Esordio da record

Arrivato in sala sul finire di ottobre, C’è ancora domani, segna il debutto in regia di Paola Cortellesi. Un esordio, caratterizzato certamente dal richiamo di un cinema popolare legato alla tradizione della comicità italiana capace però anche di distaccarsi da quest’ultima.
Brian Arnoldi l’ha definita una “pellicola pericolosa” ma “vincente”. (Con 5.349.211 biglietti venduti per un incasso totale di 36.332.955 €, il film è stato il più visto e col maggior incasso dell’anno 2023 e della stagione 2023-2024).

La storia, ambientata nella Roma della seconda metà degli anni quaranta, alla vigilia del referendum costituzionale, offre una prospettiva e una sensibilità affascinante; il ruolo delle donne riesce a dare un significato profondo a ciò che esse vedono e decidono di raccontare.
Le tematiche della violenza domestica, del diritto allo studio, le piccole e grandi libertà conquistate dalle donne nel corso della storia si modellano sulla figura della protagonista, Delia, interpretata da Paola Cortellesi.

Una protagonista come simbolo: Delia

 Bianco e Nero. Una scelta motivata da Paola Cortellesi sia come un tributo ai film neorealisti italiani del secondo dopoguerra, sia dal tentativo di immaginare rappresentate in questo modo le memorie delle proprie nonne.
Delia si alza dal letto. Un ceffone in pieno viso la sveglia. Un inizio che colpisce, certamente.
Proprio come il suo sguardo, la sua fisicità, i suoi occhi e le sue debolezze.
Delia non rappresenta una donna, rappresenta le donne.
La storia delle loro battaglie, del ruolo loro molto spesso imposto da una società non giusta.
Dalla periferia alle zone della Roma “bene”, liberata e subito occupata dagli americani.
Una protagonista costantemente maltrattata dal marito, da cui subisce violenze fisiche e verbali, una donna che per salvaguardare la solidità della famiglia non ha mai conosciuto una “normalità differente”, una vita diversa da questa.

Un’esistenza, dunque, segnata dal maschilismo dilagante, a cui si aggiunge la povertà e la rovina lasciata in “dono” dalla guerra.

Il suocero di Delia – il Sor Ottorino – ha trasmesso al figlio tale veemenza verbale e fisica.
Una rappresentazione di come, dunque, non dovrebbe svilupparsi un rapporto di coppia e di relazione tra uomo e donna, attuale, nonostante l’ambientazione.

Insita nel racconto la capacità di generare profonde riflessioni in ognuno di noi.
Dagli occhi e dall’espressività della Cortellesi traspare un insieme di emozioni spesso contrastanti. Delusioni, speranze, sensazioni e sogni che si muovono lungo un filo sottile che lega comicità, tradizione e realtà.

Oggi, c’è ancora domani?

La critica cinematografica, nazionale ed internazionale, ha accolto il film in maniera estremamente positiva, in un momento in cui, specie nel nostro paese, quasi quotidianamente assistiamo a strazianti storie di donne vittime, attaccate, barbaramente uccise.
La storia di Giulia Cecchettin, simbolo triste di molte altre, ha riportato al centro del dibattito nazionale i temi del femminismo, del ruolo delle donne, della cultura patriarcale e forse insieme ad essi una domanda, capace di fornire più di una risposta agli interrogativi di una comunità.
C’è ancora domani?

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