Le dichiarazioni di Lagarde e lo stress test fallito della BCE
Gli Stati dell’UE, impegnati come sono nello sforzo di contenere i contagi da Covid-19, hanno deciso di mettere in campo piani di stimolo pubblico all’economia, per far fronte alle difficoltà in arrivo su lavoratori e famigli.
Ma giovedì pomeriggio, la Banca Centrale Europa guidata da Christine Lagarde, per la prima volta messa alla prova da una crisi (sanitaria in questo caso, ma con forti ripercussioni economiche) ha gelato un intero continente con una serie di dichiarazioni molto forti, soprattutto nei confronti degli Stati che presentano maggiori criticità in termini di conti pubblici.
Lagarde ha sempre tenuto a differenziare il suo orientamento in politica economica da quello del suo predecessore, Mario Draghi, e l’altro ieri ha avuto finalmente l’occasione di ribadire questa sua posizione. Durante un’intervista per la Cnbc, infatti, la Presidente ha tenuto a precisare che “non siamo qui per ridurre gli spread, non è la funzione della Bce”.
Le reazioni non si sono fatte attendere e, sorprendentemente, sono arrivate da tutte le parti dello schieramento politico ed economico, persino dalle stesse voci che criticarono Draghi durante il suo mandato, magari accusandolo di “viziare” i governi, inducendoli a posticipare gli interventi strutturali. Cerchiamo di andare a fondo della vicenda, spiegando perché questa gaffe abbia destato tanto scalpore.
Il ruolo delle Banche Centrali
Innanzitutto, qual è il ruolo di una Banca Centrale?
Secondo la stessa BCE: “Una banca centrale è un’istituzione pubblica che gestisce la valuta di un paese o gruppo di paesi e controlla l’offerta di moneta, ovvero la quantità di moneta in circolazione. L’obiettivo principale di molte banche centrali è stabilità dei prezzi. In alcuni paesi la banca centrale è anche tenuta per legge ad agire a sostegno della piena occupazione”.
In realtà, a dispetto di quello che farebbe pensare questa definizione, le Banche Centrali sono nate, storicamente, con lo scopo di sostenere la spesa dello Stato emettendo moneta. Tuttavia, al giorno d’oggi, molti economisti ritengono opportuno una sua “indipendenza” dallo Stato stesso ed un suo impegno nel mantenere stabile il livello dei prezzi, evitando che questi crescano troppo, (cioè che ci sia inflazione). Svolgono, inoltre, funzioni di vigilanza sul sistema bancario, di gestione delle riserve di valuta straniera e di controllo del mercato dei cambi.
La funzione di leva monetaria, tuttavia, è esplicitamente vietata alla BCE, come si evince dall’articoli 21 del suo statuto: “[…] è vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia da parte della Bce o da parte delle banche centrali nazionali, a istituzioni o agli organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di settore pubblico o ad imprese pubbliche degli Stati membri, così come l’acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Bce o delle banche centrali nazionali”.
Già dal suo atto normativo fondamentale, pertanto, la BCE è orientata, principalmente, a garantire la stabilità dei prezzi ed il contenimento dell’inflazione.
Dalla teoria alla pratica
Fatte salve le disposizioni sopra richiamate, il predecessore di Lagarde, Mario Draghi, non si è mai fatto troppo fermare dalle formalità sia quando, tramite il famoso “whatever it takes” ha praticamente salvato l’Eurozona, sia quando con l’Alleggerimento Quantitativo (in inglese Quantitative Easing, spesso abbreviato QE, ha sostenuto gli investimenti dei paesi europei.
Il primo intervento, che poi divenne appunto noto con l’espressione da lui utilizzata, “whatever it takes”, fu in realtà prevalentemente un discorso pronunciato da Draghi durante una delle fasi più acute della crisi dell’Eurozona. Gli attacchi degli speculatori, che scommettevano contro la tenuta dell’euro, avevano portato lo spread dei titoli pubblici italiani fino a 518 punti base. Le parole di Draghi furono determinanti nel convincere gli speculatori a smettere di attaccare i paesi del Sud Europa, facendo scendere il famigerato spread e garantendo che l’euro arrivasse sano e salvo fino ad oggi.
Il QE, invece, è un’operazione non convenzionale di politica monetaria. Si tratta dell’acquisto di titoli di stato a breve scadenza. L’effetto più immediato è l’aumento del prezzo dei titoli acquistati e, di converso, la diminuzione del loro rendimento (dato che prezzo e rendimento sono inversamente proporzionali).
La nuova disponibilità di liquidità delle banche potrebbe convincerle (ma non è detto, soprattutto in fasi di difficoltà economica) a prestare ad imprese e famiglie.
Nonostante spesso criticato, soprattutto dai paesi del Nord, e accusato di essere andato oltre il suo mandato, sono in molti oggi che lo rimpiangono e ne tessono le lodi.
Le reazioni alla dichiarazione di Lagarde
Subito dopo la dichiarazione, pur tecnicamente corretta, di Christine Lagarde, sono arrivati i confronti con il “whatever it takes” di Draghi, dato che, in un certo senso, l’intervento dell’attuale presidente della BCE ne rappresenta l’opposto.
In altre parole, Lagarde ha sostanzialmente detto agli Stati (o almeno questa è stata l’impressione dei mercati) che se vogliono i soldi per gli interventi pubblici, li devono andare a chiedere ai mercati stessi. Peccato però che con il suo commento sia riuscita a far schizzare in alto gli stessi costi del finanziamento. Ad esempio, lo spread è salito di ben 60 punti base.
Le reazioni delle istituzioni italiane non si sono fatte attendere: da Mattarella, che solitamente tende invece a non intervenire, allo stesso premier Conte, tutti hanno sanzionato Lagarde, invitando le istituzioni europee ad una maggiore solidarietà nei confronti di un paese in grave crisi come l’Italia.
Questo tipo di fenomeno può esserci utile per capire in che modo le parole pronunciate dai rappresentanti degli organi politici ed economici possono pesare e possano creare gravissimi danni alle economie. Ciò vale, come è evidente, ancora di più nel caso di crisi e di emergenze.
Insomma, si è trattato di un vero e proprio stress test per la BCE a guida Lagarde. Al momento, la prova non può considerarsi superata, ma non è detto che l’ex direttrice operativa del Fondo Monetario Internazionale non possa imparare da questa pesante lezione.
Direttore responsabile: Claudio Palazzi