Chi sono i nuovi poveri e cosa vuol dire essere povero in Italia oggi?
La classe media sta morendo?
Negli ultimi anni è molto più frequente imbattersi in senzatetto che dormono sotto la tettoia di una stazione, sulle panchine di una piazza, o all’interno di edifici abbandonati. Ma sempre più spesso si sente nominare il termine ‘i nuovi poveri’: spesso è gente che conduce ancora una vita ai limiti della dignità umana, portando avanti un piccolo lavoro che consente di non toccare interamente il fondo. Gente che vive sul lastrico e gente che il lastrico lo tocca per davvero avvolto in una tenda, senza metafore. Cerchiamo di intervistare, dunque, due cittadini di Roma che rappresentano queste tipologie, che per il rispetto della privacy chiameremo con due pseudonimi: Luisa ed Ernesto.
Che lavoro fai o facevi?
Luisa:Sono un laureata in Fisica, ancora precaria a 35 anni. Ho aspettato per anni una chiamata per un posto, ma non è mai arrivata. Fino a poco tempo fa ho lavorato in un call center con un contratto part time.
Ernesto: Sono uno Store manager in centro a Roma, nel tempo libero cerco di scrivere articoli online per arrotondare lo stipendio. Devo dire, però, che quasi mai riesco a ritagliarmi del tempo per lavorare online.
Dove sono le vostre famiglie, in che modo vi sostengono?
Luisa: Non ho un bellissimo rapporto con i miei genitori, poiché non hanno mai accettato la mia sessualità e sono dovuta andare via di casa. Ho infranto tutti i miei sogni e la possibilità di proseguire nel mio percorso post-laurea.
Ernesto: Mia moglie è a casa e si occupa dei bambini; purtroppo sono ancora troppo piccoli per sbrigarsela da soli e hanno bisogno della loro mamma. A malincuore la mia compagna ha dovuto rifiutare una nuova proposta di lavoro.
Voltandovi, come pensate di aver toccato il fondo?
Luisa: Lo vede lei stesso, io vivo per strada e la gente mi guarda con gli occhi della pietà, come se avessi speso la mia vita a far nulla. Per vivere da sola ho chiesto aiuto a mio cugino, che mi ha ospitato per qualche mese. La mia presenza era un ingombro e ho dovuto cercare un part time in un call center per pagare l’affitto. 500 euro al mese non bastavano per pagare tutto. Ho accumulato mesi di debiti e il proprietario mi ha convinto ad andarmene dicendomi che avrebbe estinto tutto solo a questa condizione. A Termini ho trovato gente che mi ha offerto la sua ospitalità. La mattina cerco di rendermi presentabile per fare dei colloqui e spero che questa situazione sia temporanea.
Ernesto: Dopo la nascita del mio ultimo figlio è stato un disastro: mia moglie ha deciso di lasciare il lavoro. Non abbiamo nessuno che badi ai bambini. Il mio lavoro era più stabile e redditizio, per questo abbiamo deciso che dovesse essere lei a occuparsi dei bambini. Ma pagare l’affitto a Roma è una croce, per non parlare poi delle bollette alle stelle. Con un solo lavoro è difficile riuscire a vivere.
Cosa pensate l’uno dell’altro?
Luisa: A volte perdere tutto ti da un senso di sollievo, allenta tutto lo stress che comporta mantenere uno status, perché capisci di non avere mai posseduto nulla in questa società. Dormire fuori è orribile, ma possiamo contare sull’aiuto di tante persone di cuore.
Ernesto: Ogni volta che passo dalla stazione Termini vedo uno spettacolo raccapricciante: gente che forse non supererà la notte, avvolta in mille lenzuola sporche, a volte bagnate. Questo toglie il senso alla dignità umana e mi provoca un’ansia incredibile, perché ho paura di far morire di fame i miei figli un giorno, perdere la dignità.
Vi sentite assistiti dallo Stato?
Luisa: Per carità, ho dormito per soli due giorni su una panchina nei presi di Piazza Bologna, a Roma. Le pattuglie sono venute a svegliarmi e a minacciarmi di andare subito via. Il comune ha rimosso le panchine dalle fermate degli autobus per
impedire a gente come noi di passarvi la notte. L’unico sostegno ci viene dato dalla Croce Rossa, che non fa parte di questa triste realtà Italiana, è privata. Ho studiato per cinque anni e ho preso solo una borsa di studio; l’istruzione è uno schifo e non ci sono posti per noi giovani che ci troviamo alla deriva.
Ernesto: Dovrei ringraziare lo stato per i sussidi destinati ai figli? Cosa saranno mai duecento euro in più al mese? Solo l’affitto mi costa 600 euro, e mi ritrovo lontanissimo dal posto di lavoro. Potete minimamente immaginare quanto costi un affitto in centro? E i trasporti? Che dire, i disservizi che subisco ogni giorno mi inducono ad alzarmi due ore prima per paura di arrivare tardi a lavoro. Tutti qui vivono nella po
lemica ma nessuno farà mai nulla, perché nessuno può.
Che amicizie frequentate? Cosa nepensano gli amici?
Luisa: Come ho già detto, ho perso tutto, gli amici che avevo prima non mi hanno mai dato una mano. I veri amici ora sono quelli come me, con cui condivido la quotidianità e cerco di sopravvivere.
Ernesto: Fortunatamente ho amici che mi comprendono e che sono nella mia stessa situazione. Sono grato perché so che nel momentodel bisogno ci saranno sempre. Spesso capita di aiutarsi economicamente quando qualcuno è più in difficoltà dell’altro, ma ritengo il mio caso come molto isolato.