Raffaele Meligrana (26 anni) oggi è un giovane ingegnere meccatronico che ha lasciato il sud, in particolare la Calabria, quando non era ancora una matricola. Il desiderio di studiare ingegneria è nato prima della decisione di lasciare la sua terra, ma dopo il diploma è toccato anche a lui, come a migliaia di giovani del mezzogiorno, dover scegliere.

A quale età hai lasciato la Calabria e perché?
R: Ho lasciato la Calabria quando avevo 18 anni per intraprendere il percorso universitario anche se all’inizio non ero molto sicuro di partire. A luglio dopo la maturità avevo prenotato due test uno all’università della Calabria e uno all’università di Torino. Inizialmente pensavo ad un percorso ibrido: triennale a Cosenza e poi eventualmente trasferirmi. In realtà farmi male alla caviglia durante l’estate e passare molto tempo in casa mi ha aiutato a prendere una decisione. All’inizio non posso negare che è stato difficile però poi piano piano mi sono abituato. Anche ora, dopo tanti anni, è come partire la prima volta.

Ad oggi sei soddisfatto della tua scelta?
R: Assolutamente sì. Ho cominciato col percorso triennale di Ingegneria meccanica all’Università di Torino e da lì ho capito quali erano le mie passioni, soprattutto il lato meccatronico e di automazione. Ritornassi indietro rifarei le scelte che ho fatto.

Quali sono stati i motivi che ti hanno spinto ad iscriverti ad un’università del Nord?
R: Prima di scegliere ingegneria, durante il liceo, avevo pensato di iscrivermi a biotecnologie. Poi la passione verso la matematica e le materie scientifiche applicate a qualcosa di pratico mi ha spinto a scegliere Ingegneria. Fino alla fine ero indeciso se rimanere al Sud, poi ho voluto tentare. Sul perché ho scelto proprio Torino non ci sono particolari motivazioni, solo la voglia di intraprendere un percorso universitario fuori.

Quali differenze maggiori pensi che abbiano le università del Nord rispetto a quelle del Sud?
R: Io personalmente non ho mai fatto differenze né mi vanto o meno di dove ho studiato. Soprattutto nel mondo del lavoro ho incontrato persone molto diverse tra loro, con studi fatti al Sud, al Nord, ma anche in altre parti del mondo. La mia azienda, ad esempio, collabora con un’università del Sud. La stessa Unical di Cosenza è molto forte dal lato ingegneristico e ha una grande squadra corse. Quello che ho notato differente è che il percorso universitario prevedeva esperienze di laboratori pratici e contatti con le aziende, e grandi aziende, prima della laurea.

Tra le scelte della sede universitaria dei giovani di oggi quanto è importante il prestigio dell’Università dal tuo punto di vista? E quanto conta per le prospettive lavorative?
R: Dalla mia esperienza lavorativa posso dire che in primis non conta il voto di laurea, secondo non pesa nemmeno il nome o il luogo dell’università frequentata. Se io dovessi scegliere una persona che lavori con me non guarderei a questi due aspetti, ma alla persona in sé. Guarderei a tutto quel bagaglio che si forma durante l’università, ma indipendentemente da dove si trova. Nel mondo del lavoro è un ripartire da zero (in molti casi).

I pro e i contro dell’esperienza da studente fuorisede.
Tra i pro inserisco sicuramente la possibilità di aver fatto nuove esperienze, nuove amicizie e aver avuto contatti con le aziende prima della laurea (che non è scontato). I contro riguardano la nostalgia con la mia terra. Ogni volta partire è come se fosse la prima volta, lasciare tutto quello che ha fatto parte della mia vita per 18 anni non è facile.

I giovani che ogni anno lasciano il sud per studiare al nord aumentano il divario che caratterizza i due poli geografici dell’Italia. Dall’ultimo rapporto della Banca d’Italia Eurosistema (marzo 2022) sul confronto del sistema universitario tra Centro Nord e Mezzogiorno emerge che il numero di laureati nelle università del Sud in rapporto agli studenti residenti è inferiore al resto del Paese, a causa dei flussi in uscita degli studenti verso gli atenei del Centro Nord e a causa delle differenze entrate economiche che dallo Stato vengono investite per le università del Meridione.

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