Mike Pompeo cerca aiuto dal Vaticano contro la Cina

Il Segretario di Stato statunitense Mike Pompeo si è rivolto attraverso dei tweet a Papa Francesco per convincerlo a non rinnovare l’accordo tra Santa Sede e Cina per la nomina dei vescovi cattolici cinesi. Reiterare l’intesa, a suo dire, metterebbe a rischio l’autorità morale del Vaticano. L’avvertimento lanciato dal fedele di Trump arriva a dieci giorni dall’incontro tra Papa Francesco e lo stesso Mike Pompeo a San Pietro. Già sul commercio, la rete 5G e l’App Tik Tok il Governo Trump ha messo in guardia l’Occidente sulla pericolosità della Cina. Ora cerca aiuto dall’acqua santa del Papa nonché l’appoggio di una larga fetta di elettori conservatori e seguaci della Chiesa.

In cosa consiste l’accordo tra Santa Sede e Cina

Il 22 settembre 2018 il Vaticano e il Governo cinese hanno raggiunto l’intesa per la nomina dei vescovi cattolici in Cina. Il dissidio sulla questione delle nomine si era manifestato sin dal pontificato di Papa Ratzinger. A quel tempo l’Autorità Civile cinese aveva nominato direttamente alcuni vescovi senza l’assenso del Papa. Già nel 2007 Papa Benedetto XVI aveva inviato una Lettera ai cattolici cinesi per trovare un accordo tra la Chiesa e il Governo Centrale Cinese. Auspicava un’intesa sia sulla scelta dei candidati all’episcopato sia sulla pubblicazione delle nomine dei vescovi e il loro riconoscimento dalle Autorità Civili (per i soli effetti civili).

Sul volo di ritorno da Seul nel 2014 Papa Francesco ha voluto ricordare le parole espresse dal suo predecessore in quella Lettera. L’obiettivo era il raggiungimento di un accordo che garantisse la libertà di professare la fede cattolica in Cina e di migliorare i rapporti tra i due Stati.

Dalla creazione di una commissione bilaterale di lavoro che l’attuale Pontefice e Xi Jinping hanno istituito nel 2014 si è giunti nel 2018 alla storica firma dell’accordo. La designazione dei candidati all’episcopato avviene dal basso sia dai rappresentanti della diocesi che dal Pcc (mediante un dipartimento amministrativo apposito per le professioni religiose) mentre la decisione finale sulla nomina dei vescovi spetta al Pontefice. L’accordo a due anni dalla firma si appresta ad un rinnovo il prossimo ottobre.

L’intervento del Segretario di Stato Mike Pompeo

Il Segretario per i rapporti diplomatici statunitensi Mike Pompeo nei suoi tweet indirizzati al Vaticano ha allegato un suo saggio pubblicato sul sito di stampo conservatore First Things. In quest’articolo Mike Pompeo non usa mezzi termini e avverte che se la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose si piegheranno di fronte al Pcc non ci saranno più garanzie per i diritti umani, il costo della resistenza alla tirannia si alzerà per tutti i fedeli che onorano Dio al di sopra dell’autocrate di turno. Pompeo invita il Vaticano a prendere posizione per difendere la libertà dei cattolici cinesi di Hong Kong menzionando gli esponenti della manifestazione Martin Lee e Jimmy Lai arrestati dall’autorità centrale cinese.

Il monito del Segretario di Stato Mike Pompeo è l’ennesima mossa fatta dal Governo Trump per indebolire il nemico numero uno degli Usa di questo millennio. Toccando uno degli argomenti più insidiosi per la Cina, ossia la religione. La cui concezione politica infatti non permette che si creino divergenze rispetto la linea tenuta dal Governo centrale. A tutto ciò Pompeo cerca di contrapporre la libertà: il valore che ha ispirato i coloni americani nella ricerca dell’indipendenza contro la tirannia della Corona inglese.

Chi ne uscirà vincitore, gli Stati Uniti o la Cina?

La credibilità del Governo Trump sulla tutela di un diritto fondamentale quale è la libertà per gli Stati Uniti ultimamente è stata minata dalle proteste del movimento Black Lives Matter. Di fatto né gli Stati Uniti né la Cina si possono ritenere dei modelli di Stato idonei a promuovere la libertà. Le libertà civili non sono garantite a tutti negli Stati Uniti né in Cina (tra cui rientra la libertà religiosa). È noto che la Cina attui dure repressioni nei confronti delle minoranze religiose. Gli uiguri islamici nello Xinjiang, i tibetani e i mongoli buddhisti nonché i cristiani che vivono ad Hong Kong sono soggetti a persecuzioni. I cattolici costituiscono però la percentuale più bassa in Cina.

Non è una questione di libertà o di religione quella di cui si vuole far portavoce Washington Dc cercando l’appoggio del Papa. Si tratta più semplicemente di un pretesto per ostacolare l’espansione commerciale ed economica cinese in Occidente, nel cuore della religione cattolica. È in Europa infatti che il Dragone sta ripristinando l’antica Via della Seta gettando le basi per consolidare la sua supremazia mondiale e ritornare ad essere Impero.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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