L’Europa dei sovranisti

“O le regole cambiano, o è inutile stare in una gabbia dove ti strangolano e ti impediscono di lavorare, studiare, fare il medico o il ricercatore”

Così il leader della Lega, Matteo Salvini, si è pronunciato in una diretta Facebook del 15 Febbraio. L’argomento era l’Unione Europea.

A seguito dell’impennata di consensi raccolti dai partiti sovranisti negli ultimi anni, appare lecito domandarsi come questi abbiano intenzione di influenzare l’attuale architettura europea.
La risposta è tutt’altro che semplice e non ci aspettiamo certo di esaurirla qui. Ci proponiamo piuttosto di porre qualche riferimento, basandoci sulle iniziative intraprese da questi partiti al livello internazionale.

Una premessa: le posizioni della Lega circa l’argomento europa sono tutt’altro che stabili. Basti pensare che solo il giorno prima della diretta sopra citata, il responsabile delle relazioni internazionali del partito (Giancarlo Giorgetti) aveva escluso con fermezza l’opzione dell’uscita dall’unione monetaria. Possiamo aspettarci che la Lega non sia l’unico partito europeo “ondulatorio” in questo senso.

Piattaforme internazionali e Parlamento Europeo

Da qualche anno partiti sovranisti cercano di allacciare legami reciproci, di fare rete, così da poter assumere una posizione di maggioranza nelle istituzioni europee.
Ne sono un esempio, oltre alla “National conservatism conference” tenutasi a Roma il 4 Febbraio, i gruppi proposti alle ultime elezioni del Parlamento Europeo (23 Maggio 2019).

Gruppo di riferimento era l’ENF (Europe of Nations and Freedom), dissoltosi poi nel 13 Giugno 2019 a seguito del debole risultato elettorale.
Al suo interno si potevano trovare molti nomi illustri del sovranismo europeo: il Front National di Marine le Pen, l’FPO (Partito della Libertà Austriaco) e,ovviamente, la Lega Nord di Matteo Salvini.

Sciolto l’ENF molti di questi partiti si sono aggregati nell’attuale ID ovvero “Identity and Democracy”. Sei i punti fermi della loro ideologia: Democrazia, Sovranità, Identità, Specificità, Libertà, Cultura.

Proposte e indirizzi dell’ID al Parlamento Europeo

Come si declinano i punti fermi di questa ideologia nel confronto internazionale ?

Jaak Madison, europarlamentare del Partito Popolare Conservatore Estone, pone con chiarezza questa visione in un intervento dell’11 Dicembre 2019: “L’Europa non è uno stato federale, ma una associazione volontaria di stati sovrani“.

Una chiara indicazione generale: si respinge qualsiasi orientamento federalista per il futuro dell’Unione. Ma addentriamoci in temi più specifici.

In un intervento del 15 Gennaio 2020 Jérôme Rivière, membro del Rassemblement National della Le Pen, ha lamentato l’inconsistenza della linea estera dell’UE nei confronti dell’Iran, a seguito della morte del generale Soleimani (3 Gennaio 2020). Su questo punto si intravedono delle contraddizioni.

L'”inconsistenza” estera europea è un esito implicito della libertà per gli stati membri di assumere posizioni autonome in politica estera.E’ implicito nella sovranità nazionale di ogni membro. Condizione di una linea più coesa sarebbe l’unificazione, se non politica (bocciato il federalismo), militare. Eppure lo stesso Rivière si è pronunciato poco dopo contro la formazione di un Esercito comune europeo, ennesimo attacco alla sovranità degli stati che compongono l’Unione.

Una contraddizione interessante considerate le voci, interne allo stesso partito francese, che lamentano la debolezza della difesa europea. Lo segnala Nicolas Bay, scagliandosi contro un misero 1% del bilancio dedicato alla protezione dei confini, contro un 25% volto a “inutili” politiche climatiche. “Dipingere tutto di verde non risolverà nulla” ha dichiarato il deputato francese a conclusione del suo intervento.

Dunque, si denuncia la scarsa coesione e sicurezza europea, respingendo al contempo proposte che potrebbero rafforzarla.

Un atteggiamento simile è riscontrabile per quanto riguarda le politiche economiche.

Dato comune agli interventi dei deputati di ID è il rifiuto delle politiche climatiche tese a diminuire l’impiego di combustibili fossili come il carbone. Senza addentrarci sulla bontà delle argomentazioni, possiamo rilevare come la coesione su questo punto sia data dal rifiuto delle politiche di coordinamento energetico dell’Unione, rivendicando piuttosto l’autonomia degli stati membri in quest’ambito.

In un intervento del Febbraio 2020 sempre Nicolas Bay ha lamentato la tendenza dell’UE a stringere trattati di libero scambio che minacciano la protezione delle economie nazionali. In particolare si riferiva ai trattati di libero scambio con l’Inghilterra, contrari agli interessi dei pescatori francesi che dai mari britannici traggono il 30% del proprio prodotto.

Partiti che esaltano la bontà della Brexit, paventandone l’imitazione, si scagliano contro una politica troppo aperta nei confronti di quella stessa economia.
Che atteggiamento ci si dovrebbe aspettare, qualora quei partiti applicassero la stessa soluzione nei rispettivi paesi di provenienza ?

Conclusioni

Una rivendicazione costante di “Identity and Democracy” è quella di un’Europa che veda il rispetto della sovranità nazionale dei suoi membri.

Ad oggi però, gli interventi degli aderenti al gruppo sembrano limitarsi a denunciare ogni iniziativa di coordinamento europeo, additate come diktat imposti da poteri sovranazionali.

Le uniche occasioni di coesione tra questi partiti si trovano nel rifiuto delle attuali politiche di cooperazione, senza che però ne vengano proposte di alternative, rimandando all’autonomia decisionale dei rispettivi stati.

Il gruppo parlamentare auspica un’Europa “più vera” fatta di nazioni cooperanti e sovrane. Tuttavia, come si esce dalla retorica dell’ideologia, le proposte sembrano implicare piuttosto l’annullamento dell’Europa come ente, tanto politico quanto economico.

Si fa riferimento al bisogno di protezione per le economie nazionali. Si rivendica l’autonomia economica, politica e militare. Non si delinea alcuna ipotesi di collaborazione. Ne emerge uno schieramento fondato sul diritto alla competizione e alla chiusura.

Insomma l’Europa sovranista sarà una “nuova Europa” o semplicemente un’Europa divisa?

L’interrogativo rimane aperto. Resta il fatto che molti sostenitori extraeuropei di questi partiti (primi fra tutti Donald Trump e Vladimir Putin) preferirebbero il secondo esito, ma questa è un’altra storia…

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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