Emergenza Coronavirus: come riscoprire se stessi e non essere ipercontrollanti, ce lo spiega il Dottor Nello Di Micco

Il Dottor Nello Di Micco

Il Dottor Nello Di Micco, Psicologo, si occupa di violenza di genere aiutando le donne vittime di una situazione di disagio emotivo o esistenziale legato a momenti critici della vita. Curatore di diverse rubriche radiofoniche, televisive e su magazine nazionali, è anche autore del libro “IL TORMENTO DELLE DONNE PER LE INSIDIE DELL’UOMO VIOLENTO”. Il mese appena trascorso, Marzo, potremmo definirlo in un certo qual modo “il mese delle donne” e sarebbe stato bello soffermarci su tanti aspetti che riguardano l’universo femminile, ma ora abbiamo, senza perdere di vista il resto, l’immediato bisogno di fare il punto della situazione su quello che il nostro Paese sta vivendo a causa dell’emergenza Coronavirus.

Dottor Di Micco, come viene definito il panico sociale a livello clinico?

Il panico è una sensazione di paura improvvisa, non innescata dalla riflessione razionale che nasce a fronte di un pericolo reale o percepito, portando irresistibilmente ad atti e comportamenti avventati; spesso ė accompagnato da sintomi fisici quali sudorazione, aumento del battito cardiaco.

 C’è differenza tra panico sociale e psicosi?

La differenza è sostanziale: rispetto al panico la psicosi ė una condizione clinica grave dove il soggetto che ne soffre presenta un’alterazione dell’equilibrio psichico, con una compromissione del funzionamento sociale e adattamento alla realtà. Sintomi tipici che ipotizzano una struttura psicotica sono per esempio il delirio o/e l’allucinazione.

Quali sono gli eventi che maggiormente inducono l’umanità ad esserne vittima?

Non c’è un evento specifico, oltre a delle situazioni oggettive, reali che inducono le persone ad essere vittime ci sono, se così posso dire, degli eventi psicologici quali il bombardamento di informazioni da parte dei mass media, la manipolazione dell’informazione, la frustrazione indotta, la paura disfunzionale, immotivata. Il discorso è un po’ più complicato perché a generare la condizione ci sono diversi fattori che interagiscono a più livelli e contemporaneamente.

La paura, invece, ci corre in aiuto per poterci difendere e tutelare? Sarebbe altresì grave non provare questo sentimento?

La paura ė un’emozione innata che ci permette di attivare delle difese di fronte ad un pericolo: per esempio, in questo periodo è normale avere paura perché siamo di fronte ad un fenomeno invisibile che non possiamo controllare. Allo stesso tempo, però, dovremmo trattare la paura con più razionalità, non dobbiamo farci troppe domande e non dobbiamo essere.

Cosa possiamo fare per affrontare a livello psicologico questa circostanza di Coronavirus nel migliore dei modi?

Un primo passo ė quello di riscoprire noi stessi, la nostra soggettività, i nostri valori, dedicarci del tempo per stare con noi stessi, dedicarci a dei nuovi obbiettivi, sfruttare questo momento dove tutto è sospeso come un tempo per ricaricarci, progettare e rinascere.

Come sarà, secondo lei, la ripresa?

La ripresa sarà lenta perché il Covid-19 ha messo l’economia in ginocchio, credo. Ritengo che sarà un rilancio dove ciascuno di noi si metterà maggiormente in discussione per raggiungere risultati e condizioni migliori dei precedenti, ma anche un momento in cui le persone dovranno fare i conti con il malessere soggettivo che questa emergenza sta generando. Gli italiani sono un popolo meraviglioso e ciascuno a modo suo porterà il proprio contributo per vincere e rinascere in un nuovo splendore.

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