Il principio di laicità in Francia si annovera tra le caratteristiche fondamentali dell’ordinamento francese. L’interpretazione dello stesso rimane però divisivo, recenti sviluppi politici e pronunce delle istituzioni nazionali hanno confermato un atteggiamento che ha più volte preoccupato le minoranze e non solo.

Quando si discuteva sulla possibilità dell’approvazione di una “Legge sui simboli religiosi” pochi si aspettavano l’effettiva interdizione di tutti quei segni che hanno un’evidente legame ad un culto da tutti gli istituti. Il provvedimento infatti si prestava alle cretiche di tutti coloro che difendevano la libertà di espressione e di coloro che nutrivano timori sulla possibile matrice razzista della norma.

Eppure il 15 marzo del 2004 la legge viene approvata destando non poche perplessità in merito all’applicazione tanto che sarà necessaria una circolare del Ministero dell’Istruzione con il fine di chiarire le modalità di attuazione della stessa.

Emergono così questioni presentate alla CEDU, i provvedimenti adottati però contribuiscono all’incertezza della giurisprudenza. Infatti se la Corte aveva interpretato la presenza dei crocifissi nelle aule italiane come relativa ad un contesto storico ed identitario sia italiano che europeo, la stessa condanna l’uso del velo nelle scuole pubbliche per motivi di salute ed ordine pubblico.

Un’ulteriore difficoltà è rappresentata dalla reazione al tema da parte delle persone maggiormente colpite dal provvedimento: le studentesse di fede islamica. La circolare fa infatti espilicto riferimento ai siboli vietati nelle scuole: tra questi troviamo croci di gradi dimensioni, kippa e l’hijab.

Già da una semplice lettura  appare evidente che la percezione dei simboli religiosi negli spazi pubblici, sia vista diversamente se messa in relazione con la cultura di riferimento.

In questo clima di contrasti e forti dubbi si inserisce l’ulteriore provvedimento preso con la legge del 10 ottobre 2010, sul divieto di indossare in qualunque spazio pubblico (strade pubbliche, luoghi aperti al pubblico o adibiti a pubblico servizio) abiti destinati a nascondere il proprio volto.

La norma risulta, agli occhi delle minoranze, lesiva soprattutto perché arriva dopo alcuni discorsi di personalità politiche che sottolineavano l’incompatibilità del copricapo con i valori costituzionali.

Infine il 24 agosto 2021 si giunge alla “legge contro il Separatismo”. L’obbiettivo è evitare la creazione di società parallele sullo stesso territorio francese, governate da valori differenti rispetto a quelli repubblicani. Sulla base di questa legge sono state prese misure, anche recenti, sull’applicazione del principio di laicità.

Una di queste è la determinazione del Consiglio di Stato in merito alla neutralità del servizio pubblico. Questa ha di fatto confermato il divieto per gli utenti di indossare il burkini nelle piscine comunali.

Un dibattito che, come dimostra la varietà delle fonti e il loro aggiornamento, è ancora aperto e che speriamo si possa comporre con una soluzione ispirata ai valori di inclusione, rispetto e uguaglianza propri degli ordinamenti europei.

 

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