Erasmus+ tra rincari e fondi inadeguati

Quando si parte per un’esperienza come l’Erasmus+ le uniche emozioni che ci si aspetta di provare sono di natura positiva. L’entusiasmo di trasferirsi in un paese diverso, la speranza di fare nuove amicizie e di divertirsi senza pensieri. La realtà però è molto spesso differente. Il programma Erasmus+ è un programma di mobilità della Comunità Europea che permette agli studenti universitari di trascorrere dei periodi studio presso un’università Europea diversa da quella d’origine. Tale possibilità è cara agli studenti che ne riconoscono la potenzialità ma è innegabile che la sua attrattiva si stia pian piano rilegando agli studenti più abbienti. Infatti, una verità quasi nascosta è la crescente inadeguatezza delle borse economiche offerte dal programma. Un progetto nato come possibilità imperdibile per tutti gli studenti europei è ormai un’opportunità reale solo per studenti benestanti.
Questo grande problema non è ovviamente passato inosservato, e l’Unione Europea ha cercato di arginarlo con un innalzamento dei fondi. Difatti, il budget 2014-2020 per Erasmus+ è stato di 14, 7 miliardi di euro, il doppio di quello stanziato dal 2007 al 2013. È anche vero però, che dal 2020 vi è stato un innalzamento dell’inflazione e costi della vita non indifferenti e per cui, sfortunatamente, la realtà non è cambiata: le borse Erasmus continuano a non coprire i costi. Ed è così che l’innalzamento dei prezzi, del costo della vita e degli affitti a seguito della pandemia e della guerra in Ucraina ha portato le borse Erasmus+, già non abbastanza, a risultare totalmente insufficienti.
Tale inadeguatezza è possibile ritrovarla nell’esperienza di Gemma, ragazza italiana partita in exchange nei Paesi Bassi nel 2023.

Erasmus da incubo: l’esperienza di Gemma

I Paesi Bassi dal fenomeno Brexit, più o meno, sono diventati la meta più ambita per gli universitari italiani alla ricerca di una nuova “Inghilterra” dove sbarcare. Anche se non è al primo posto come meta Erasmus (posizione che detiene la Spagna da molti anni), è una delle prime scelte tra gli studenti italiani per master e magistrali in inglese. L’attrattiva delle lezioni ed esami in inglese e dei metodi sperimentali d’insegnamento hanno spinto Gemma a candidarsi per una meta olandese. I Paesi Bassi, però, non sono affatto un paese economico. Il costo della vita nei Paesi Bassi, infatti, si colloca quasi dieci posti sopra l’italiano (fonte Numbeo).
“Appena ho saputo di essere stata presa per l’Erasmus in Olanda mi sono preoccupata per la questione soldi. Ho dovuto veramente valutare se potessi permettermelo o meno” confida Gemma.
Oltre la questione economica del costo della vita, Gemma ha dovuto affrontare un problema ancora più grande: trovare una casa.
“Ho rischiato di trovarmi senza un posto dove stare. Anzi, è stato così. Sono partita per il sud dell’Olanda senza sapere dove sarei andata a dormire”. La ricerca di una stanza dove passare sei mesi di Erasmus si è rilevata un incubo. Iniziata ben tre mesi prima della partenza, tra annunci, agenzie immobiliari e incontri online, la caccia per un letto si è rivelata fallimentare.

Messaggi inviati su Facebook da Gemma agli annunci di stanze disponibili, tutti senza risposta.

Ed è proprio così che il sogno Erasmus di Gemma sembrava finito prima di essere iniziato.
“La situazione che si era venuta a creare mi ha fatto vivere malissimo la pre-partenza. Tra ansia, attacchi di panico e il pensiero di non partire più. Trovare una sistemazione si è rilevato impossibile senza dover accettare affitti da capogiro. Alla fine sono partita lo stesso; ripensandoci ho fatto una pazzia”.
Affitti esorbitanti per stanze inaccessibili e inadeguate, Gemma ha dovuto affrontare ciò anche in una cittadina del sud dei Paesi Bassi. Questa difficoltà è ormai uno dei principali problemi che gli studenti universitari devono affrontare, ed è purtroppo presente anche nelle città universitarie italiane. Tale problematica, chiamata all’estero “housing crisis”, è un ulteriore muro che il programma Erasmus è ancora incapace di abbattere e che sembra solo peggiorare.
“Le prime settimane ho vissuto in una stanza di un Bed & Breakfast. Mi sono arrangiata. Poi la soluzione al mio problema sembrava essere arrivata; la proprietaria mi offrì di rimanere pagandole l’affitto. Peccato che mi chiese 1,300 euro per una stanza con la cucina dentro l’armadio, letteralmente.”

Nonostante tutto però, Gemma non si è data vinta e fortunatamente è riuscita a trovare una sistemazione adeguata dopo un altro mese di ricerca incessante.
“Dopo aver trovato una stanza mi sono rasserenata, ma comunque i soldi della borsa si sono rivelati, come temevo, totalmente insufficienti. Ho pensato di trovarmi un lavoro ma gli orari dell’università me lo hanno impedito. Questa è la realtà: se non hai qualcuno che ti può aiutare economicamente è davvero difficile godersi l’esperienza Erasmus”.

L’opinione degli studenti e il futuro Erasmus

La testimonianza di Gemma non fa altro che confermare i sondaggi condotti dall’Erasmus Student Network, l’associazione studentesca fondata dagli studenti europei in mobilità internazionale. Più precisamente, lo studio Social Inclusion & Engagement in Mobility, condotto da ESN ha riportato delle percentuali preoccupanti. Difatti, il 43% degli studenti “a basso reddito” intervistati hanno segnalato preoccupazioni economiche al momento di accettare lo scambio. Inoltre, riprendendo le parole di Gemma, il 53% ha segnalato come problematica principale il fatto che i soldi Erasmus non coprano nemmeno la metà dei costi.
In prospettiva, la borsa media che uno studente Erasmus ottiene mensilmente è di 300 euro, come riportato dalla Commissione Europea stessa. Nei report di ESN, più della metà degli studenti hanno dichiarato di aver speso più di 400 euro solo in affitto. È chiaro quindi che un problema è effettivamente presente ma la soluzione sembra egualmente individuabile: aumentare le borse Erasmus per garantire un progetto realmente inclusivo e accessibile.

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