Mattarella e Cossiga: democrazia e segreti

“La testimonianza umana e sociale di Cossiga è parte di quel patrimonio democratico comune che siamo chiamati a trasmettere alle generazioni più giovani. Nella lotta al terrorismo è stato un tenace difensore dello Stato democratico. L’orizzonte della sua azione di contrasto alle bande armate, e all’estremismo ideologico che le ispirava, è sempre stato caratterizzato dalla difesa dei valori costituzionali.” 

Il 10 agosto 2010 moriva a Roma Francesco Cossiga. Queste sono state alcune delle parole dell’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in ricordo del “Picconatore”. L’appartenenza al medesimo schieramento politico durante gli anni ‘80 accomuna queste due personalità politiche così diverse tra loro.  

Le scelte politiche 

L’ingresso nella scena politica di Mattarella combacia con la ricostruzione della Democrazia Cristiana, di cui già il padre era un esponente, a seguito dello scandalo P2 e segue di circa un anno l’assassinio di suo fratello Piersanti, all’epoca Presidente della Regione Sicilia, ad opera di Cosa Nostra.  

Nel frattempo la Guerra Fredda teneva l’Europa divisa a metà e Francesco Cossiga, dimessosi da Ministro dell’Interno dopo il caso Moro, era al suo primo incarico da Presidente del Consiglio in rappresentanza proprio della DC. Con il paese politicamente spaccato in due e la pressione sul governo che tale crisi provocava, Cossiga diventò dapprima Presidente del Senato per poi ricoprire la carica di Presidente della Repubblica a partire dal 1985. 

Intanto Sergio Mattarella, vicino alla corrente di Ciriaco de Mita, tendente a sinistra all’ interno della Dc, venne eletto alla camera nell’ 82. Verso la fine degli anni 80 venne eletto dapprima Ministro per i rapporti con il Parlamento e in seguito Ministro della Pubblica Istruzione, fino alle sue dimissioni dal partito durante il governo Andreotti. Rientrato nella Dc come vicesegretario di Arnaldo Forlani fino al 1992, e al contrario di altri compagni di partito rinunciò agli incarichi quando venne sospettato di corruzione durante l’inchiesta “Tangentopoli” dimissioni criticate apertamente da Cossiga in quanto non in linea con il resto degli indagati. Dopo essere uscito dalla Democrazia Cristiana e divenuto Vicepresidente del Consiglio durante il governo D’ Alema, cercò di riformare i servizi segreti, ai quali era delegato. Sulla base della sua proposta essi vennero effettivamente riformati nel 2007. Dal 2015 ricopre il ruolo di Presidente della Repubblica, e nonostante le varie crisi politiche e sociali degli ultimi anni è riuscito a mantenere intatta una forma di governo democratica, nel rispetto della costituzione. 

Cossiga, da sempre vicino ad ambienti “atlantisti”, già dalla metà degli anni sessanta da sottosegretario alla Difesa, collaborò attivamente con la CIA alla creazione di una rete “dormiente” di intelligence che prese piede in Europa col nome “Stay Behind”, conosciuta in Italia come Gladio, in funzione anti-sovietica. Dopo la caduta del muro di Berlino il suo atteggiamento nei confronti della politica cambiò, a suo dire a causa della inevitabile crisi che la fine della guerra fredda avrebbe provocato, arrivando a pronunciare, durante il discorso di fine anno più breve della storia della Repubblica Italiana, queste frasi:  

«Parlare non dicendo, tacendo anzi quello che tacere non si dovrebbe, non sarebbe conforme alla mia dignità di uomo libero, al mio costume di schiettezza, ai miei doveri nei confronti della Nazione. E questo proprio ormai alla fine del mio mandato che appunto va a scadere il prossimo 3 luglio 1992. Questo comportamento mi farebbe violare il comandamento che mi sono dato, per esempio di un grande santo e uomo di stato, e al quale ho cercato di rimanere umilmente fedele: privilegiare sempre la propria retta coscienza, essere buon servitore della legge, e anche quindi della tradizione, ma soprattutto di Dio, cioè della verità. E allora mi sembra meglio tacere.» 

Poco prima di pronunciare questo criptico discorso, era stato accusato dalla minoranza di governo per aver espresso pesanti giudizi sull’operato della commissione di inchiesta sul terrorismo e le stragi, per aver minacciato di bloccare la decisione governativa riguardante il comitato sull’organizzazione Gladio e per aver minacciato lo scioglimento del Csm in caso di inosservanza del divieto di discutere alcuni argomenti. Nel mirino dei detrattori i suoi giudizi sulla Loggia massonica P2, nonostante la legge di scioglimento e le conclusioni della commissione parlamentare d’inchiesta. Le accuse mosse comprendevano anche il suo ostracismo politico e il ricorso continuo alla denigrazione, per prevenire possibili critiche, attraverso esternazioni volutamente eccessive e provocatorie. Date le dimissioni nel 1992, rimase attivo e determinante nella formazione dei governi successivi.  

Conclusioni 

Il confronto tra questi due personaggi politici può riguardare il contesto storico ed ideologico nel quale hanno operato da Presidenti della Repubblica. In entrambi questi scenari la crisi dei valori dello Stato e dei principi fondati della Repubblica ha messo a dura prova la stabilità dei governi. La grande differenza tra Cossiga e Mattarella è sicuramente la maggior trasparenza di quest’ultimo rispetto al suo predecessore. Il fatto che abbia ammesso apertamente –ma sempre a posteriori- di aver preso alcune decisioni non conformi ai protocolli, non fa che confermarne l’ambiguità. 

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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