SCUOLA E SOCIALIZZAZIONE: come i bambini e i ragazzi vivono l’emergenza

Alla chiusura delle scuole molti bambini a casa hanno gioito perché immaginavano una specie di vacanza in cui poter stare a casa con la mamma e il papà, senza doversi preoccupare di fare i compiti o di alzarsi presto la mattina. I giorni sono diventati sempre di più e anche nei più piccoli si è fatta strada la consapevolezza che non era per nulla una vacanza. Non si può andare a scuola, ma nemmeno al parco giochi, a trovare i propri amici, i nonni, non si possono fare le passeggiate la domenica. L’unica cosa che si può fare è stare a casa perché i grandi dicono che fuori, dove prima si poteva giocare e vivere senza pensieri, c’è qualcosa di pericoloso, che fa male. 

Anche nella fase due della lotta all’epidemia da Covid-19, la “fase di convivenza con il virus”, le scuole di ogni ordine e grado resteranno chiuse. In Italia sono molte le famiglie in cui entrambi i genitori non si sono potuti tirare indietro in un momento così difficile perché il loro lavoro resta fondamentale e quindi sono costretti a pensare la soluzione migliore per i propri figli, che invece devono restare a casa. Ci sono anche molti genitori a cui è concesso lavorare da casa, ma non risulta facile neanche a loro gestire e conciliare vita lavorativa e vita famigliare.

Molti sono anche i genitori soli, che in questo momento magari non possono contare sull’aiuto di nonni e zii per tenere occupati i propri bambini. In ogni casa si vive una storia diversa e di giorno in giorno si deve costruire qualcosa che possa permettere a delle piccole coscienze di capire, di non perdere la curiosità e la spensieratezza che le contraddistingue. Non viene a mancare soltanto l’aiuto e il pilastro fondamentale della scuola, che contribuiva a fornire un’educazione pensata su misura di bambino, ma anche altri spazi, centri di attività e di socializzazione fondamentali per la crescita sociale ed emotiva.

Mentre per i ragazzi più grandi la didattica a distanza può essere un punto di riferimento che possa tenerli attivi ed occupati, per i bambini più piccoli non è sufficiente perché non sono autonomi e non possono studiare o tenersi impegnati da soli. Hanno bisogno di un costante punto di riferimento e ora possono trovarlo solo in un genitore. Tuttavia non è affatto facile sopperire al ruolo degli insegnante e alla professionalità pedagogica da questi detenuta, soprattutto in una fase scolastica cruciale come quella della materna.

Elena Bonetti, ministro per la famiglia e le pari opportunità, propone la riapertura dei parchi consentendo ingressi a piccoli gruppi e annuncia proposte di aiuto per le famiglie: un bonus baby sitter da 600 euro, il prolungamento dei congedi parentali (validi per chi fa figli fino a 12 anni e che in questo momento di emergenza copriranno il 50% dello stipendio) per altri 15 giorni e poi un assegno mensile per ogni figlio di età inferiore ai 14 anni da aprile a dicembre 2020.

Restano comunque delle problematiche come ad esempio il fatto che il bonus baby sitter non è in grado di coprire le ore che i genitori dovranno passare al lavoro in un momento di elevata crisi economica per molte famiglie. Inoltre preoccupa anche lo stato di salute dei baby sitter che, entrando nelle case, non possono garantire sul proprio stato di salute, contrariamente magari a una struttura pubblica che potrebbe richiedere i tamponi per i vari educatori e misurare la temperatura all’arrivo sul proprio posto di lavoro. 

Vari comuni lavorano per trovare soluzioni conformi e per gestire una delle tante emergenze nell’emergenza, per tentare di far ripartire almeno in parte i servizi dedicati all’istruzione.

Flavia (nome di fantasia) è una madre con due bambini piccoli che svolge un lavoro tra quelli che non si è potuto fermare perché fondamentale ed essenziale anche durante l’emergenza, così come suo marito.

Come riesce a conciliare e affrontare le ore di lavoro senza il sostegno della scuola materna o dei centri estivi?

Sia io che il padre dei bambini anche durante l’emergenza dobbiamo uscire e andare a lavoro ogni giorno e inizialmente siamo stati colti da stress, tensione e anche in parte dalla rabbia. Non è facile stare tutta la giornata fuori, inconsapevoli di cosa puoi “trovarti di fronte”, e poi tornare a casa da loro e fare di tutto per tenerli al sicuro. Quindi appena arrivo a casa il primo pensiero non può essere di correre a salutarli, voglio prima assicurarmi di essere “pulita” il più possibile.

Fortunatamente i bambini possono stare con la zia perché altrimenti avremmo dovuto cercare e affidarci alla figura esterna di un baby sitter per tenerli a casa. Oltre le scuole anche i centri estivi restano chiusi e non è ancora prospettata la possibilità di un adeguamento degli spazi nemmeno per un numero ristretto di bambini. Allo stesso modo i parchi vicino casa restano chiusi e i luoghi dove i bambini svolgevano le attività extra scolastiche sono anch’essi bloccati per favorire il contenimento del virus.

Come influisce sui bambini la mancanza di un’istruzione fatta su misura per loro e di una socializzazione che possa permettere la crescita?

La mancanza di socializzazione è per entrambi molto complessa: di frequente chiedono quando potranno rivedere i propri amici e tornare a scuola, a fare le attività. Se in un primo momento hanno accolto la notizia con gioia, pian piano anche in loro è cresciuta una maggiore consapevolezza. Per quanto riguarda la loro istruzione sicuramente per il più grande, che il prossimo anno dovrebbe iniziare un nuovo percorso, sarà difficile colmare le mancanze derivate da questo periodo di assenza di un’educazione fatta proprio per lui e ci vorrà anche una maggiore attenzione da parte nostra per seguirlo ed incoraggiarlo a riprendere il ritmo. Così anche per la più piccola, che si era appena inserita, non sarà poi così facile e immediato ripartire.

Noi siamo fortunati perché abbiamo strumenti che ci permettono di tenerli attivi e che mantengono viva la loro curiosità: ad esempio alcune piattaforme online e alcune indicazioni da parte degli insegnanti. Abbiamo creato anche piccole attività da svolgere in casa cercando di invogliarli e incuriosirli, assecondando il loro umore. Tuttavia ci sono alcuni meno fortunati che hanno meno disponibilità e certamente per loro provare ad aiutarli risulta più complesso.  

Le indicazioni fornite dalle istituzioni risultano chiare ed esaustive o ci sono incomprensioni notevoli?

C’è stata poca chiarezza e molta libera interpretazione, sia da parte dei privati che dalle varie istituzioni locali. Ciò che può maggiormente destabilizzare è proprio il fatto che ognuno nel suo piccolo ha pensato di poter fare a modo proprio, senza accorgersi della gravità della situazione. Tutti vogliono arrogarsi il diritto, falso e presuntuoso, di potersi gestire da soli in una situazione drastica come questa in cui ci vorrebbe molta più collaborazione e comprensione del solito.

Carla (nome inventato) vive una situazione diversa: è un insegnante e lavora da casa con una bambina piccola che ovviamente non può andare a scuola e con un marito che deve uscire ogni giorno per esigenze lavorative. La mattina e il pomeriggio ,quindi, deve conciliare la didattica a distanza per i suoi alunni con le esigenze e le attenzioni richieste dalla bambina, deve cercare di tenerla attiva e impegnata il più possibile.

Come ha pensato di conciliare la vita familiare e la vita lavorativa?

Essendo io un insegnante non  sto andando fisicamente a lavoro quindi posso stare a casa e gestire anche il tempo della bambina, tuttavia c’è stato bisogno di ripensare e riorganizzare i tempi vista la chiusura di tutti i luoghi in cui ci recavamo frequentemente per svolgere delle attività. La mattina sono comunque impegnata per alcune ore per gestire la didattica a distanza con i miei alunni e quindi in quel momento devo trovare qualcosa che possa tenere impegnata la piccola. Cerco di tenerla attiva e di coinvolgerla attraverso la visione di un film o grazie all’utilizzo di strumenti online sicuri che possano mantenere attivo il suo interesse, la sua curiosità. Durante i primi giorni vedevo che la bambina era più tranquilla e non sentiva la mancanza della scuola e degli amici, poi invece vedendo che anche se stava a casa non le potevo dedicare tutto il mio tempo, a causa del lavoro, ha cominciato a risentirne maggiormente e a essere più nervosa e triste. Bisogna organizzarsi e viverla giorno per giorno perché non ci sono scadenze a lungo termine e vere e proprie certezze.

Quali sono state le domande che la piccola fa più spesso? È incuriosita da questa situazione “nuova”?

Sentendone parlare spesso in televisione oppure me e il papà pian piano ha passivamente assorbito delle informazioni e ha cominciato a costruirsi un suo perché. Poi abbiamo anche cercato di darle delle informazioni fatte su misura per lei e ha iniziato a rimandare tutto ciò che vuole fare alla “fine del Corona virus”. Negli ultimi tempi però è come se si stesse convincendo che tutto questo forse non finisce e quindi il suo vero problema, quello che la rattrista di più, è proprio non sapere quanto tempo ci vorrà ancora. Questa è comunque un’esperienza che i bambini si porteranno dietro e anche quando sarà passata l’emergenza si ritroveranno privi di quella leggerezza propria dell’infanzia. Anche in un ipotetico ritorno a scuola i loro modi, i loro comportamenti saranno comunque “controllati” e magari li resterà quella parte di paura che verrà superata in tempi abbastanza lunghi. Cambia tutto, anche il semplice uscire per andare al parco o per fare una passeggiata: noi grandi siamo comunque preoccupati e loro di conseguenza, come per riflesso, sentono che non possono giocare ed essere tranquilli.

In qualità di insegnante, invece, come sta affrontando il suo lavoro attraverso la didattica a distanza?

Da una parte è qualcosa di positivo perché permette di mantenere un contatto con i ragazzi anche in modo da non farli sentire abbandonati in qualcosa per cui sentono comunque il bisogno del docente. Inoltre è utile anche per tenerli impegnati e non lasciare che si abituino a questa situazione di “anormalità”: la mattina hanno comunque un orario da rispettare e anche il rischio di perdere il ritmo viene in parte scongiurato. D’altra parte ho dei dubbi sulla validità degli strumenti utilizzati da questa nuova forma di didattica: ad esempio le piattaforme utilizzate presentano limiti che richiederebbero forti miglioramenti, poi non tutti i ragazzi dispongono degli strumenti necessari. È un tipo di formazione che forse unita alla didattica frontale, in aula, potrebbe funzionare ma così tende a restare molto limitata e fine a se stessa. Sicuramente al ritorno in classe ci saranno delle lacune evidenti e non ci sarà tempo a sufficienza per recuperarle a pieno. Anche conciliare questo tipo di lavoro con la vita privata, in questo momento difficili da separare, non è del tutto agevole e c’è un considerevole aumento di stress.

Gli studenti che stanno vivendo in questo periodo la maturità che preoccupazioni hanno?

Sono sicuramente i più preoccupati e con maggiori ansie perché stanno per concludere un percorso e otterranno un risultato che comunque si porteranno dietro. Sono gli alunni che partecipano di più perché sono consapevoli che la loro valutazione avrà un peso sulla propria formazione. Sono molto confusi perché mancano delle informazioni chiare e concrete che loro continuano a chiedere a noi insegnanti, ma in realtà neanche noi possiamo rispondere alle loro domande. Attualmente non c’è ancora un decreto specifico per la maturità 2020, di conseguenza ancora non si conoscono le modalità effettive in cui verrà svolto l’esame.

Importante è evitare che sia i bambini, che i ragazzi più grandi restino da soli ad affrontare una situazione che appare più grande di loro. In seguito alla perdita di parte del sostegno dell’istituzione scolastica e delle attività di socializzazione, bisogna investire il più possibile su di loro e tentare di migliorare le iniziative a loro rivolte. In tal modo non solo si potrebbe agevolare e continuare a sostenere la loro crescita sociale, emotiva e formativa, ma si andrebbe incontro anche a molte famiglie che non riescono da sole a far fronte a troppe emergenze contemporaneamente.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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