Si svolgerà nella Capitale francese, da venerdì 26 luglio a domenica 11 agosto, la XXXIII edizione dei Giochi Olimpici. Cento anni dopo i Giochi del 1924 ospitati da Parigi, gli ultimi ad essere organizzati sotto la presidenza di Pierre De Coubertin, conosciuto come il fondatore dei giochi olimpici moderni. Personaggio molto spesso criticato, fu dirigente sportivo, pedagogo e storico. Fu nel corso del Congresso Olimpico del 1894 che la sua figura assunse un ruolo estremamente rilevante. Egli è considerato il “fondatore dello sport” nell’accezione moderna del termine, un innovatore mosso da principi e teorie saldamente connesse al valore pedagogico riconosciuto allo sport – sviluppatosi a partire dalle esperienze inglesi – e l’indiscussa centralità del ruolo della Grecia all’interno di questa narrazione. Lo sport, dunque, visto come antidoto nei confronti della crisi pedagogica che egli identificava nel suo tempo. Nel 1936, un anno prima della morte, fu proposto da parte del CIO per il Nobel per la Pace, «per i suoi sforzi nella riduzione delle tensioni mondiali attraverso la rinascita e l’organizzazione dei Giochi olimpici internazionali», una candidatura che fu appoggiata anche dalla Germania di Adolf Hitler del quale il barone francese pur non essendo a quanto risulta un ammiratore, rimase estremamente e piacevolmente colpito per l’impegno e la passione messe in campo per l’organizzazione delle Olimpiadi di Berlino.
È però passato un secolo, un’altra guerra mondiale e molto altro. Un momento storico che sarebbe riduttivo definire problematico. Venti di guerra che vanno dal Medio Oriente alla Russia, contrasti e criticità economiche, climatiche e sociali. La città di Parigi, a seguito del ritiro delle altre candidature (tra le quali anche Roma) ha visto assegnarsi l’evento – con l’unanimità dei voti – il 9 giugno del 2017. Solo qualche giorno dopo, Adam Loft Djaziri, trentenne francese conosciuto dai servizi segreti per sospetta radicalizzazione, si schianterà con la macchina contro un furgone della polizia posteggiato sugli Champs Elysées di Parigi, morendo pochi minuti dopo.
Questa edizione dei Giochi Olimpici, forse come mai verificatosi prima d’ora, si presenta come estremamente legata al contesto geopolitico attuale, in termini di rischi e sicurezza. La scia di sangue che ha segnato la Francia negli scorsi anni diviene in quest’occasione un’inevitabile oggetto di dibattito e, per la maggioranza della popolazione, timore.
Centinaia di migliaia tra turisti, sportivi o semplici curiosi approderanno nella Capitale francese. Le strutture alberghiere sono gia sold out da mesi. È pronta Parigi, la Francia più in generale, ad affrontare una sfida così delicata e complessa?

Le lezioni del passato e le nuove sfide

 Charlie Hebdo, Bataclan, Rouen, Nizza. Solo alcuni dei drammatici episodi che hanno coinvolto la Francia ed insieme ad essa il cuore dell’Europa, nell’ultimo decennio. Eventi spesso diversi nelle forme ma accomunati da una stessa matrice. Un nemico spesso non identificabile, forse dimenticato – o messo in secondo pianoanche dalla cronaca e riapparso, in tutta la sua crudeltà, a Mosca, dopo l’attentato nella Sala Concerti del Crocus City Hill che su finire del mese scorso è costato la vita a 139 persone. Dalla riflessione su quanto accaduto in Europa – e non solo – negli ultimi anni, emerge chiaramente come un evento della portata delle Olimpiadi, in un paese estremamente a rischio come la Francia, non possa non mettere al centro la questione della sicurezza. La collaborazione tra militari, forze di polizia, Intelligence sarà dunque cruciale.
Un primo passaggio da registrare, nel dicembre 2022, è il deposito – da parte del Governo francese – di un disegno di legge contenente, tra le altre, una norma animata dall’obiettivo di aumentare e potenziare la sicurezza attraverso una fitta rete di videocamere che, ricorrendo ai vantaggi e alle possibilità offerte dall’intelligenza artificiale, permettesse di riconoscere in tempo reale cose o comportamenti ritenuti sospetti.
Una norma, che all’interno dell’Assemblea Nazionale ha prodotto più di un malumore. Nonostante le opposizioni, tra le quali vanno registrate anche quelle di parte della società civile come ad esempio Amnesty International France, la norma che permetterà questa sperimentazione nel corso dei Giochi è stata approvata. Saranno sfruttate videocamere fisse e mobili. Nessun riconoscimento facciale o rilevazione biometrica però, stando alle dichiarazioni del Governo francese. Il dibattito sulla privacy e su un possibile conflittualità con la proposta della Commissione europea in termini di regolamentazione dell’IA, non si è però arrestato. Il complesso sistema di algoritmi alla base di questo esperimento sarà all’altezza della sfida? Solo il corso degli eventi potrà dare una risposta. Un ultimo, non per importanza, rilevante elemento in questo dibattito è rappresentato dal coinvolgimento della CNIL, autorità garante francese per la protezione dei dati personali, che ha seguito da vicino l’intera vicenda pubblicando un programma in materia di privacy, AI e protezione dei dati e che affiancherà le aziende coinvolte nella fornitura di tali apparecchiature.
Le Olimpiadi rappresentano un pericolo oltre che una sfida però anche dal punto di vista informatico. Su questo piano, pianificazione e sicurezza rivestiranno un ruolo determinante.
L’Operazione Shady Rat nel 2008 durante le Olimpiadi di Pechino e i successivi attacchi hacker che hanno coinvolto Londra nel 2012, Sochi nel 2014, Rio e infine Tokyo hanno messo in evidenza i rischi e la complessità di questo terreno in prossimità di eventi di tale importanza e rilevanza in cui alla competizione sportiva fa molto spesso da contraltare quella tra hacker e impiegati della sicurezza. Proprio dalle esperienze del passato, secondo Paolo Cecchi, Parigi e la Francia si sono mosse con la necessità di assumere “un approccio multiforme […] (capace di) combinare sicurezza delle infrastrutture, protezione dei dati e collaborazione”.
Una sfida che sarà combattuta su più fronti, alcuni più facilmente percepibili e altri meno visibili. Lo sport in primo piano, le medaglie, gli inni, i sacrifici. Quest’ultimi condivisi certamente con chi è da tempo al lavoro per far si che tutto si svolga e si realizzi nelle migliori condizioni possibili.

La Cerimonia di apertura: un primo (ma non l’unico) test determinante

Le condizioni meteorologiche avverse hanno modificato la tradizionale cerimonia di accensione della fiamma olimpica, qualche giorno fa, tra le rovine del Tempio di Hera. A cento giorni dall’inizio delle Olimpiadi è dunque iniziato il viaggio che porterà la torcia ad Atene dove poi verrà consegnata agli organizzatori. La data cerchiata in rosso sul calendario è il 26 luglio, giorno nel quale si terrà la cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici. È previsto uno schieramento di polizia e militari che non ricorda precedenti nella storia recente. La location, anch’essa un unicum nella storia olimpica recente, non sarà uno stadio bensì la Senna.
Si tratta di una scelta che, come altre, ha provocato discussioni e tumulti sui quali però tuttavia ha tentato di rassicurare in più interventi pubblici il Ministro dell’Interno francese Darmanin così come anche il presidente Macron. Saranno impiegate squadre speciali di polizia in una giornata che vedrà la chiusura, all’interno del perimetro in cui si svolgerà la cerimonia, di 15 stazioni metropolitane oltre alla definizione di una no fly zone.
Le Olimpiadi più blindate – e forse le più a rischio – della storia non potranno però prescindere da alternative. Già a dicembre Macron sottolineava (l’ovvia) presenza di un Piano B e un piano C per la cerimonia, voci che potrebbero concretizzarsi in una cerimonia limitata allo Stade de France o al Trocadero. L’ipotesi di una riduzione del pubblico sembra ancora in discussione, mentre è certa un’ulteriore restrizione dei perimetri di sicurezza attorno al fiume applicata attraverso ulteriori divieti e impedimenti anche ai residenti.
Un dibattito aperto dalla sindaca parigina Hidalgo è anche quello sulla presunta incompatibilità o convivenza tra l’organizzazione della cerimonia e il percorso avviato dall’amministrazione comunale che negli ultimi anni ha condotto all’aumento di piste ciclabili lungo il fiume. La presenza di Capi di Stato e di Governo, date le rigide misure di sicurezza previste, sarà caratterizzata dall’obbligo di fatto imposto agli stessi di pernottare a Parigi in quella giornata.
Paradossalmente, i grandi eventi sono probabilmente tra i luoghi più sicuri, dove ci saranno meno opportunità di agire, anche se dobbiamo ovviamente rimanere umili di fronte al pericolo“, così il ministro dell’Interno Francese in una delle sue ultime uscite pubbliche sul tema sicurezza. In contrasto con le dichiarazioni, tuttavia, sembra presentarsi la scelta di molti abitanti della Capitale francese che avrebbero deciso di lasciare la città nel periodo in cui si svolgeranno i Giochi.
È senza dubbio il primo test, forse il più importante, ma non l’ultimo. Un fallimento registrato nel corso della cerimonia d’apertura potrebbe pregiudicare una soddisfacente riuscita dei Giochi, dal punto di vista dello spettacolo ma soprattutto della sicurezza. Ciò che emerge dalle dichiarazioni ufficiali è una ferma convinzione del fatto che la Francia si presenti pronta all’appuntamento. L’augurio è che le parole si traducano in realtà.

Geopolitica

Nel corso della storia, le Olimpiadi non hanno mai rappresentato solamente un evento sportivo caratterizzandosi sempre per una particolare declinazione politica e geopolitica.
E non potrebbe essere altrimenti. In linea generale, lo scenario mondiale presenta oggi situazioni drammatiche in Russia e in Medio Oriente, dove uno scontro mai sopito tra Israele e Palestinesi ha assunto nuove drammatiche sfumature dopo il 7 Ottobre dello scorso anno e che ora assiste all’ingresso sulla scena dell’Iran. Un’ostilità legata inevitabilmente anche alla storia delle Olimpiadi, dopo i drammatici fatti di Monaco, nel 1972.
Tornando ad Est, lo scontro tra Russia e Ucraina, a discapito delle iniziali previsioni, si prolunga ormai da più di due anni. L’unanime condanna dell’invasione Russa in questo tempo ha prodotto dal punto di vista sportivo non poche conseguenze. Esclusioni o ammissioni senza inno ne bandiere. È capitato nel tennis, nella danza, nel calcio. Sul fatto che questa sia stata la risposta più giusta che lo sport potesse dare dinanzi a tali drammatici eventi potremmo interrogarci a lungo.
A tal proposito, nei giorni scorsi il presidente Macron ha confermato la presenza in gara di atleti russi (sotto bandiera neutra) e israeliani sottolineando la loro estraneità rispetto ai conflitti in corso, sostenendo inoltre (e forse in maniera utopistica) la necessità di una scissione tra politica ed Olimpiadi. Si è parlato molto anche di tregua olimpica. Un concetto che ritorna di frequente nel corso della storia delle Olimpiadi, sino all’Antica Grecia. Nei fatti, la collaborazione annunciata col presidente cinese Xi Jinping – atteso a Parigi durante il mese di maggio – sembra essere la novità più rilevante degli ultimi tempi. Rimangono accese, e ne è testimonianza il sit-in che ha avuto luogo in Svizzera sul finire di marzo davanti la sede del CIO, le proteste e le accuse di applicare due pesi e due misure in situazioni (ritenute) analoghe (Russia e Israele).
Rimane però la certezza che il mondo sportivo e le Olimpiadi in particolare non possano scindersi completamente dal mondo esterno e da ciò che accade. Il sangue che scorre ogni giorno inevitabilmente influenza il dibattito – assumendone un ruolo chiave – di un evento di tali proporzioni ed entità. Lo sport è stato, è e con ogni probabilità continuerà ad essere un’arma politica e geopolitica.

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