Un’attitudine che accomuna molti cittadini romani, sottoscritto incluso, è sicuramente quella di sottovalutare l’enorme portata culturale del patrimonio artistico e storico di Roma. In parole povere, forse ci si è talmente abituati a vivere in una città così importante e densa di significati che non ci si affascina più, non si prova più quel gusto di novità, o forse non ci si impegna abbastanza per scoprire l’Urbe. Roma è da riscoprire ogni giorno, perché ogni volta ha da offrire qualcosa di nuovo, qualcosa di inedito. È una città in continuo mutamento, sia dal punto di vista sociale che demografico. È una città vivace, piena di vitalità e movimento: ogni giorno migliaia di cittadini romani risiedenti nelle periferie o addirittura pendolari ancora più lontani compiono una vera e propria transumanza per recarsi nei luoghi di lavoro o di istruzione. In questa ottica di continuo riempirsi e svuotarsi, la Città Eterna è veramente un luogo in cui modernità e storia si incontrano, uno spazio in cui turisti e cittadini autoctoni si incrociano, si mischiano tra loro, hanno qualcosa in comune: lasciarsi stupire continuamente da un qualcosa di nuovo.

Specialmente con il periodo della pandemia, nella quale le nostre routine e abitudini hanno subito uno stop e una limitazione spaziale, per i cittadini delle grandi città d’arte c’è stato un riaffiorare prorompente del desiderio di visitare i rispettivi centri storici. In un certo qual modo di riappropriarsi della città. Quasi fosse stato tolto loro un pezzo di identità cittadina, quando invece la si è avuta a disposizione fino a quel momento ma forse non la si è valorizzata abbastanza, o meglio, non è stata esperita e vissuta coscientemente. In tal senso le immagini delle città deserte, veicolate dai media nei primissimi tempi del lockdown, sono emblematiche. È il centro storico che ha subito maggiormente questa menomazione: come se il Colosseo, spoglio della consueta presenza di innumerevoli turisti, perdesse una parte essenziale di sé. Questa “iconodemia” di immagini di luoghi deserti hanno esplicitato il cambio di ruolo del cittadino da attore a spettatore. Emerge pertanto la componente principale della valenza di un posto turistico: la sua presenza umana. È come se il patrimonio, in questo caso della città di Roma, risiedesse anche nelle relazioni, oltre che nei monumenti.

DALLA PANDEMIA AD OGGI: I DATI DEL TURISMO A ROMA

Secondo i dati dell’Ente Bilaterale Turismo del Lazio (Ebtl), il 2022 non è stato propriamente l’anno di rinascita per l’economia turistica di Roma, ma lascia intravedere una speranza. Rispetto all’ultimo anno pre-pandemico, ovvero il 2019, il 2022 ha infatti registrato il 33% di visitatori in meno. Il 2020 in tal senso ha determinato un crollo degli arrivi di turisti che ancora oggi non è stato colmato: il periodo di massima emergenza sanitaria ha influito sul primo anno della pandemia con soli 2.5 milioni di turisti. All’inizio della pandemia, quando il decreto dell’ex-premier Giuseppe Conte regolamentò il lockdown di marzo 2020, a Roma rimasero solamente 80 alberghi attivi su un totale di 1200. Una situazione a dir poco drammatica che nel 2021 è migliorata di poco: 3.6 milioni di arrivi. A pesare sul bilancio dell’ultimo anno appena conclusosi sono stati i primi mesi, che hanno visto l’Italia ancora alle prese con le restrizioni e le chiusure.

Una componente strutturale che è altrettanto in crisi nel settore del turismo poi sembra essere la mancanza di personale specializzato: rispetto al 2019 è diminuito del ben 24,2%. Federalberghi, l’associazione che rappresenta le istanze e gli interessi degli albergatori, commenta tale situazione descrivendola come una “crisi di vocazione” dei lavoratori del settore ricettivo. Si ricercano receptionist, cuochi e camerieri.

I dati che si apprendono dall’ Ente Bilaterale del turismo, però, sono anche incoraggianti. Nel complesso, per Natale 2022, sono stati registrati 210 mila arrivi negli esercizi ricettivi della Capitale. Numero che sorpassa di oltre il 60% i dati relativi allo stesso periodo dell’anno passato. Il culmine si è avuto il giorno dell’Epifania, il 6 gennaio. I mezzi pubblici romani sono stati colti di sorpresa dall’enorme flusso di cittadini e turisti: per il grande volume di persone sono state chiuse o contingentate alcune stazioni della Metro A per ragioni di sicurezza. Anche la celebre Via del Corso è stata chiusa dal Comune per l’enorme mole di persone che vi si sono riversate. Sicuramente hanno contribuito a tutto ciò anche i funerali e l’esposizione della salma del papa Emerito Benedetto XVI, con i conseguenti pellegrini e devoti che sono accorsi per assistervi.

Si tratta di un segnale che avvisa il ritorno alla normalità pre-pandemica? Non si può dire con certezza, ma una cosa è chiara: turisti e cittadini romani hanno ricominciato a popolare l’Urbe. Si sono mischiati tra loro per le vie del centro, nei negozi e nei monumenti storici: i primi a scoprire Roma per la prima volta, i secondi a riscoprirla e per viverla sicuramente in maniera più cosciente.

UN CITTADINO ROMANO ALLA RISCOPERTA DI ROMA

Tra i cittadini romani che hanno ritrovato il gusto per la Città Eterna c’è il sottoscritto: troppe volte ho dato per scontato la presenza di monumenti e luoghi storici geograficamente vicini a me. Perciò è nata la voglia di vedere la Capitale dal punto di vista di un turista, ovvero come se la vedessi per la prima volta. Ho scelto pertanto di visitare i luoghi simbolo più importanti di questa città, con lo stupore e la meraviglia che possono suscitare ogni volta.

Il Colosseo. Per antonomasia rappresenta Roma in tutto il mondo e nelle cartoline troneggia come immagine-effigie inconfondibile. Però sorprendentemente ci capito quasi per caso, in un tardo pomeriggio. Mi ritrovo nei pressi del monumento avendo finito un convegno di università presso la Società Geografica Italiana, e mi accorgo su Google Maps, mentre mi accingo a tornare a casa, che a pochi metri di distanza c’è il Colosseo, che tra l’altro non visitavo da molto tempo. Decido quindi di recarmici immediatamente, prendo un bus 100% elettrico – mai visto nelle periferie e altrettanto suggestivo – e in pochi minuti arrivo. Inizialmente faccio capolinea tra i cantieri della Metro C ancora in costruzione, e un po’ disorientato li sorpasso per vedere finalmente il monumento. Tra lo stupore che mi suscita e l’emozione, cerco di vederlo da più angolazioni, facendo le foto migliori nelle mie capacità e del mio smartphone. Mi accorgo che spesso vengo osservato dai turisti che sono presenti lì, forse si chiedono come mai mi stupisca così tanto. Ma mi rendo conto altrettanto che sono anch’io, sotto tutti i punti di vista, uno di loro. Mi allontano leggermente verso l’Arco di Costantino per fare degli scatti più completi, mentre resto ad ammirare con stupore e meraviglia sognante il panorama che mi si presenta davanti.

Arco di Costantino e Colosseo
Arco di Costantino e Colosseo sullo sfondo

Verso le festività di Natale, nelle quali come detto in precedenza si è registrato un picco altissimo di turisti nel centro storico di Roma, è di abitudine in famiglia la visita a Piazza San Pietro in Vaticano. Ancora una volta mi sembra di giocare a nascondino tra i turisti, anche perché solo dai tratti etnici e dalle lingue parlate che sento mi sembra veramente di essere in una metropoli cosmopolita. Ho la sensazione di essere strano io ad aver dato per scontato quel luogo, mentre leggo la meraviglia negli occhi dell’enorme folla che mi circonda. Ammiro il “Cuppolone” della chiesa più famosa al mondo, l’obelisco e il gigantesco albero di Natale pieno di luci e giochi di colore postogli accanto. C’è un’enorme calca poi per vedere il presepio, che ogni anno cambia in stile e aspetto, però pian piano la missione va a buon fine: riusciamo a vederlo anche per pochi minuti. Segue una lunga e calma passeggiata per via della Conciliazione, fino al suggestivo Castel Sant’Angelo. Qui rimango colpito dai molti artisti di strada e dalle imponenti statue degli angeli che adornano il ponte che porta al castello, prima fra tutte quella del maestoso Arcangelo Michele.

Piazza San Pietro a Natale
Piazza San Pietro a Natale
Statua di San Michele a Castel Sant'Angelo
Statua di San Michele a Castel Sant’Angelo
Presepio di legno a Piazza San Pietro 2022
Presepio di legno a Piazza San Pietro 2022

Ultima, ma non meno importante, è stata la visita ai Musei Capitolini. La cosa che mi ha colpito maggiormente è stato vedere con quanto entusiasmo e ammirazione i turisti stranieri, perlopiù francesi in quel giorno, ammirassero le opere scultoree di epoca romana e non. Alcuni di loro addirittura hanno fatto la fila per poter farsi un selfie con la statua di turno. Come se, ad esempio, la statua equestre di Marco Aurelio, in maniera figurata si intende, scendesse dal suo piedistallo di rigidità e di mitizzazione formale per creare un rapporto anche divertente e giocoso con il turista di turno. Altro aspetto da sottolineare è stata la vista mozzafiato che i musei danno sui Fori Imperiali, i quali sono veramente da considerarsi un museo “a cielo aperto”.

Statua Equestre di Marco Aurelio
Statua Equestre di Marco Aurelio
Statua della Lupa e Romolo e Remo
Statua della Lupa capitolina con Romolo e Remo
Vista Fori Imperiali dai Musei Capitolini
Vista Fori Imperiali dai Musei Capitolini

I FONDI DEL PNRR E GLI INVESTIMENTI CAPITOLINI NEL SETTORE DEL TURISMO PER IL 2023

Decisamente abilitante a questa esperienza è stata la Mic card, una tessera che il Comune di Roma ha adibito a favore dei soli cittadini romani per incentivarli a visitare molti musei e siti archeologici dell’Urbe. Tale iniziativa va incontro e intercetta il sentimento inespresso di quei tanti cittadini che si sentono ignoranti rispetto alla conoscenza della propria città, e che però hanno la buona volontà di conoscerla più approfonditamente. Insieme a questa iniziativa se ne aggiungono e fanno da sinergia molte altre. La più nota è sicuramente la prima domenica del mese, grazie alla quale tutti i musei e parchi archeologici statali, a livello nazionale n.b., danno l’accesso gratuito in quel giorno. Per non parlare dei numerosi piani strategici e di comunicazione, anche antecedenti al Covid, come il progetto Futouroma (2019-2025) o “Caput Mundi – new generation EU”. Fino ad arrivare agli ingenti investimenti messi in atto grazie al PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il quale ha stanziato ben 2 miliardi e 400 milioni di euro al settore turistico.

Insomma, le premesse per un nuovo futuro nell’economia del turismo ci sono, e ciò fa ben sperare che nel 2023 si abbiano tutte le carte in regola per una ripresa più decisa. Il capitale turistico di Roma ha un enorme potenziale, forse ancora non del tutto espresso, che bisogna valorizzare con decisione e tanta passione.

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