L’immigrazione del nostro scontento.
Non ci sarà un governo M5s-Lega. Si tornerà al voto, forse ad Ottobre. Salvini e Di Maio , non hanno accettato il veto del Presidente della Repubblica Mattarella sull’Economia. L’immigrazione tornerà ad essere uno dei temi dell’ennesima campagna elettorale. Il leader leghista, aveva promesso l’espulsione in tempi brevissimi di 500 mila immigrati clandestini dal nostro paese. Gli elettori lo avevano premiato col 17% il 4 marzo. D’altra parte, Il M5s con Di Maio in testa, si era scagliato contro le Ong, accusandole di speculare e fare soldi col salvataggio dei migranti. “Trasportano criminali”, aveva aggiunto il candidato premier pentastellato. La paura verso lo straniero, che si trasforma spesso in odio è ben presente nei partiti populisti di mezza Europa. Non c’è solo la paura del terrorismo ma anche la volontà di considerare “prima gli italiani” nell’assegnazione di case popolari o posti negli asili nido. Da questo punto di vista, molti sono stati i casi di spedizioni punitive contro famiglie di immigrati. Nel 2016 a Roma, una famiglia marocchina è stata bloccata all’ingresso del proprio domicilio. “Qui non vogliamo i negri e gli stranieri, ma solo gli italiani” hanno detto i contestatori, nonostante l’assegnazione regolare dell’Ater.
Diffusione del populismo
Persino il sindaco del Pd di Firenze, Nardella, ha detto che “gli stranieri sono troppi” e che “vanno riviste le regole e le graduatorie per le case popolari”. In Europa, l’onda lunga della xenofobia coinvolge da tempo molti paesi. Nel 2015 il presidente dell’Ungheria, Orban ha fatto costruire un barriera in filo spinato al confine con la Serbia. Per bloccare il flusso migratorio dai Balcani. L’Ungheria fa parte del gruppo di Visegrad. Si tratta di una serie di paesi dell’Est Europa che criticano l’Unione Europa perché, tra le altre cose, non vogliono accogliere migranti. Il progetto di creare delle “quote” da assegnare ai membri dell’Ue, è stato bocciato anche dall’Austria. Il nuovo cancelliere, Kurz, lo ha giudicato senza senso.”Così divideremo l’Europa”, ha sintetizzato il presidente austriaco a capo di una coalizione di centro-destra. La proposta, approvata dal Parlamento europeo a fine 2017, è tesa a superare il Trattato di Dublino e la precedente normativa che lasciava al primo paese di arrivo la gestione degli immigrati. In Francia, il nuovo presidente Macron non si può certo considerare un populista, eppure. Ad aprile, ha fatto scalpore l’episodio avvenuto a Bardonecchia, al confine tra Italia e Francia. Nell’ambulatorio della stazione del paese, hanno fatto irruzione degli agenti francesi. Hanno intimidito i medici e i volontari, costringendo un migrante a fare il test delle urine. Negli stessi giorni, una donna incinta di nazionalità nigeriana era stata respinta alla frontiera francese. Il bambino era nato ma lei non ce l’aveva fatta, a causa di un linfoma e dopo una traversata sotto la neve e in condizioni improponibili. Una guida alpina francese, che aveva aiutato la nigeriana, era stata messa sotto inchiesta. Oggi apprendiamo del conferimento della cittadinanza onoraria ad un maliano senza permesso di soggiorno. Mamoudou Gassama, 22 anni, ha scalato a mani nude parte di un palazzo per salvare un bambino. Il piccolo di 4 anni, penzolava da un balcone del quarto piano. “Tutti i documenti saranno regolarizzati” ha detto il presidente francese, che ha proposto l’inserimento del giovane nel corpo dei pompieri. Infine, un passaggio oltreoceano. Non ci dimentichiamo il progetto del presidente Usa, Donald Trump, di costruire un muro al confine con il Messico per bloccare l’accesso di migranti irregolari. Ma, nel nostro paese, cosa proponeva il governo giallo-verde?
Immigrazione: Cosa diceva il contratto M5s-Lega
In seguito alle elezioni politiche e dopo più di 80 giorni di tira e molla, era pronto un contratto per il governo del cambiamento. Nel contratto, ci sono quattro pagine dedicate all’immigrazione. Prima di tutto, si rilanciano le espulsioni. Si prevede, a questo scopo, la creazione di centri appositi in ogni regione italiana. Altra novità: le domanda di asilo e protezione internazionale dovranno essere fatta nel paese di origine. Si chiede, inoltre, una rinegoziazione delle politiche europee sui flussi migratori. Via libera quindi alle quote. “Il rispetto del principio di equa ripartizione delle responsabilità sancito dal Trattato sul funzionamento dell’UE deve essere garantito attraverso il ricollocamento obbligatorio e automatico dei richiedenti asilo tra gli Stati membri dell’UE “. I soldi finora utilizzati per l’accoglienza, verrebbero destinati a un Fondo per i rimpatri. Più respingimenti, accelerazione dei processi burocratici e controllo delle missioni umanitarie. Per contrastare il terrorismo, si propone un Registro dei ministri di culto e la tracciabilità dei finanziamenti per le moschee. I ministeri chiave per raggiungere questi obiettivi sono quello dell’Interno e del Turismo. Quest’ultimo comprende, infatti, il controllo della Guardia Costiera. In entrambi i posti, ci sarebbero stati esponenti della Lega. “Era tutto pronto, anche io ero pronto a occuparmi di immigrazione e sicurezza, ma niente, qualcuno oggi ha detto no” ha detto Matteo Salvini nelle ultime ore.
Ieri e oggi, immigrati
Per capire l’immigrazione, è bene considerare e rileggere la storia. La nostra storia.
Ciò che è capitato alle generazioni italiane dalla fine dell’800 fino ad una quarantina di anni fa. Il fenomeno dell’emigrazione italiana comincia poco dopo l’Unità d’Italia. Il governo centrale impone tasse molto alte, insostenibili per le classi più umili del Sud. I primi spostamenti vedono coinvolte nazioni vicine come Francia, Svizzera e Germania. Poco dopo, gli italiani raggiungono gli Stati Uniti e l’America del Sud. Interessante a questo punto, un saggio dal titolo Brutta gente. Il razzismo anti-italiano, contenuto in un volume sulla Storia dell’emigrazione italiana. Gli autori Gian Antonio Stella ed Emilio Franzoni ci fanno partecipi di tutta una serie di pregiudizi e fatti riprovevoli che riguardano la figura dell’italiano emigrante. Specie negli Stati Uniti ma non solo. Nel 1899, in un paesino di poche anime nel Mississipi, tre italiani vengono linciati. Il motivo? Avevano avuto “l’ardire” di far entrare nei loro negozi alcuni membri della comunità nera e di trattarli in modo rispettoso e amichevole. Inoltre, erano stati visti compiere lavori “degradanti” per l’uomo civilizzato. L’ideologia razzista contro i nostri connazionali, viene certificata nel 1922 da un articolo dell’americano Arthur Sweeney sulla “North American Revue”. Commentando il fenomeno migratorio negli Usa e dopo aver indicato un 45% di immigrati “con un’età media inferiore a quella di un undicenne, ecco come giudica gli italiani. “Non possiamo opporci agli immigrati di Gran Bretagna, Olanda, Canada(….) Ma piuttosto agli arrivi dall’Italia, con il suo 63,4% di immigrati catalogabili al gradino più basso della scala. I gruppi più bassi non possono essere alfabetizzati”. Nello stesso anno, l’afroamericano Jim Rollins è accusato di aver avuto rapporti sessuali con una donna bianca. Inaspettatamente, viene assolto. La signora con cui si era intrattenuto, non era altro che una siciliana che aveva cambiato nome e cognome. Il giudice stabilì che “non si poteva dedurre che fosse bianca”.
Tra le tante accuse mosse all’italico migrante, c’è quella di essere un sovversivo e anarchico. Quest’idea si basa su alcuni episodi tragici e qualche accostamento discutibile. Prendiamo l’assassinio del presidente statunitense William McKinley. Siamo nel 1901, il colpevole è Leon Czolgosz. Il suo legame con l’Italia? Il giovane, di origini polacche, aveva in tasca un foglio su Gaetano Bresci. Bresci aveva ucciso solo un anno prima il re d’Italia Umberto I. Molti anni dopo, nel 1933, Giuseppe Zangara tentò di uccidere un altro presidente. In questo caso Franklyn Delano Roosevelt. Zangara, originario della Calabria e senza un lavoro, sparò vari colpi che colpirono a morte 5 persone. Tra queste, il sindaco di Chicago Anton Cermak. Nel 1927 gli anarchici Sacco e Vanzetti, erano stati condannati alla sedia elettrica per reati che non avevano commesso. Tanto è vero che nel 1977 il governatore del Massachusetts Dukakis, li riabilitò così: “Io dichiaro che ogni stigma e ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti”.
Il 1934 vede l’Australia protagonista. In seguito ad un litigio in un bar, gestito da un italiano, un cliente anglosassone muore. Un gruppo di minatori, suoi compagni, scatenano violenze e devastazioni che durano ben 3 giorni. A farne le spese, oltre ai nostri connazionali, anche immigrati slavi rei di essere loro amici. Il bilancio vede 3 morti e 10 feriti, con hotel, bar e baracche saccheggiati e incendiati.
Passando all’Europa, non mancano testimonianze più recenti. In Svizzera, a cavallo tra gli anni 60′ e 70′ sono circa 630 mila le persone che provengono dall’Italia. Per la maggior parte sono lavoratori stagionali. In questo periodo, non è permesso loro protestare o anche solo prendere la parola, in base ad una legge del 1936. Non si possono ammalare, rischierebbero di recedere nella loro posizione lavorativa. I loro figli finiscono negli orfanotrofi, visto che non possono raggiungere i genitori nelle città elvetiche. Nel 1969, l’intellettuale ed editore James Schwarzenbach si scaglia contro la comunità italiana . “Braccia morte che pesano su di noi, che minacciano il nostro benessere. Dobbiamo liberarci dal fardello, dobbiamo respingere dalla nostra comunità, chi, chiamato per lavori umili, si guarda intorno e migliora la propria condizione minacciando in questo modo la tranquillità dell’operaio svizzero”. Schwarzenbach, da membro del partito Aziona Nazionale propose un referendum per limitare la presenza straniera al 10% degli svizzeri. Il 54% della popolazione votò contro. Ancora più gravi le parole di Daniel Roth. Il proprietario del giornale Schweizer Spiegel, in un’intervista a Maurizio Chierici punterà il dito contro l’Italia del Sud. “Dalla Provenza in giù esiste un altro popolo. Anche in Italia si puià tracciare un confine. Il 70% sono sottosviluppati per cultura e civiltà. Non sono razzista, sono realista. Gli operai stranieri costituiscono una massa informe che non può integrarsi per tradizioni culturali, religiose e politiche (……)Tenere in casa gente del genere è un pericolo.” Giungiamo spediti al nostro nuovo millennio. Dal 1991 è attivo, specie nella Svizzera italiana, il partito della Lega dei Ticinesi. La formazione politica è da sempre contro i frontalieri italiani e ha ottenuto più del 20% dei voti sul territorio. Nel 2014 e nel 2016, prima tutti i cittadini elvetici e poi solo quelli del Canton Ticino, hanno votato sì a 2 referendum per limitare l’afflusso di lavoratori dall’Italia. Per inserire una “preferenza indigena” al momento dell’assunzione. Sempre in ambito lavorativo si è stabilito che “venga privilegiato a pari qualifiche professionali chi vive sul suo territorio”. Le restrizioni sono state proposte anche dal partito Udc, che ha preso il 29% alle elezioni nazionali del 2015.
Numeri e contraddizioni
L’immigrazione si studia anche con i numeri. Secondo i dati del Ministero degli Interni, gli sbarchi nel 2018 sono diminuiti. A maggio 2017 i migranti erano 22.993, oggi 1.394. Stiamo parlando del 78,60% in meno. Se confrontiamo il 2016 e il 2017, notiamo qualcos’altro. Anche in questo caso, i numeri scendono, da 181.436 a 119.369. Al 25 maggio 2018, la cifra si aggira sui 10 mila. E’ ovvio, i mesi caldi sono quelli estivi e preoccupano soprattutto i flussi dalla Tunisia ma sbagliamo a parlare di “invasione”. Scorrendo le varie tabelle, si può fare un bilancio sulla nazionalità dei futuri richiedenti asilo. Il 22% dichiara come paese di nascita la Tunisia, il 18% l’Eritrea, il 7% la Nigeria. Sul gradino più basso, Algeria 4% e 3% Iraq. Eritrea e Nigeria sono nazioni colpite da conflitti. La Tunisia è in crisi economica dal 2015, anche a causa dell’attentato dell’Isis al Bardo. Per ciò che riguarda il diritto all’asilo, nel 2017 è stato chiesto da 130 mila persone. I casi esaminati sono stati 81.527, per il 58% è stato negato l’asilo. Il 25% ha ottenuto protezione umanitaria e l’8% lo status di rifugiati o protezione sussidiaria (permesso di soggiorno di 5 anni, rinnovabile). Le richieste arrivano per lo più da cittadini di Nigeria, Bangladesh, Pakistan, Gambia e Senegal.
Le espulsioni sono così facili? Nel 2017 sono stati rimpatriati 7 mila irregolari su 36 mila rintracciati. I dati provengono dalla Fondazione Leone Moressa. Uno dei suoi ricercatori, Enrico di Pasquale ha parlato alla rivista Tempi. “Secondo le stime di Frontex, il costo del rimpatrio di una singola persona va dai quattro ai seimila euro”. Costi che comprendono voli e personale di sicurezza. Difficile anche l’interlocuzione con i paesi di origine dei migranti.“La cooperazione deve essere molto forte perché spesso i paesi si rifiutano di prendersi in carico queste persone, impedendo l’espulsione. L’Italia ha diversi accordi con i paesi del Nord Africa, anche a livello comunitario europeo, ma questo non basta perché il confronto tra le autorità deve essere fatto per ogni singolo caso. Se gli Stati non collaborano, può anche capitare che all’arrivo in aeroporto non facciano entrare il migrante”. Inoltre, gli espulsi non sarebbero solo quelli arrivati con i barconi e che non hanno ottenuto l’asilo. “Le persone espulse nel 2017 sono perlopiù individui che hanno ottenuto in passato il permesso di soggiorno e che ora non ne hanno più diritto”. L’obiettivo plausibile, secondo Di Pasquale, è lontano dai numeri del contratto. “In Italia ci sono 500 mila immigrati irregolari, il dato indicato nel contratto di governo è corretto. Senza pensare di poterli espellere tutti, un obiettivo potrebbe essere quello di riportare a casa quelli che vengono individuati ogni anno, circa 36 mila persone. Sarebbe già un grande successo”
Percezione e realtà. Secondo il Rapporto dell’Osservatorio europeo sulla sicurezza del 2017, il 39% degli italiani vede l’immigrato come un problema per la sicurezza, il 36% per l’occupazione. Percezione o realtà? Uno studio dell’Agi, ha riscontrato che nel 2015 i delitti compiuti sono stati 250 mila in meno rispetto al 2007. I dati Istat ci mostrano che il reato di stupro è compiuto per il 37% da stranieri, tra quelli denunciati. Così come la presenza del 34% nei carceri a fine 2016. Ma il 20% è dentro perché immigrato irregolare e la maggior parte dei detenuti che non vengono dall’Italia si trovano in condizioni di povertà o sono molto giovani, come spiega un interessante articolo su TPI.
Veniamo alla questione degli asili nido e delle case popolari. La Corte costituzionale, ha bocciato una legge del 2017 della Regione Veneto. La norma stabiliva come criterio di accesso agli asili nido, la residenza in regione da almeno 15 anni. Secondo la Corte, la legge contrasta col principio di uguaglianza. “Non esiste correlazione” tra la residenza in Veneto e le situazioni di bisogno o disagio. Considerare primaria la residenza e non la situazione economica e’ “in frontale contrasto con la vocazione sociale degli asili nido”. I giudici hanno sottolineato come i bisogni educativi siano gli stessi per tutti. Decisione analoga in Liguria, stavolta per l’assegnazione di case. La giunta Toti, aveva stabilito per gli stranieri l’obbligo di residenza da 10 anni per entrare in graduatoria. La legge, approvata nel 2017, è stata dichiarata incostituzionale e irragionevole.
Infine, qualche incoerenza. La Lega di Salvini si è presentata alle elezioni in coalizione con altri partiti di centro-destra: Forza Italia, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia. Pochi giorni prima delle urne, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia,ha incontrato(con tanto di selfie) il presidente ungherese Orban. Orban, lo stesso del muro per bloccare l’immigrazione e che non vuole quote di migranti. Note sono anche le simpatie tra leghisti, Marine Le Pen e Donald Trump. Nel 2013 due senatori del Movimento 5 stelle, presentarono un emendamento per abolire il reato di immigrazione clandestina. Pochi giorni dopo, l’azione venne sconfessata da Grillo sul blog. Gli iscritti online però votarono a favore della proposta, nel 2014.