malattie in tempo di Covid e la difficoltà delle strutture sanitarie Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Nemmeno la prevedibilità di una seconda ondata ha suscitato politiche per potenziare i servizi di emergenza, rendendo le strutture non in grado di provvedere in modo efficiente alla pluralità di richieste sanitarie.
La mancanza di personale, e l’aumento di pazienti sintomatici ricoverati, inoltre, rallentano i percorsi di altri pazienti con patologie diverse dal Covid e mettono in sovraccarico tutta la struttura ospedaliera.
Su questo proposito ci affidiamo alla testimonianza di una madre che, in periodo di seconda ondata di Covid, è ricorsa in ospedale per la polmonite di suo figlio.

Come ha trovato la situazione all’interno dell’ospedale? L’organizzazione per affrontare questa e altre esigenze sanitarie era ben definita o inesistente?

“Mio figlio è stato ricoverato verso fine ottobre/inizio novembre, durante la seconda ondata. Aveva sintomi simili a quelli del Covid, quindi l’abbiamo portato in ospedale per accertarlo con un tampone. La situazione era difficile, si percepiva lo stato di disordine all’interno dell’ospedale, c’era tanta confusione.”

Al ricoverato (in questo caso suo figlio) hanno fatto il tampone sierologico prima di diagnosticare il risultato? 

“Sì, mio figlio aveva la febbre, quindi lui e il padre sono stati isolati in attesa del tampone. Una volta risultato negativo l’hanno portato in un reparto non Covid.”

Il personale era presente anche nei reparti dove non vi erano ricoverati di Covid?

“Il personale era carente, sia perché era un weekend, ma sopratutto perché, essendo una struttura adibita per il virus, molti degli operatori sanitari erano ammalati di Covid. Per questo motivo ci siamo sentiti in parte abbandonati. Si sentiva che fosse un ospedale che stava vivendo a pieno la seconda ondata di Covid, ed era visibile la mancanza di personale.”

Crede che suo figlio sarebbe potuto essere medicato in maniera migliore? 

“Non sono in grado di dirlo, quella di mio figlio alla fine era una polmonite. Sicuramente è stato seguito, ma fortunatamente non era un caso grave.”

Se nel vostro caso ci fosse stata una malattia rara o di grave entità, l’ospedale sarebbe potuto intervenire con i mezzi appropriati?

“Se dovesse trattarsi di malattie rare mi affiderei ad ospedali specializzati, nel caso di mio figlio probabilmente avrei preferito uno degli ospedali pediatrici migliori di Roma, ma in generale ho una buona fiducia nei medici che hanno lo hanno curato e nella struttura ospedaliera. In ogni caso posso dire che si continua a dare importanza anche alle altre malattie all’interno dell’ospedale, non esiste soltanto il Covid.”

Può dare un’analisi oggettiva di come ha visto la situazione sanitaria e la sua gestione anche per quanto riguarda il personale sanitario?  

“Io posso parlare per l’esperienza della seconda ondata, e posso sicuramente dire che la gestione era gestita con molta confusione. I protocolli venivano messi in atto al meglio in cui si poteva, considerando comunque che in Italia gli ospedali sono costituiti da vecchie strutture, quindi poco idonee ad affrontare situazioni sanitarie di questo genere.
Il personale presente era sicuramente valido, e in grado di seguire anche altre malattie oltre il Covid. È ovvio però che se il personale è carente e l’organizzazione è confusionaria, la situazione sanitaria non può essere delle migliori.”

Ora che ha visto con i suoi occhi la situazione, pensa ci sia una crisi sanitaria in corso?

“Assolutamente sì, gli ospedali sono in molta difficoltà. È senza dubbio il segno di una crisi sanitaria.”

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