Quando l’on. Silvio Berlusconi (di qui in avanti citato come “B.”) chiede di fronte alla scodinzolante “stampa” del TG4 che la questione Imu divenga sbarramento tra l’entrante Governo Letta e la fiducia, fa cosa sgradevole ma sostanzialmente prevedibile. Sgradevole perché dei ricatti immaginabili questo è chiaramente il più bieco; prevedibile per una serie di motivi che andremo ad elencare più avanti. Sottolineare che il Partito Democratico accusi il colpo è ancora una volta cosa ugualmente evidente, oltre che un tantinello cinica. Un ottimo motivo per farlo, anzi per rincarare la dose.

Gianni Letta (fonte: Keynesblog.com)

Ci sono in questo paese alcune verità di per se stesse evidenti, ma che fa bene ricordare di tanto in tanto, giusto per sentirsi meno patriottici, semmai qualche sporadica ragione ci induca in tale tentazione. La prima realtà -faremmo bene a rassegnarcene tutti- è che il decadimento della sinistra italiana a mera ombra di un qualche adito ideale è antico tanto da assurgere ad una irrinunciabile abitudine. La realtà sua complementare -e forse complice- è che se sparta piange invece atene se la ride della grossa. Se l’una riesce infatti nel non invidiabile primato di corrompersi cogliendo anche una insperata sconfitta, l’altra invece la vittoria la vede bene: divisa e inguardabile la prima, inguardabile e straordinariamente unita la seconda. L’inevitabile ricatto a cui si riconduce con la coda tra le gambe qualsiasi partito che non abbia i numeri per un governo monocolore -viene da pensare- raggiunge qui una dimensione kafkiana.

Di fronte ai numeri, sia chiaro, c’è poco da fare. Viene da pensare però che se di ricatto si deve vivere, a questo punto sarebbe meglio rischiare il tutto per tutto (un “ricatto buono” con il Movimento 5 Stelle) che scegliere la via più comoda, già sperimentata da avi politici sulle cui spalle scaricare il peso dell’ipse dixit. Certo, il ricatto buono è una mera invenzione, roba da amene chiacchiere, ma stante un pari rischio che la legislatura crolli per differenze di programma, ciononostante il netto tra l’influenza che potrebbe operare il M5S rispetto al PdL non può certo che considerarsi positivo per i primi. Ne sarebbe derivata una potente linea di continuità rispetto alle istanze di cambiamento del paese (e della base del partito). Ma tant’è, questo non è successo, dunque concentriamoci sul capire cosa invece ha avuto luogo.

Un ruolo assolutamente centrale lo svolge proprio il nodo sul quale si sta avvitando e strangolando il governo (e con esso le istanze di riforma): l’IMU. Se infatti ieri sera a Piazzapulita, Antonio Padellaro ne legava le sorti ad una mera dinamica elettorale, tale logica rimane stringente, troppo per comprendere il perché B. ci tenga tanto. Il ricatto sull’Imu è uno strumento di lento incatenamento del pubblico-elettorato ai destini del potente: se è esso ad assicurare l’inviolabilità della nostra abitazione, del rifugio atto a proteggere il cittadino e la propria famiglia da uno stato ostile, è allora a lui che il cittadino deve guardare come referente unico per la tutela di un diritto che -non a caso- si considera saldato con quello alla propria inviolabilità personale. Ne deriva dunque un legame indissolubile, praticamente morboso (ne ho parlato qui). L’assenza di scrupoli di B. non si esaurisce però nella totale sperimentazione e forzatura di qualsiasi principio politico nel senso ampio del termine. Imu significa infatti già porre un elemento di programma di facile comprensione ma soprattutto impostato nel suo rapporto con l’insieme degli obiettivi di governo come una richiesta piuttosto limitata nella sua portata. Se ne vorrebbe far derivare nell’immaginario collettivo un potente mix del “chiedere poco” e “chiedere giusto” atto a scardinare la sinistra. Logica conseguenza diviene infatti la domanda fondamentale: perché non ci vogliono accordare questa piccola e giustissima concessione?

Non solo quindi B. riesce a fare campagna elettorale sulle spalle del PD, ma addirittura a parassitarne voti mentre ingrossa i suoi. Un colpo micidiale. Resta però inutile dire come tutto questo fosse facilmente prevedibile, come i “pezzi” di un giullare che non fa più ridere. Così come non fa affatto ridere una ulteriore riflessione, una volta osservato a questo punto con un certo piacere il Partito Democratico sferrare a se stesso due colpi in sequenza. La logica del quid iuvat ci avrebbe inoltrato in oscuri e misterici riti, in chissà quali cabale se non fosse che neanche la decenza della scoperta è lasciata allo spettatore disgustato. L’arcano ci viene invece sbattuto in faccia, un groviglio d’interessi capace in ultima istanza di rendere necessario a B. portare contentini agli amici. Ad incontrare i membri dell’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) per primo sarà proprio il PdL, nella persona del suo socio unico. Come se non bastasse la viva voce di Lara Comi a confermarlo in diretta proprio su Piazzapulita, dovrebbe essere di per se stesso evidente (sì, siamo un paese scontato) come il piano Imu abbia quale scopo principale salvare il soldato Immobiliare. Un settore che poco ci manca che cementi anche il mare -si sta pensando a piattaforme sospese per sostenere la richiesta di alloggi- diretto responsabile della crescita ipertrofica degli edifici che ha concorso a soffocare le città italiane, oltre ad esporre a rischio gli acquirenti, passibili di sequestro se l’immobile si rivelasse abusivo. Certo, forse la criminalità organizzata oggi non considera più -come un tempo Vito Ciancimino– il mattone come principale strumento per far soldi. Di certo però accanto ad altri mercati in crescita, l’ha sfruttato e lo sfrutta tutt’ora, causando quella bolla immobiliare che l’Imu ha solo portato ad una inevitabile esplosione.

Di nuovo, dunque, una volta che poi la trippa per i gatti comincia a scarseggiare (perso un interlocutore ideale come Casini) allora le dinamiche di policy vanno ad annodarsi attorno agli interessi di lobby e -non da escludere- criminali. Della patetica e miserabile avidità di manna dal cielo nei confronti di chi sventola qualche banconota proponendo improbabili restituzioni, a giovarne saranno insomma soprattutto i costruttori. Oltretutto in un mercato la cui offerta di immobili è probabilmente aumentata, fornendo una solida base per una discesa dei prezzi. Sarà quel Roberto Carlino a giovarne, con le sue chiacchiere sulla risalita fisiologica del mattone. Paradossalmente, perché vicino all’UDC ma avverso proprio a quel Berlusconi che gli sta facendo un favore d’oro. Come per gli ex-brigatisti a far rapine con i terroristi rossi, non ci si fà problemi di idee. È il principio che unisce le genti -un po’ troppo spesso le nostre genti: pecunia non olet. Palazzinari di tutto il mondo, unitevi!

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