Un risultato importante che si spera confermato al Senato.
Sono stati discussi e votati in Aula a Montecitorio, gli articoli del Disegno di Legge “Delega al Governo per il riassetto della normativa in materia di sperimentazione clinica e per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie, nonché disposizioni in materia sanitaria”.
Nelle votazioni, in merito agli articoli proposti da ANDI, a partire dall’articolo 6, relativo alla riforma degli Ordini delle professioni sanitarie, è stato approvato con 273 sì e 259 no, l’emendamento proposto dall’onorevole del Pd Donata Lenzi contraria alla “creazione di un ordine autonomo degli odontoiatri”. Approvato invece un altro passaggio dell’articolo 6, “prevedere le modalità con le quali gli albi, gli elenchi e i registri professionali ricompresi in un medesimo ordine, nel rispetto dell’integrità funzionale dello stesso, hanno piena autonomia nell’esercizio delle funzioni di rappresentanza, di gestione e disciplinari”.
Tutto secondo quanto emerso e auspicato dal Consiglio Nazionale di ANDI di febbraio.
In Aula è stato poi approvato e all’unanimità (508 sì e 2 astenuti) il punto chiave delle proposte avanzate da ANDI, ovvero la modifica all’articolo 348 bis del Codice Penale con l’introduzione di modifiche importanti per la tutela della professione e nella lotta all’abusivismo: “Nel caso di esercizio abusivo di una professione sanitaria, nei confronti del condannato è obbligatoria la confisca delle cose e degli strumenti che servirono o che furono destinati a commettere il reato”.
Infine la Camera ha approvato anche l’articolo 11 che cancella di fatto l’obbligo di diploma di specialità per gli odontoiatri che vogliono partecipare ai concorsi per dirigente odontoiatra nel Servizio Sanitario Nazionale.
Soddisfazione è stata espressa dal presidente di ANDI Pavia dottor Giuseppe La Torre, che ha commentato: “Il risultato è di quelli che ci fa capire che quando la politica decide di essere al servizio del cittadino, può e sa farlo. Quello che ora ci aspettiamo, a difesa della nostra professione e a tutela delle giuste aspettative di garanzia e di qualità espresse dai cittadini, è la conclusione positiva dell’iter, con l’approvazione definitiva da parte del Senato. I presupposti perché tutto si concluda positivamente probabilmente ci sono, ma personalmente non me la sento ancora di innalzare inni di vittoria, perché dopo oltre 10 anni di lunga attesa ritengo sia più saggio attendere ancora il tempo necessario alla politica perché si concluda definitivamente questo lungo iter”.

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