La crisi sul confine tra Polonia e Bielorussia è una crisi multilaterale, che include più protagonisti e più questioni in atto, viene infatti chiamata “guerra ibrida”. È una situazione che si porta avanti ormai da diversi mesi. Il regime di Lukashenko perdura dal 1994. Il presidente è stato soprannominato “l’ultimo dittatore d’Europa”, e con le ultime elezioni nell’agosto 2020 ha dato ulteriore dimostrazione di ciò sedando le proteste e imbavagliando l’opposizione con leggi draconiane sulla censura. Nel mentre la Polonia di Andrzej Duda dove il dissenso è ridotto al minimo, ha a capo un governo sempre più lontano dall’essere una democrazia. Ultima richiesta all’UE: i fondi per costruire un muro al confine lungo 180km. L’arma di migrazione di massa – Il ricatto di una nazione Direttore Claudio Palazzi
Il problema

Sulla frontiera tra Polonia e Bielorussia da più di due mesi, come era successo in precedenza al confine coi Balcani, diversi migranti si trovano coinvolti in un baratro dove sono inesistenti i diritti umani. La tensione è altissima. Le forze di Minsk spingono i migranti verso la frontiera polacca che a sua volta li respinge. Le vittime di questi giochi sono proprio loro, i nomadi, che da settimane dormono al gelo tra le fredde foreste dell’est, dove di notte le temperature calano sotto lo zero. I controlli si sono intensificati e agli ultimi arrivati non resta che accamparsi nei pressi della recinzione senza nessuna garanzia di riuscire a superarlo. In molti nelle ore più buie ci hanno provato, finendo per scontrarsi con le masse di filo spinato e con i militari che hanno reagito usando la violenza (spesso gas lacrimogeni e cannoni ad acqua). 

La Polonia

Al momento sono circa 3000 le persone bloccate in questo limbo in cui sono state collocate. Le loro condizioni sono sempre più precarie: il cibo è pochissimo, i servizi igienici insufficienti e i vestiti non adatti alle rigide temperature attuali. Esseri umani usati a scopo politico, intrappolati in una contesa politica totalmente strumentalizzata. Inoltre, in entrambi i Paesi a causa dell’imposizione della zona rossa è negato l’accesso a istituzioni, ONG e giornalisti che non possono accedere al confine e quindi monitorare la situazione. Anche per gli attivisti polacchi dare sostentamenti è sempre più complesso visto il forte clima di tensione. Il 2 settembre di quest’anno la Polonia ha introdotto lo stato di emergenza, azione che non è stata attuata neanche durante i mesi più duri della pandemia. Ulteriore strumentalizzazione che permette alla nazione di sospendere il diritto internazionale, per cui i migranti non possono chiedere asilo. In base al regolamento di Dublino si dovrebbe accogliere chi riesce a superare il confine dal momento che si può chiedere asilo nel paese di “prima accoglienza”. 

La Bielorussia

La migrazione nel tempo ha assunto una dimensione sempre più politica che sociale. I gruppi di migranti sono stati scortati dalle forze di sicurezza armate bielorusse verso le frontiere degli Stati membri allo scopo di forzare ingressi illegali. Il regime di Lukashenko ha violato non solo il diritto internazionale ma da tempo anche i diritti umani fondamentali, senza alcun freno concreto a favore dei propri cittadini. Non è nient’altro che un ricatto nei confronti dell’UE per le sanzioni sempre più gravose imposte al governo negli ultimi anni. Il 23 Maggio 2020 il dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius per arrestare l’attivista dell’opposizione Roman Protasevich ha portato a un inasprimento dei rapporti con l’Unione e ad un duro colpo per l’economia nazionale. Il presidente bielorusso ha infatti accusato Bruxelles di essersi intromessa in un “affare interno”.

I protagonisti

Donne, bambini, uomini. Da dove provengono le migliaia di persone protagoniste di questo ricatto? La maggior parte è originaria del Medio Oriente, principalmente Siria, Yemen, Iraq e Afghanistan. Spesso Istambul e Damasco diventano una tappa intermedia prima di arrivare a Minsk, ma la destinazione finale è sempre l’Europa Occidentale, specialmente la Germania. “Il percorso è ovviamente molto più facile che attraversare la Turchia e il Nord Africa” afferma un ragazzo siriano bloccato al confine polacco. È lo stesso governo bielorusso che da marzo scorso ha iniziato a semplificare le procedure per ottenere il visto turistico per i “turisti” dall’Iraq. Attraverso agenzie turistiche venivano organizzati voli per Minsk ed erano le stesse compagnie di viaggio ad emettere inviti elettronici per potersi imbarcare. Ora non sono più sufficienti, ma servono visti fisici sul passaporto ottenuti solo tramite l’ambasciata bielorussa.

Le armi moderne

Qualche mese fa Lukashenko ha affermato “Ho detto che non avrei arrestato i migranti alla frontiera, non li avrei trattenuti. E se d’ora in poi continueranno a venire non li fermerò, perché non intendono restare nel mio paese, ma arrivare nei vostri.” Una situazione simile si è creata nel 2015 in Turchia. Erdogan dopo gli scontri con l’UE ha permesso a centinaia di migliaia di migranti di passare attraverso il suo paese per poter arrivare in Occidente, fino a quando l’Unione non ha concordato un accordo di 6 miliardi di euro per sostenere Ankara. Andando più indietro, nel 2008 Gheddafi ha stretto un accordo con l’Italia pari a 5 miliardi per fermare il flusso di africani diretti a nord dalla Libia. Da anni i regimi autoritari del Mediterraneo minacciano “l’invasione” dei migranti per ottenere finanziamenti, concessioni e un’assistenza redditizia. Ora di questi regimi fa parte anche la Bielorussia, e in questo caso il flusso di migranti non è nemmeno naturale ma artificiale, generato dal governo stesso utilizzando le reti di informazione.

Il Baltico

A partire da agosto, le repubbliche baltiche hanno iniziato a registrare un forte aumento di immigrati irregolari e in poco tempo sono state dispiegate forze militari ed è stato indetto lo stato di emergenza. Polonia, Lituania e Lettonia hanno richiesto il supporto dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (EASO) e della Frontex (Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) per le attività di controllo delle frontiere, di gestione dell’accoglienza e di rimpatrio.“Quelle che proponiamo oggi sono misure eccezionali per rispondere a circostanze eccezionali”Così ha commentato il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, presentando l’iniziativa per sostenere Lituania, Lettonia e Polonia per far fronte alla situazione alle frontiere con la Bielorussia. C’è un consenso politico trasversale sulle responsabilità del leader bielorusso, ma al contempo i leader dei tre paesi chiedono all’UE di irrigidire le politiche di asilo per rendere più difficile l’ingresso irregolare dei migranti.

Russia e Ucraina

Come l’Ucraina, la Bielorussia è coinvolta nella rivalità tra Russia e Occidente. La Russia è stata spesso accusata di cooperare con la Bielorussia per destabilizzare i confini europei e alimentare la crisi in corso. Il presidente Putin ha precisato più volte di “non avere nulla a che fare” con quello che sta accadendo. “Voglio che sia chiaro a tutti. Non abbiamo assolutamente nulla a che fare con tutto questo. Tutti stanno cercando di attribuirci la responsabilità con o senza motivo”. Ha inoltre criticato le esercitazioni “non programmate” della NATO nel Mar Nero in un’intervista a Russia 24. Detto questo, il 18 dicembre una coppia di bombardieri russi ha pattugliato i cieli della Bielorussia in una missione volta a sottolineare gli stretti legami di difesa tra Mosca e Minsk. Inoltre il Ministero degli Interni dell’Ucraina ha annunciato l’intenzione di dispiegare 8500 militari e agenti di polizia al confine con la Bielorussia con l’obiettivo di prevenire possibili tentativi di ingresso illegale.

L’Europa

La situazione è stata definita “inaccettabile” da Ursula von der Leyen. L’UE durante il 2021 ha gradualmente ampliato le misure restrittive nei confronti della nazione. A giugno il G7 ha chiesto alla Bielorussia di porre fine immediatamente alla crisi dei migranti. A ottobre, il Consiglio UE ha modificato il suo regime di sanzioni in modo da poter rispondere alla strumentalizzazione di esseri umani a fini politici da parte del regime bielorusso. Sono stati condannati tutti gli attacchi ibridi alle frontiere dell’UE e molti voli su Minsk sono stati sospesi. “Come Unione Europea dovremmo essere uniti e combattere contro il cinico stratagemma del presidente bielorusso Alexander Lukashenko, qui per destabilizzare la nostra alleanza” ha così dichiarato l’europarlamentare Alexander Graf Lambsdorff.

Le sanzioni

Il 2 dicembre e’ arrivato il via libera del Consiglio dell’UE al quinto pacchetto di sanzioni contro la Bielorussia in risposta alle continue violazioni dei diritti umani e alla strumentalizzazione dei migranti. Altre 17 persone e 11 entità vicine al regime di Alexander Lukashenko saranno colpite dalle misure restrittive dell’Unione Europea, quindi membri del ramo giudiziario, funzionari politici e organi di propaganda. Lo scopo delle sanzioni è esercitare pressioni sulla leadership politica bielorussa per prevenire ulteriori violenze e repressioni della società civile. Dal 4 giugno era già stato introdotto un divieto di sorvolo dello spazio aereo dell’UE e di accesso agli aereoporti dell’UE da parte di vettori bielorussi.

Le soluzioni

L’Europa ha intrapreso numerose azioni per migliorare il suo impegno di far fronte alla gestione della migrazione. A novembre sono stati stanziati 700.000 euro in assistenza umanitaria per i rifugiati vulnerabili bloccati in Bielorussia, di cui 200.000 destinati immediatamente al sostegno della Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. La rete di preparazione alla migrazione e gestione delle crisi (il Blueprint Network) si riunisce settimanalmente per dare forma a una risposta efficace. Inoltre il Centro europeo contro il traffico di migranti di Europol sostiene le indagini penali e facilita lo scambio di informazioni. Anche le agenzie per gli affari interni dell’UE sono state dispiegate da luglio con personale presente nei tre Stati membri e con attrezzature dispiegate in Lituania e Lettonia.

Almeno 10.000 migranti sono ora in detenzione nei paesi baltici, in Polonia e in Germania. Per molti è stata una costosa perdita di tempo e denaro: i contrabbandieri possono chiedere per un singolo viaggio dai $7000 ai $12000. Diverse persone hanno perso la vita. Lo scopo dell’informazione in questi casi è sensibilizzare le persone, rendendole consapevoli di ciò che accade. Da qui si può partire per una vera mobilitazione, per combattere e schierarsi per una causa reale e tragicamente importante.

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