Oggi più che mai si sente spesso parlare della riemersione della destra radicale, neofascista e neonazista, che sta ritrovando e ritagliandosi un nuovo spazio. Hanno influito, naturalmente, diverse ragioni globali, tra cui la crescente disuguaglianza economica, un eccessivo aumento della disoccupazione, nuovi sentimenti avversi agli immigrati e la nascita di nuove forme di totalitarismi. Ad esempio, in Italia recentemente abbiamo assistito al riemergere di nuovi comportamenti populisti, con slogan come “Prima gli Italiani”, che hanno avuto eco anche nel resto dell’Europa, come in Spagna e Germania dove sono nati nuovi partiti di estrema destra, in Francia con Marin Le Pen, in Austria, in Ungheria con Victor Orbàn e ancora nel resto del mondo, come in Brasile con il presidente eletto Jair Bolsonaro. Direttore Claudio Palazzi

la nuova “destra radicale”

Nello specifico, negli ultimi anni l’interesse per l’estrema destra è cresciuto notevolmente e di conseguenza anche i contributi scientifici su tale fenomeno.

Alcuni studiosi definiscono come “destra radicale” quell’area ideologicamente intransigente del neofascismo, nettamente antisistema, irriducibilmente determinata a negare ogni legittimità alle istituzioni repubblicane. In altri termini, la destra radicale risulterebbe una componente minoritaria dell’estremismo di destra: questo lo dimostra il fatto di essere dei gruppi medio-piccoli, il più delle volte assimilabili a sette chiuse, dedite alla violenza, con comuni elementi di ultranazionalismo, autoritarismo, suprematismo bianco, omofobia, antifemminismo, antisemitismo, xenofobia e opposizione all’immigrazione.

Alla base di ciò, si è verificata proprio una crescita di questa tipologia di partiti in Europa. A tal proposito in Italia, si sono proliferati movimenti similari: era il lontano 13 maggio 2001 quando in occasione delle elezioni politiche sulle nostre schede elettorali abbiamo ritrovato i simboli di “Forza Nuova” di Roberto Fiore, del “Partito liberaldemocratico in Europa con Haider” e del “Fronte Nazionale” di Adriano Thilgher; dieci anni più tardi, invece, a partire dalle elezioni amministrative del 2011, farà il suo ingresso in scena anche CasaPound, movimento politico di estrema destra e di matrice neofascista e populista, che dalle elezioni 2013 ha deciso regolarmente di presentarsi con una propria lista autonoma sia in ambito nazionale che amministrativo.

Un fenomeno che spesso è stato, semplicisticamente, ricondotto alla matrice del neofascismo o neonazismo; in realtà si tratta di un qualcosa di estremamente più complesso e “merita” ulteriori approfondimenti. Questi tipi di movimenti se, da un lato, riprendono temi cari al fascismo storico, da un altro lato se ne distaccano, cavalcando tematiche e problemi della società contemporanea.

Fascismo e Neofascismo a confronto

Le differenze tra fascismo e neofascismo sono molte e radicali. Si tratta di un campo dove la politologia ha iniziato a fare il suo ingresso solo di recente: il primo studio in assoluto fu di Renzo De Felice: il Fascismo propone un modello Rivoluzionario e rivolto verso il futuro mentre il neofascismo un modello conservatore che si rivolge al passato.

– Il fascismo basava la proprio ideologia sulla creazione dello Stato Etico Corporativo, prospettiva abbandonata dal neofascismo che non vuole creare uno stato rivoluzionario ma uno stato marcatamente conservatore e gerarchizzato, ispirato alla Germania hitleriana.

– Entrambi i movimenti si pongono l’obiettivo di creare un “Uomo Nuovo” ma quello del Fascismo si situa nel futuro mentre quello del neofascismo nel passato.

– il Fascismo non vede nella violenza un mezzo di iniziazione politica ma un mezzo da utilizzare, se il corso degli eventi lo impone, per arrivare al potere.

– il Fascismo riconosce la libertà di culto e l’importanza della Religione più influente in uno stato in quanto elemento fondamentale della cultura di quel paese mentre il neofascismo è filo-pagano e fortemente anticristiano. Il cristianesimo, visto come processo di secolarizzazione e causa della modernità, deve essere estirpato e sostituito dal culto dello stato.

– nel Fascismo lo stato viene prima del partito mentre nel neofascismo è l’opposto: anche a livello storico il partito fascista affiancò i suoi simboli a quelli dello stato così come affiancò le sue istituzioni a quelle dello stato. Questo è frutto della convinzione ideologica che lo stato, il quale rappresenta la comunità nazionale, è diverso dal partito che, oltre ad essere il depositario della rivoluzione, è un semplice strumento per arrivare allo stato etico corporativo. Nel neofascismo, invece, la volontà del capo e del partito sono totalizzanti e rappresentano la “vera” volontà, anche solo inconscia, del popolo che deve ubbidire e “lavorare per il capo”.

– il Fascismo non si considera un movimento di destra: ha le sue origini nel socialismo nazionale. Il Fascismo si alleò con la destra solo per raggiungere il potere ma le sue preferenze rimasero sempre per i socialisti tanto che, in varie occasioni, Mussolini tentò di riavvicinarsi a loro. Il fascismo usò la destra per i proprio scopi per poi tentare di neutralizzala ed assorbirla. Il neofascismo ha marcate origini nella destra radicale: si richiama apertamente al nazismo e, nel corso della sua storia, prenderà come modelli sempre i movimenti autoritari di destra come il regime dei colonnelli o le dittature sud-americane.

– Il Fascismo non nasce come razzista: il razzismo biologico non è contemplato dal fascismo e le leggi raziali rappresentavano soltanto una manovra strategica per avvicinarsi all’influenza della Germania nazista.

Il Fascismo oggi nel XXI secolo

Il Neofascismo si propone oggi essenzialmente come una cultura dell’”alternativa”. Le sue espressioni si rifanno alla voglia di un linguaggio diverso, anticonformista ed al passo con i tempi. È anche vero che si è assistiti anche ad un perfezionamento della struttura organizzativa, che risulta più articolata e ramificata; ad esempio sul piano delle culture musicali esiste oggi tutto un filone di musica neofascista, autodefinitasi “alternativa”, che ingloba vari generi, dal rock all’heavy metal fino ai vari tipi di musica acustica. La musica, in questo caso, funge da strumento per veicolare il messaggio neofascista, uno strumento particolarmente attrattivo ed efficace soprattutto verso i giovani.

I neofascisti di oggi sono tornati a rivalutare e riesibire con orgoglio i simboli, le idee, i volti e gli slogan del regime fascista (cozzando con il pensiero dei teorici della Nuova Destra tutti tesi all’innovazione). Obiettivo principale contro cui scagliarsi è la società occidentale, colpevole di aver assunto un deriva materialista e consumistica, per poi difendere il “Modello Occidente”.

Accanto al dato politico e culturale, è ritornato a livelli emergenziali la violenza di strada, la pratica squadristica. Il neofascismo del XXI secolo in questo è simile a quello del ‘900, affermando un codice etico all’insegna della violenza, di scontro contro le organizzazioni avversarie, riaffermando il paradigma della forza non come corollario ma come strumento e linguaggio politico.

Sfortunatamente, le nostre democrazie di contro non hanno dimostrato di saper affrontare al meglio una simile deriva: più volte hanno deluso i cittadini, si sono mostrate incapaci di rispondere a domande di partecipazione, a pressanti problemi sociali, a paure legate alla sicurezza e all’identità. La strada è lunga e sicuramente tortuosa: senza una radicale inversione di rotta sarà difficile trovare argomenti per combattere queste nuove forme di populismo intransigente.

Il fascismo oggi è più vivo che mai. Certo, non si manifesta con il volto unicamente rivolto al passato, ma si possono scorgere, in questi movimenti, forti e chiari richiami al fascismo Mussoliniano. un fenomeno pericoloso che, combinato con gli elementi della società di oggi nei quali il neofascismo prospera, può dar vita ad una vera e propria deriva politica e culturale. Il più delle volte è l’ignoranza a spingere a correre questi pericoli ed è quindi necessario formare i giovani, dotar loro di strumenti critici, istruirli sulle battaglie e le conquiste democratiche per cui il nostro Paese si è speso, facendo i conti col passato e riconoscendone gli errori.

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