Roma: città ingovernabile o governanti incapaci?

“Sono pronta a restituire a questa città lo splendore e la bellezza che merita. Il vento sta cambiando”. Così aveva dichiarato il sindaco di Roma Virginia Raggi poco prima della sua elezione quattro anni fa.

Tra bellezza e degrado

Con più di 2,8 milioni di abitanti e una superficie di quasi 1300 km2, Roma è di gran lunga la città più estesa e popolosa d’Italia. Capitale della penisola dal 1871 (la legge 3 febbraio 1871 n. 33 la trasferì infatti da Firenze a Roma), riveste da allora un ruolo di fulcro per la nazione. Tuttavia, anche prima di allora la sua importanza era ben nota a tutti, sebbene si legasse a ragioni differenti. È stata il cuore politico e spirituale dello Stato pontificio per secoli, è stata un fondamentale punto di riferimento in epoca rinascimentale; fu nel corso del tempo luogo di arte, cultura, religione, internazionalismoe molto altro. Il poeta latino Albio Tibullo vissuto tra il 55 e il 19 a.C. fu il primo a definirla Eterna Urbe, Città eterna. Ma ogni medaglia, si sa, ha due facce. Tanta importanza, ricchezza e centralità portano con sé anche tanti problemi e difficoltà amministrative.

Negli ultimi anni Roma si è trovata in una situazione di perenne crisi in cui decadenza e degrado sembrano essersi sostituiti allo splendore di un tempo. Continua naturalmente ad essere una città straordinaria, tra la le più belle al mondo e molto apprezzata dai turisti. Ma i suoi cittadini, che ne vivono meno le bellezze storico-artistiche e molto più la quotidianità, sembrerebbero apprezzarla un po’ meno. Traffico, sporcizia, inefficienza dei trasporti pubblici, buche, delinquenza e scarsa sicurezza. Queste sono le principali problematiche evidenziate dalla maggior parte dei capitolini. Nel corso degli ultimi anni nessuno aveva saputo cambiare lo stato delle cose, ma la svolta sembrava essere finalmente giunta quando, il 19 giugno 2016, la candidata del Movimento 5 Stelle Virginia Raggi era stata eletta primo cittadino.

Raggi sindaco

Più giovane sindaco della Capitale nonché prima donna a capo dell’amministrazione comunale di Roma, Raggi aveva vinto le elezioni con il 67,15 % dei voti. In lei i cittadini romani avevano riposto grandi speranze per un mutamento che sembrava si sarebbe rivelato epocale. La sfida più difficile – aveva detto lei stessa appena prima di essere eletta – sarebbe stata quella di compiere un primo passo verso il cambiamento della città, lontano da sprechi e privilegi. “Se vinco niente Olimpiadi”. Questo è lo slogan con cui Raggi si era presentata, sostenendo che prima che Roma potesse ospitare un evento di tale portata fosse necessario porre rimedio ai suoi problemi. La sindaca aveva posto dunque un forte accento sulla necessità di effettuare interventi sulla mobilità e i trasporti ma anche sull’importanza imprescindibile di trasparenza, legalità, sostenibilità e decoro della città. Ma la svolta che ci si aspettava non è mai giunta. Cosa è stato fatto nel corso di questi quasi cinque anni?

Mobilità e trasporti

Parliamo di uno dei problemi principali, quello del trasporto pubblico e della mobilità. Le condizioni del trasporto pubblico capitolino sono ormai da anni decisamente critiche. Esso è affidato principalmente ad Atac che secondo i dati del 2018 possiede un parco mezzi di 2710 vetture tra autobus, tram e metropolitana. Nonostante il servizio fornito risulti in leggera crescita rispetto all’anno precedente (+0,8%), risulta invece in calo se paragonato ai dati di cinque anni prima (-6,8%). È presente inoltre uno scarto non indifferente tra servizio programmato e servizio effettuato, soprattutto per quanto riguarda bus e tram. Rispetto al 2017, aumentano le corse soppresse per il servizio di superficie (+27,4%) mentre diminuiscono nettamente per quanto riguarda il servizio metro (-72,1%).

In tale contesto, Raggi ha cercato di sanare una situazione da lei stessa definita “in stato comatoso”. La sua amministrazione ha tentato di rilanciare e rinnovare Atac: 11mila posti di lavoro sono stati salvati, mentre impiegati parenti e amici illegittimamente assunti in precedenza dall’azienda sono stati licenziati. Si è tentato anche di porre rimedio alla situazione del parco mezzi, la cui età media è eccessivamente elevata e i cui guasti sono oltremodo frequenti. Nuovi bus sono stati acquistati, altri ancora noleggiati, minibus 100% elettrici sono stati rinnovati e rilanciati. Sarebbero previsti circa 700 nuovi autobus per il 2021. Inoltre, con il progetto #stradenuove ci si dedica alla manutenzione e riqualificazione della rete stradale cittadina.Roma: città ingovernabile o governanti incapaci?

Rifiuti

Altra questione nevralgica è quella dei rifiuti, che Raggi aveva posto fra quelle di assoluta priorità. Le grandi dimensioni della città e il forte afflusso turistico fanno sì che nella produzione di rifiuti urbani Roma presenti il più alto valore a livello nazionale. Dopo un andamento decrescente dal 2010 in poi, nel 2018 vi è stato un nuovo aumento rispetto all’anno precedente (+2,5%) con ben 1,73 milioni di tonnellate di rifiuti prodotte. La raccolta differenziata è d’altro canto lentamente aumentata, con un leggero arresto nel 2017 seguito tuttavia da una ripresa nel primo semestre del 2019. Si è passati così dal 16,9% del 2007 al 42,9% nel 2019. Nonostante tale percentuale sia ancora inferiore sia alla soglia minima europea del 65% sia al totale italiano del 58,1%, la quota dei rifiuti differenziati della Capitale è maggiore della media degli altri grandi comuni (40,2%).

Al momento dell’elezione, la sostenibilità ambientale era stata inizialmente affidata a Paola Muraro che, indagata, si è dimessa nel dicembre 2016. A lei sono subentrate prima Pinuccia Montanari e poi Laura Fiorini. L’azienda a cui è affidato l’intero ciclo dei rifiuti a Roma è Ama, la cui situazione a livello di bilanci è poco chiara e genera alcuni dubbi. Sulla vicenda, la stessa Raggi ha voluto attirare l’attenzione denunciando il malaffare e tentando al contempo di salvare l’azienda dal fallimento. “Ama è e resterà pubblica. Non fallirà”, ha dichiarato il sindaco nell’ottobre dello scorso anno, sostenendo l’obiettivo di ripulire la città e i bilanci. Ad oggi tuttavia la situazione rifiuti a Roma non sembra affatto migliorata, anzi, sono in molti a lamentare l’aumento della sua drammaticità.

Quattro anni dopoRoma: città ingovernabile o governanti incapaci?

A distanza di più quattro anni, sembrerebbe siano pochi i risultati soddisfacenti raggiunti dal sindaco Raggi e dalla sua amministrazione. Nonostante ciò, ormai giunta alla fine del proprio mandato, Virginia Raggi ha recentemente dichiarato di volersi ricandidare per le prossime elezioni che si svolgeranno nel 2021. La notizia è giunta in parte inaspettata, anche in virtù del fatto che una regola interna al Movimento 5 Stelle impone(va?) che un candidato non ricopra più di due mandati (Raggi è stata infatti anche consigliere comunale a Roma). Nel complesso, il suo operato sembrerebbe non aver affatto ottenuto un riscontro positivo: il 66,8% dei cittadini romani, infatti, non la rivoterebbe.

Raggi si muove tra successi e insuccessi, promesse mantenute e promesse mancate. I problemi della Capitale sono senz’altro molti – grandi e piccoli, evidenti e celati, facilmente risolvibili e complicati – e Roma è senz’altro una città difficile da governare. Dunque, quanto dipende dal sindaco e alla sua maggiore o minore competenza e quanto invece si lega alla presunta ingovernabilità della città?Roma:

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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