Accadde oggi, la mattina del 7 dicembre 1941 il Giappone attaccò di sorpresa la base aeronavale statunitense di Pearl Harbor, situata nell’arcipelago delle Hawaii, Oceano Pacifico. L’indomani il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt chiamò quella data il “giorno dell’infamia”, determinando l’entrata in guerra del colosso americano nel conflitto mondiale. Le ritorsioni statunitensi contro il paese del Sol Levante furono molteplici: dal meno conosciuto attacco aereo di Doolittle su Tokyo alle famose detonazioni nucleari su Hiroshima e Nagasaki.

Ma ad oggi come sono mutate le relazioni geopolitiche tra questi due Stati, allora nemici?

LA SVOLTA PACIFISTA DEL GIAPPONE E L’ALLEANZA CON GLI STATI UNITI

L’atto di resa giapponese del 2 settembre 1945 portò di fatto alla fine della Seconda Guerra mondiale. Gli Stati Uniti occuparono però militarmente il suolo nipponico fino all’entrata in vigore del Trattato di San Francisco del 28 aprile 1952. In quella data il Giappone tornò formalmente indipendente, seppur con la condizione di non poter più esercitare il diritto di belligeranza, come dichiara l’articolo 9 della nuova Costituzione. Il Trattato di mutua cooperazione e sicurezza tra Stati Uniti d’America e Giappone siglato nel 1951, in occasione della guerra di Corea, e poi rinnovato nel 1960 ha segnato il definitivo passaggio da nemici a partner strategici. Questo cambio di direzione è valso perlopiù alla necessità statunitense di costruire un modello di successo occidentale contro l’ideologia comunista. Durante gli anni della Guerra Fredda il Giappone diventò pertanto il baluardo contro il comunismo in Asia. Tale intesa è però da considerarsi una relazione a tutti gli effetti asimmetrica: il paese asiatico è stato definito il “junior ally”, ovvero l’alleato “minore” della coalizione.

QUAD E RIARMO MILITARE: LA STRATEGIA CONTRO CINA E COREA DEL NORD

Il bilaterale Usa-Giappone si è col tempo rafforzato, soprattutto in tempi recenti, per far fronte alle minacce emanate dalla Cina e dagli sviluppi missilistici della Corea del Nord. Durante l’amministrazione Trump non sono mancati punti di tensione, come il ritiro degli Stati Uniti dal TPP (TransPacific Partnership) e dall’estensione americana al Giappone delle tariffe su alluminio e acciaio. Nonostante ciò, il primo ministro nipponico Shinzo Abe ha cercato di mantenere solida la “special-relationship” con numerosi faccia a faccia e colloqui. Il premier Abe è considerato il principale promotore dell’intesa del Quad: coalizione militare anticinese tra Australia, Giappone, India e Stati Uniti. Per fare ciò il primo ministro giapponese ha riformato la Carta del paese ai fini di rendere costituzionale il ricorso al principio di difesa collettiva. Gli ultimi sviluppi internazionali, basti pensare alla guerra in Ucraina e al rischio nucleare nordcoreano, hanno inoltre spinto l’odierno primo ministro Fumio Kishida a proporre un innalzamento del pil nazionale dedicato alle spese militari dall’1 al 2 per cento nei prossimi cinque anni. Con l’amministrazione Biden quindi si è consolidata particolarmente la partnership militare: a un sostanziale potenziamento della marina militare giapponese si è avvicendato anche l’acquisto recente di un sostanzioso numero di F-35 americani.

LA FORTE INTERDIPENDENZA ECONOMICA NIPPO-STATUNITENSE

Dal punto di vista economico i due paesi sono fortemente legati: tante interdipendenze sono infatti nate e si sono sviluppate proprio negli ultimi 70 anni. Ciò fa del Giappone uno dei principali partner degli Usa, essendo il secondo paese mondiale per gli acquisti dei titoli del Tesoro statunitense e il terzo per surplus negli scambi commerciali tra export e import. Il già citato ritiro degli Stati Uniti dal TPP, ovvero la guerra commerciale di Washington nei confronti di Pechino e le misure protezioniste adottate anche nei confronti di merci giapponesi, ha però messo in difficoltà l’economia del paese asiatico, fortemente basata sulle esportazioni e sul libero mercato. In merito a ciò il paese del Sol Levante ha ripiegato su un sostanziale allargamento della sua linea commerciale, con la realizzazione della RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership), la zona di libero scambio più grande a livello internazionale. Tale area coinvolge gli Stati dell’ASEAN, tra cui anche la Cina, la Corea del Sud, l’Australia e la Nuova Zelanda.

Alti e bassi hanno pertanto sempre caratterizzato le relazioni bilaterali tra Giappone e Stati Uniti d’America, sin da quando gli americani nel 1853 aprirono forzatamente il paese orientale agli scambi commerciali con il mondo occidentale tramite il porto di Tokyo. Resta però la volontà, da parte di entrambi, di mantenere la “special-relationship dal punto di vista geopolitico, in quello che è il complesso scacchiere del Pacifico e dell’Asia orientale.

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