E adesso? La crisi dopo la pandemia

Novembre 2019. L’Europa e il resto del mondo si preparano per festeggiare la fine dell’anno mentre in Cina l’incubo che avrebbe sconvolto il 2020 stava lentamente avanzando. Prima Wuhan, poi l’intera Cina. Il primo caso in Italia fino all’annuncio della pandemia da parte dell’OMS. Tutti ormai conoscono la storia del Covid 19 e tutti hanno sentito la sua presenza a causa della quarantena, delle restrizioni, del distanziamento sociale. Ed uno degli aspetti che più ha turbato la serenità nel nostro Paese così come nel resto del mondo è quello legato all’interruzione dell’attività economica, accompagnata da seri risvolti negativi sulle prospettive di crescita e da effetti devastanti sui salari e l’occupazione. Tutto questo i lavoratori lo hanno vissuto sulla propria pelle.

LA RISPOSTA DELL’ECONOMIA

All’annuncio del lockdown le autorità economiche iniziavano già ad avere i brividi al pensiero delle conseguenze al momento della riapertura, soprattutto per quel che concerne la liquidità. A questo proposito Christine Lagarde, presidente della Bce, ha incentivato il lancio di un nuovo programma di Quantitative Easing (o Alleggerimento quantitativo) che mira ad all’acquisto definitivo dei titoli di Stato per poi immettere liquidità nel sistema e far ripartire gli investimenti. Il problema è che la crisi creata dal Covid 19 sembra influire sull’offerta e, in maniera meno evidente, anche sulla domanda.

Infatti è stato immediatamente percepito il calo nelle vendite ma tra un periodo più o meno lungo ci si accorgerà anche di come le famiglie non saranno più in grado di consumare. Al momento si parla di “aspettative” che si rivolgono per lo più all’idea secondo la quale i prezzi tenderanno ad aumentare progressivamente causando quindi la tanto temuta inflazione. Effettivamente una riduzione dell’offerta di moneta porta al rialzo dei prezzi ed alla contrazione della produzione ma non bisogna dimenticare che l’Italia è da tempo in recessione a causa della deflazione (prezzi tendenti a diminuire).

Le misure della Bce citate precedentemente sono, in questo senso, orientate a non far precipitare ancora di più la situazione e, anzi, forse anche favorire un incremento nel livello generale dei prezzi per avere effetti positivi sull’occupazione. Ed è proprio quest’ultimo punto che preoccupa maggiormente soprattutto noi Italiani. Un articolo pubblicato su  lavoce.info (magazine online di informazione su temi riguardanti principalmente l’economia) e scritto da Andrea Garnero, economista presso il Dipartimento Lavoro e Affari Sociali dell’OCSE, mostra come la disoccupazione apparentemente sia in calo (6,3%). Questa è un’informazione falsata che non considera il livello degli occupati. Garnero, infatti, sostiene che “ nel solo mese di aprile il totale degli occupati (dipendenti e autonomi) è sceso di 274mila unità, -1,2 per cento. Nemmeno al picco della crisi finanziaria il numero di occupati era sceso così tanto in un mese”.

L’ESPERIENZA

Per capire davvero come la crisi post pandemia sia più vicina di quel che si possa pensare, abbiamo deciso di intervistare due giovani lavoratrici, Francesca e Giorgia.

  • Francesca era una dipendente presso un negozio d’abbigliamento in cui ricopriva il ruolo di addetta alle vendite. Durante il periodo di chiusura dell’attività a causa della crisi sanitaria, le viene annunciato che per lei, a causa delle difficoltà riscontrate, non c’è più posto.

Con l’annuncio del lockdown ti aspettavi di poter perdere il posto di lavoro?

Purtroppo sì, me lo aspettavo. La situazione sicuramente non poteva farmi sperare per il meglio, soprattutto perché ero stata assunta da poco con un contratto a tempo determinato. Questa posizione mi ha resa naturalmente molto più fragile rispetto ad altre mie colleghe impiegate in azienda da molto più tempo.

Come stai vivendo il tempo in attesa di trovare un nuovo impiego?

Non nascondo la difficoltà che provo nel continuare a sperare di trovare velocemente una nuova occupazione. Ho sostenuto già due colloqui ma non ho avuto riscontri positivi. Nonostante ciò continuo la mia ricerca senza focalizzarmi su un unico ambito ma provando ad essere flessibile al massimo.

Hai mai pensato di poterti trasferire altrove, magari anche all’estero, dove le prospettive occupazionali potrebbero essere migliori?

Onestamente no. Sono originaria della provincia di Lecce e mi sono già trasferita in provincia di Torino per lavoro. Non credo le condizioni all’estero possano essere significativamente migliori e per questo spero di poter trovare qui una soluzione anche se al momento la mia disoccupazione sembra non abbia una via d’uscita.

  • Giorgia è occupata presso un’agenzia di grafica e comunicazione pubblicitaria. Gestisce uno studio insieme ad altri due colleghi. Anche lei, come molti altri liberi professionisti, ha da poco ripreso la sua attività, non senza difficoltà.

Cosa hai pensato riguardo la tua attività al momento della riapertura?

Lavorando nell’ambito della comunicazione pubblicitaria, i clienti con cui ho a che fare sono spesso gestori di ristoranti e strutture ricreative, i primi su cui la chiusura forzata ha gravato maggiormente. Quindi ho subito pensato ad un netto calo delle richieste ed i momenti di sconforto non sono mancati.

Cosa è cambiato nelle tue abitudini lavorative? A cominciare dal costo dei servizi che offrite fino alla gestione dell’ambiente in studio.

I sacrifici sono stati tanti, sotto diversi punti di vista. L’organizzazione inerente alla sicurezza e all’igiene è stato uno di questi. Sicuramente ci sono stati dei costi aggiuntivi dovendo adattare gli spazi sulla base delle indicazioni forniteci dall’OMS. In relazione ai prezzi imposti sui servizi, ho cercato di fare il possibile affinché rimanessero stabili e per ora non ho avuto la necessità di effettuare alcun cambiamento significativo.

Credi che in futuro il tuo settore potrà subire degli effetti negativi dovuti alla crisi?

Parlando in base alla mia esperienza credo che essere versatili sia la cosa migliore da fare. Anche se con il tempo sembra sia sempre più complesso riuscire ad accontentare tutte le richieste, non credo che per il settore pubblicitario la crisi possa avere un impatto troppo forte. La componente comunicativa è fondamentale per la ripresa di moltissime attività. Al momento resto positiva e, se necessario, valuterò il da farsi in relazione allo sviluppo della situazione economica.

LE PROSPETTIVE

Abbiamo continuamente sentito parlare di MES, coronabond, operazioni non convenzionali e d’emergenza per scongiurare scenari nefasti ma, alla fine, cosa otterremo? Probabilmente, qualsiasi soluzione ad un problema ne causerà poi un altro. La questione Mes contro coronabond, per esempio, come confermato anche dal prof. Monacelli dell’Università Bocconi, sarebbe stata indistintamente causa di debito; al contempo il livello del debito pubblico rispetto al PIL del nostro Paese interrompe la sua discesa e torna al rialzo; se da un lato la possibilità del lavoro a distanza ha avvantaggiato molti, da un altro altrettanti si sono ritrovati senza più nulla;  l’Unione Europea ha presentato un piano per la ripresa, sostenendo soprattutto gli investimenti privati e le iniziative commerciali con il resto del mondo, ma non tutti i Paesi sono disposti all’apertura, anzi aumentano i sentimenti nazionalistici e la ricerca di un colpevole per la pandemia; attualmente in Italia le autorità stanno lavorando nei così detti “stati generali” per definire un nuovo piano di aiuti e nel mentre le regioni lottano per far ripartire il turismo della stagione estiva.

La nuova crisi si mostra come una battaglia tra chi deve decidere ed è in ritardo e tra chi non può decidere ma non può aspettare. Tutto il mondo ne è coinvolto e nonostante questa consapevolezza non è in grado di restare unito, innescando così un nuovo contagio, forse peggiore di quello di un virus.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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