Il Dpcm del 3 Novembre 2020 ha disposto la sospensione su tutto il territorio nazionale dei luoghi della cultura e degli spettacoli teatrali e cinematografici. Un fulmine a ciel sereno per il già provato settore dei beni e delle attività culturali. A ciò si aggiunge una didattica scolastica da mesi svolta su piattaforme digitali non sempre accessibili a tutti. La crisi ha messo a nudo fragilità economiche e sociali da sempre presenti ma spesso  ignorate. Il rischio ora è quello di danneggiare profondamente il portato culturale della popolazione. Un quadro per nulla roseo. Eppure una speranza c’è ancora. Social media: una speranza per la cultura Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Da Manzi agli hashtag: l’influenza positiva dei media
Era il 15 novembre 1960 quando la Rai mandò in onda “Non è mai troppo tardi”, programma condotto da Alberto Manzi. L’obiettivo della trasmissione era sfruttare la televisione per insegnare lettura e scrittura agli italiani ancora in larga parte analfabeti o parzialmente tali. Grazie a queste lezioni a distanza quasi un milione e mezzo di persone riuscì a conseguire la licenza elementare. Il programma ebbe grande successo anche all’estero venendo imitato da settantadue paesi. Nel 1968 la Rai sospese la trasmissione: la frequenza alla scuola dell’obbligo stava aumentando.
Ad oggi la televisione non è più l’unico dispositivo attraverso il quale informarsi. Computer, tablet e smartphone garantiscono l’accesso ad un numero spropositato di informazioni e  sono diventati parte integrante della nostra vita. Piattafrome come You Tube, Tik Tok, Instagram e servizi di streaming in abbonamento come Netflix stanno sempre più spopolando tra i giovani. Grazie al loro dinamismo e alle forme espressive sempre nuove, riescono a catturare l’attenzione del fruitore e ad influenzarne il comportamento. Lo sa bene il premier Giuseppe Conte: ha recentemente chiesto alla celebre influencer Chiara Ferragni di aiutarlo a diffondere un video invito all’uso della mascherina. E lo saprebbe Walter Tavis, autore di “La regina degli scacchi”, da cui Netflix ha recentemente tratto una serie omonima. Dalla sua messa in onda il libro è divenuto Best Seller a 37 anni dalla sua prima pubblicazione. Triplicate anche le vendite di scacchiere su Ebay. Media potenti, in grado di influenzare il nostro comportamento e per questo spesso sotto accusa. La verità però è che questi strumenti digitali possono rivelarsi grandi alleati nella lotta contro la crisi del settore culturale.
Ne è un esempio il London National Theater che la scorsa primavera ha lanciato un servizio di streaming dedicato: “National Theater at Home”. Una volta a settimana si caricava su YouTube una tra le più amate produzioni inglesi.  Antonio e Cleopatra, Frankenstein, Jane Eyre, tanto per citarne alcuni. L’accesso era illimitato per i primi tre giorni dopodiché il video diveniva a pagamento. Il fruitore poteva a questo punto decidere di sottoscrivere un abbonamento ed avere così accesso ad una vasta gamma di ulteriori produzioni archiviate e inedite. L’iniziativa si è rivelata un successo. 15 milioni di visualizzazioni in pochi mesi. Un pubblico internazionale che poteva finalmente recuperare l’esperienza condivisa del teatro. Non esistono barriere fisiche per una piattaforma web di video sharing ed è questo che permette al teatro di rinascere; la cultura e il senso di normalità che ad essa si accompagna si diffondono da Londra a qualsiasi abitazione in cui sia presente un’applicazione YouTube. Aumentare il pubblico signfica anche allargare il bacino dei possibili paganti, ponendo così un freno al dilagare della crisi economica.
Ulteriore prova della fruttuosa alleanza tra media e cultura è rappresentata dallo sposalizio tra alcuni dei maggiori musei europei e TikTok. In una settimana dedicata alla cultura e alla creatività i musei di Madrid, Amsterdam, Parigi e Berlino hanno aperto le porte ai loro capolavori. Attraverso live giornaliere si sono raccontati catturando l’attenzione del pubblico. In Italia, sono state le Gallerie degli Uffizi a realizzare una diretta streaming su TikTok: un tour virtuale tra dipinti e bellissime sculture. Le dirette si affiancavano ad altre iniziative speciali come l’hashtag challenge #museoacasa: se la tua casa fosse un museo come descriveresti i capolavori presenti?
A disposizione degli utenti anche una playlist “MuseoACasa” con canzoni che rimandano immediatamente al mondo dell’arte come  “Il bacio di Klimt” di Emanuele Aloia. L’esperimento si è rivelato vincente suscitando interesse fuori e dentro la community. I capolavori che i musei custodiscono hanno avvicinato anche le generazioni più giovani, mostrando come la storia dell’arte possa essere divertente e attuale. Grazie alla creatività e spontaneità tipica di TikTok l’arte ha scoperto un nuovo codice espressivo. Ciò le ha permesso di restare attuale superando indenne lo scorrere del tempo.
Prospettive inedite si aprono di fronte a noi: offrono ai luoghi di cultura nuove opportunità di crescita, sollecitando e facilitando il contatto con nuovi pubblici. La digitalizzazione può mantenere vivo il patrimonio culturale, può aiutare a riconoscerne il valore e a diffonderlo. Ora più che mai, dunque, occorre superare le incertezze e innovare l’intero settore. Bisognerebbe aprire a quante più risorse possibili e investire in una strategia digitale secondo un piano di sviluppo nazionale comune. Solo così potremo creare straordinarie opportunità di diffusione culturale e nuove forme di fruizione.

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