La seconda ondata, pronosticata e tanto temuta, sembra essere giunta alle porte italiane, il virus ha ripreso piede in Spagna, Francia e Regno Unito, ora i contagi aumentano anche nel nostro paese, bisogna però considerare che il numero di tamponi giornalieri è notevolmente aumentato rispetto ai mesi di Marzo e Aprile 2020, le terapie intensive non sono sature come nel periodo di “lock-down”. I rischi sono tuttora presenti, possiamo notare il ritorno di alcune restrizioni, regioni come la Campania hanno imposto chiusure di attività produttive e scuole, le celebrazioni e le feste hanno limitazioni per il numero dei partecipanti e sembrerebbe che in futuro possano presentarsi ulteriori restringimenti. Nuova sfida al virus Sars-Cov-2; a che punto siamo con la gestione dell’emergenza? Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Le regioni si stanno muovendo per rimuovere il “gap” nella gestione del virus, le strutture ospedaliere lamentano in alcuni casi la mancanza di reagenti, tamponi rapidi e macchinari, anche i vaccini influenzali scarseggiano o sono difficili da acquistare nelle farmacie.

La situazione attuale continua a destare preoccupazione; sabato 17 Ottobre, i positivi in Italia sono aumentati di ben 10.925 unità, mentre i morti sono stati 47, oltretutto i dati riportano un abbassamento dell’età media dei soggetti positivi che scende a 50 anni. Secondo gli esperti siamo ancora agli inizi, dipende tutto da come gestiremo i nuovi focolai e dal comportamento dei singoli, che utilizzando senso di responsabilità e seguendo le norme anti-contagio, possono determinare il futuro della pandemia.

Nella prima parte dell’intervista, concessa da D.B. abbiamo compreso, come il Covid-19 sia casuale, nella scelta del corpo da infettare. L’intervistata, ci ha raccontato, come nella vacanza trascorsa con un gruppo di amici soltanto lei sia risultata positiva al rientro, oltretutto come precisa, ogni azione è stata svolta in piena sicurezza, con l’utilizzo di mascherine, igienizzanti e distanze di sicurezza. Con molto rammarico, ha raccontato di esser stata lei, non l’Asl, a mettere in guardia conoscenti e amici, con cui era stata a contatto.

Tornando a trattare della quotidianità dei soggetti positivi, vogliamo analizzare il modo in cui, la sanità pubblica li assiste e quali tutele lavorative, gli vengono garantite, nei giorni di isolamento. Di seguito, riportiamo la seconda parte dell’intervista a D.B.

Ti sei accorta di essere positiva a causa dei sintomi?

Allora ti spiego, tutto ha inizio al rientro dalla Sardegna, a Civitavecchia mi hanno fatto un tampone rapido con esito negativo. Dopo due giorni ho cominciato a star male mi sentivo molto stanca. Io e i miei amici, con cui ero in vacanza, avevamo già programmato di fare il tampone ad un drive-in qui a Roma. Quando sono andata al drive-in avevo già i sintomi, ma escludevo la possibilità di aver contratto il virus, mi sentivo serena. Il caso ha voluto che la notte stessa sono stata malissimo e mi sono recata al pronto soccorso, per cui ho scoperto la positività prima che arrivasse l’esito del drive-in. Grazie ai sintomi ho scoperto di essere positiva, al pronto soccorso mi hanno fatto il tampone e dopo quattro ore circa mi hanno dato l’esito. Menomale che sono andata, perché il risultato del tampone effettuato in macchina non arrivava, eppure i miei amici avevano già avuto una risposta negativa, quindi iniziai a dubitare della veridicità dell’esito positivo in pronto soccorso. Dopo molta attesa mi chiama una signora dall’ospedale Sant’Andrea di Roma che gestisce le analisi per il drive-in nella zona di labaro e mi informa di un problema riscontrato con il mio tampone, non potevano darmi alcun risultato. Viste tutte queste anomalie ho insistito all’ospedale per ricevere un secondo tampone, me lo hanno fatto e ha dato riscontro positivo, cosi mi sono messa l’anima in pace. Ripeto la mia fortuna è stata veramente di andare al pronto soccorso con il presentarsi dei primi sintomi.

Cosa ha fatto il sistema sanitario dopo la tua positività? 

Praticamente, al pronto soccorso dicono di avermi denunciato alla Asl di riferimento, anche il medico di famiglia dice lo stesso, fatto sta che in 45 giorni di isolamento io non ho ricevuto alcuna telefonata dalla Asl, nessuno mi ha chiesto nulla. Sono io che ho avvertito conoscenti, familiari e contatti, perché sono una persona cosciente. I miei amici non sono stati chiamati, le strutture sanitarie  non avendo comunicato con me, non erano a conoscenza dei nominativi di chi avevo incontrato, è spettato a me metterli al corrente.

Raccontaci le tue esperienze con il drive in, come funziona?

Le prime volte mi sono recata nella zona di labaro, e me la sono cavata sempre con tre, massimo quattro ore di fila, ma quando ho riportato un esito negativo, è capitato di andare più volte nell’arco della settimana e ho fatto anche otto ore di fila. Alcune volte sono dovuta tornare a casa, nonostante aver fatto la fila, perché dopo le 18:00 non effettuavano più tamponi, praticamente la regione Lazio dopo quell’ora, non fa inserire ulteriori dati. I tamponi iniziano ad essere eseguiti alle 9, anche 9 e mezza di mattina, immagina che ogni macchina possa contenere da uno a cinque soggetti ed ecco che anche i drive-in sono intasati. L’ultimo tampone che ho effettuato, ho deciso di cambiare zona, sono andata nel drive-in allestito all’interno di un centro carni, sulla Palmiro Togliatti, questo ha una migliore organizzazione, fanno anche saltare la fila ai positivi, cosa che non accadeva a labaro, ogni drive-in ha un metodo di lavoro diverso anche per quanto riguarda la comunicazione del referto.

Quando ti sei negativizzata e sono terminati i sintomi?

Allora ho iniziato a fare dei tamponi con alternanza di risultati negativi, indeterminati e positivi; finché ne ho fatto uno qualche giorno fa e ha dato esito negativo, essendoci ora un nuovo decreto, che prevede la fine della quarantena per chi effettua un tampone negativo, sarei ufficialmente libera, il dubbio però rimane vista l’alternanza degli esiti precedenti. Sono contenta di essere negativa ma appunto non ho certezze che un altro tampone dia un riscontro negativo, sicuramente la carica virale presente nel mio corpo dopo tutti questi giorni sarà veramente minima. Ho fatto quarantacinque giorni di isolamento a partire dal 30 Agosto quando mi sono sentita male. Ho avuto i sintomi ad esempio il mal di testa per quasi venti giorni, la perdita di olfatto e gusto una quindicina di giorni mentre le alterazioni di febbre sono durate un po’ più a lungo, non era una febbre alta ma costante che non scendeva, i farmaci non rispondevano ai sintomi, non essendoci una cura non rimane che aspettare che passi da sé. L’unica cosa che mi ha dato l’ospedale è stata una terapia con antibiotico e cortisone in via preventiva per non far venire un’infezione ai polmoni ed evitare una polmonite. Alla fine, sembra che ne sia uscita, ora devo soltanto attendere il certificato della Asl che mi autorizzi a tornare al lavoro e alla normalità.

Hai ricevuto un certificato di malattia appena saputo di essere positiva? Che tutele hai ricevuto?

Nel mio caso, non sono proprio rientrata a lavoro, mi ero fatta fare un certificato dal medico di famiglia appena comparsi i sintomi. In seguito, ogni settimana quando effettuavo i tamponi, in base all’esito mi veniva fornito un nuovo certificato, mi sono fatta quarantacinque giorni di malattia, sono consapevole di aver privato l’azienda di una risorsa per un lungo periodo, ma non potevo fare altrimenti. Certo sono stata fortunata perché avendo un contratto di lavoro mi viene garantita la malattia, magari altre persone con lavori non regolari, sono dovute stare a casa senza il diritto ad avere la malattia pagata.

Come giudichi l’operato complessivo nei tuoi confronti?

Capisco che c’è molta confusione sul virus, i medici di base fanno fatica a seguire i pazienti, le Asl non sempre sono certe nelle risposte da dare. C’è tanta disinformazione, ogni giorno escono nuove notizie e ulteriori studi, sono consapevole che non sia facile rimanere sempre aggiornati, ora però non mi sento di dover giudicare nessuno, l’emergenza è difficile da gestire per tutti. Nel mio caso non ho contagiato nessun soggetto con cui avevo avuto contatti, quindi è andata bene. Infine, vorrei ricordare a tutti di utilizzare sempre la mascherina, essere responsabili e seguire le norme di sicurezza.

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