Mercoledì 14 agosto 2013 sarà una data decisiva per il conflitto arabo-israeliano. È il giorno in cui inizierà il dialogo tra Israele e la Palestina per riaprire i trattati di pace di un conflitto che dura ormai da più di 60 anni.

A comunicarlo è il dipartimento di Stato americano che ha annunciato un primo incontro tra le parti a Gerusalemme e un secondo nella città di Gerico, in Cisgiordania. Il segretario di stato americano, John Kerry ha auspicato un limite di 9 mesi per la conclusione di un trattato di pace e il riconoscimento dello Stato palestinese da parte di Israele.

L’inizio del dialogo sarà preceduto dal rilascio, previsto martedì 13 agosto, di alcuni prigionieri palestinesi, circa 26, da parte delle forze israeliane, come segno di rilassamento. Tutto questo nel momento in cui Israele ha approvato la costruzione di 800 edifici abitativi in Cisgiordania, storica roccaforte palestinese. Un atteggiamento, quello israeliano, che non promette niente di buono per il dialogo sposorizzato dagli Usa.

Attori principali di questo ennesimo dialogo sono Saeb Erekat, negoziatore palestinese molto apprezzato a livello internazionale e Tzipi Livni, ministra della Giustizia del governo Netanyahu, ex agente segreta israeliana e attuale leader del partito HaTnuah.

I negoziati, incominciati a Washington, sotto la supervisione di Kerry, si incentreranno ancora una volta sui nodi cruciali che hanno accompagnato tutta la storia del medioriente arabo-israeliano: lo status della Palestina, i confini del ’67 e la questione di Gerusalemme.

Quello di Israele, ancora una volta, è un atteggiamento ambiguo ma ben conosciuto: fare buon viso (inizio dei negoziati con i palestinesi sotto l’egida statunitense) a cattivo gioco (approvazione per la costruzione degli insediamenti in Cisgiordania). Se ne sta accorgento anche l‘Uunione Europea che continua il suo braccio di ferro con il governo israeliano sulla clausola territoriale del programma europeo Horizon 2020, il quale prevede un finanziamento di fondi per la ricerca per il territorio israeliano. La clausola blocca di fatto i finanziamenti europei a Gerusalemme Est, Cisgiordania e le alture di Golan. Una decisione, quella europea che alimenta e fomenta molte delle rivendicazioni della Palestina che saranno portate tra una settimana sul tavolo negoziale di Gerusalemme.

 

 

 

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