Immaginate di trovarvi a Teheran, l’immensa capitale iraniana, e di essere appena saliti su un taxi dove alla guida vi accoglie un simpatico signore paffuto con il berretto e gli occhiali. Immaginate però che l’autista in questione sia proprio il famoso regista iraniano Jafar Panahi, che sta girando il sequel di Taxi Teheran, un docufilm interamente ambientato all’interno di un tassì. La vettura parte, tuttavia una manifestazione blocca la strada e crea un ingorgo anomalo. Una grande folla, perlopiù composta da ragazze che agitano delle ciocche di capelli tagliati, urla e contesta per l’uccisione della ventiduenne curda, Mahsa Amini. La ragazza infatti è stata uccisa dalla polizia morale della capitale lo scorso 16 settembre per non aver indossato correttamente l’hijab, il velo islamico.

La donna: il ritratto che ne fa Jafar Panahi

In un’ipotetica trama di Taxi Teheran II, probabilmente Panahi avrebbe preso la videocamera e documentato la manifestazione. Il regista in questione d’altronde ha sempre cercato di descrivere luci e ombre della sua società, incentrando tra l’altro molti dei suoi film sulla figura della donna in Iran. Tra le sue influenze maggiori c’è il suo maestro Abbas Kiarostami, suo connazionale di grande fama, da cui riprende lo stile estremamente realista e minimalista, vagamente pasoliniano. Ed è proprio la realtà della vita quotidiana la dimensione narrativa centrale dei film di Panahi. Ad esempio Il Cerchio presenta un intreccio di storie di ragazze diverse, tutte coinvolte in dinamiche precarie, apparentemente sconnesse tra loro. Il filo rosso che però congiunge queste vite è l’ideale di libertà e la voglia di fuggire dalle regole rigide imposte da secoli di tradizioni. Emergono le ristrettezze economiche e i tabù più scomodi: dal divieto di fumare in pubblico al divieto di viaggiare senza avere un accompagnamento maschile o una tessera universitaria.

L’analisi della società iraniana

Non mancano quindi le critiche alla struttura sociale: nel sopracitato Taxi Teheran, uno dei personaggi presentati è un uomo in fin di vita, coinvolto in un incidente stradale, che utilizza le sue ultime parole per attestare alla moglie le sue esigue proprietà. In caso di mancato testamento infatti in Iran i beni di un marito passano in automatico ai familiari maschi, e quindi a fratelli o cugini. Di qui la chiara denuncia a un sistema gerarchico che isola a prescindere la donna e la pone ai margini della società. In Offside (“fuorigioco”) invece troviamo la storia di un gruppo di ragazze che provano a seguire una partita di calcio della nazionale, nonostante lo stringente divieto per le donne di assistervi. Allo stadio subito vengono arrestate e costrette a restare in una stanza, sorvegliate da delle guardie. Ciò che emerge però è l’artificiosità delle restrizioni: i soldati sorvegliano le ragazze più per paura del loro capo severo, che potrebbe arrivare da un momento all’altro, che per la regola in sé, tra l’altro dando loro dei commenti sugli esiti della partita.

Generazioni a confronto nell’Iran attuale

Trois Visages invece racconta la storia di tre attrici iraniane ritratte in tre fasi differenti della loro carriera: la prima è l’attrice affermata Behnaz Jafari, che viaggia insieme a Panahi alla ricerca di Marziyeh, una ragazza che le ha chiesto aiuto in quanto costretta a smettere di recitare a causa della rivoluzione. La terza è un’aspirante attrice relegata con la seconda in un’abitazione strettissima: entrambe sono ostracizzate dal villaggio nel quale vivono. Durante il viaggio nel nordovest rurale del paese emerge l’ironia, la semplicità e l’assenza del tempo, soprattutto in quella che sembra essere una società bloccata da una cultura di apartheid di genere inamovibile.

Attualmente Jafar Panahi è sotto arresto dall’11 luglio 2022, ma sicuramente il noto cineasta, se ne avesse la possibilità, non mancherebbe l’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sul tema dei diritti delle donne. Soprattutto per documentare quanto sta accadendo nelle università e nelle piazze di Teheran negli ultimi mesi.

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