L’importanza dell’Unione Europea e del dialogo internazionale

L’Unione Europea è un’organizzazione internazionale politica ed economica costituita da 27 stati membri. La sua formazione è avvenuta all’indomani della Seconda Guerra mondiale e dovuta ad un desiderio di cooperazione, fattosi più acceso a seguito di secoli di conflitti, sia diplomatici che armati, che si sono susseguiti nel continente europeo per vari motivi, a partire dalle guerre di legittimità fino ad arrivare alle contese coloniali per la supremazia sui territori.

Tale organizzazione ha origine per promuovere una cooperazione economica tramite cui creare un’interdipendenza tra i paesi europei, con il secondo scopo di ridurne i contrasti, e si è poi evoluta in un’unione che ha come obiettivi il benessere dei suoi cittadini e la protezione dell’economia e dell’ambiente, rispettando la dignità umana e le libertà individuali e nazionali.

Di non trascurabile importanza è il concetto per cui l’Unione Europea non limita i sui stati membri, che restano sovrani ed indipendenti, ma sono questi che condividono una parte della loro sovranità al fine di stabilire in modo democratico per ciò che concerne decisioni inerenti a questioni di comune importanza, si prenda in esame la crisi mondiale dovuta alla pandemia di Covid-19 come esempio chiaro di necessità di dialogo. 

La storia

Per capire l’importanza dell’esistenza di un unione tra le nazioni d’Europa e del suo ruolo di mediatrice è necessario pensare ai momenti di crisi del continente, considerato per anni come polveriera dell’Occidente. Ponendo un esempio che permetta di vedere la differenza tra un contesto in cui le nazioni ragionano in termini di individualità e interessi personali ed uno in cui si è fatto in termini di cooperazione si pensi alla Rivoluzione Francese. Oltre all’alto costo di vite umane, l’Europa, non ancora unita, dovette affrontare il problema di arginare la diffusione delle idee rivoluzionarie  e riorganizzare la suddivisione del territorio, questo portò ad un primo tentativo di compartecipazione internazionale, il Congresso di Vienna. Oltre ai provvedimenti in merito alla legittimità dei sovrani e alla restaurazione dei confini precedenti alle guerre napoleoniche, salvo alcune eccezioni, si sviluppò il concetto di Concerto Europeo, basato sulla collaborazione e sul dialogo in caso di minacce all’interno delle potenze fondatrici.

Questo equilibrio fu destinato a decadere un po’ a causa dei moti rivoluzionari dell’Ottocento, un po’ per il costante conflitto franco-prussiano. L’idea di un’Europa effettivamente unita fu poi avanzata da Churchill, appena finita la Seconda Guerra mondiale, che invitando a dimenticare il nazionalismo e i disastri della guerra, propose la creazione di qualcosa come “gli Stati Uniti d’Europa”. Nel 1949 dieci stati si riunirono per fondare il Consiglio d’Europa, nel 1950 fu sancita una collaborazione tra alcuni paesi europei, tra cui Italia, Francia e Germania, che nel 1957 diventerà la Comunità Economica Europea.

Negli anni sessanta nei paesi appartenenti alla CEE si assiste ad un progresso economico molto forte, favorito anche dall’abolizione dei dazi doganali nei reciproci scambi. Nel 1973 si ha il primo allargamento degli stati partecipanti, anno in cui si inserì il Regno Unito. Dopo la caduta del muro di Berlino la Germania fu riunita e il crollo del comunismo ha determinato un avvicinamento tra i cittadini europei, coronato con il Trattato di Maastricht in cui i membri della comunità hanno stabilito la nascita dell’Unione Europea.

Come anticipato, l’importanza di questa organizzazione internazionale è evidente anche nell’attualità, l’Unione Europea è stata molto attiva nella gestione della pandemia dovuta al Covid-19. Premettendo che questa non è la prima crisi che viene affrontata e necessita dell’intervento dell’UE, si pensi alla SARS o agli attacchi terroristici, e che si tratta di un avvenimento che non ha permesso una risposta tempestiva ed univoca, si ricorda che le disposizioni per quanto riguarda la sanità pubblica sono una base importante per gli interventi dell’organizzazione in questa situazione di emergenza e permettono  di aiutare i cittadini degli stati membri su più fronti.

L’Unione Europea ai tempi del Covid-19

L’Unione Europea è stata creata con lo scopo di garantire un dato livello di protezione e benessere, motivo per cui esistono disposizioni come la clausola di solidarietà, che stabilisce che l’UE è giuridicamente obbligata a supportare qualunque stato membro vittima di attacchi terroristici o calamità naturali, solo nel caso in cui lo stato ne faccia richiesta. Nonostante questa norma non sia mai stata invocata, l’Italia, in un periodo di pandemia, ha ricevuto forniture mediche da Francia e Germania, nonostante anche questi paesi fossero toccati, seppur in maniera minore, dalla crisi in atto. Questo a dimostrazione del fatto che un’unione tale tra gli stati fa sì che nasca un sentimento di solidarietà pressoché spontaneo.

Questo non toglie che gli Stati membri possano adottare anche disposizioni di carattere protezionista per quanto riguarda i dispositivi di protezione personale, perché si tratta di motivi legati alla tutela della salute delle persone. In risposta a questo l’UE ha stanziato un capitale al fine di garantire la presenza di tali dispositivi (mascherine, guanti ecc) in un fondo europeo comune, da cui saranno divise negli stati membri tenendo in considerazione la gravità della situazione in ognuno di questi.

In un momento così particolare e ricco di instabilità l’Unione Europea interviene anche con dei mezzi a salvaguardia del mercato interno, con particolare attenzione alle imprese per cui sono stanziati aiuti, vietati fatta eccezione per calamità naturali ed eventi straordinari, che variano dalle sovvenzioni dirette a prestiti pubblici agevolati. La pandemia si sta affrontando tramite l’uso degli strumenti a disposizione dell’Unione Europea, senza tralasciare la necessità di intervenire rapidamente a tutela degli stati tramite azioni mirate e di custodire il principio alla base della collaborazione: il mercato interno. 

Nonostante il fine comunitario l’Unione Europea è stata vittima di opinioni molto contrastanti tra loro sin dalla sua creazione, si pensi che la CEE era formata soltanto da sei potenze europee. Tra le nazioni restanti si distingueva chi era scettico per una mancata fiducia nel concetto di cooperazione tra un numero di paesi tanto elevato, chi aveva una situazione troppo disastrosa in patria per poter pensare di entrare in una “comunità” e chi sosteneva il principio di legittimità dei sovrani rifiutando il concetto democratico alla base dell’Unione Europea. Tali idee hanno subito un modificarsi continuo nel corso degli anni, fatto sta che il numero attuale di Stati membri è aumentato a 27, 28 fino all’uscita dell’Inghilterra a fine 2019.

Ancora una volta lo stato di emergenza in atto offre un quadro interessante per capire le dinamiche che smuovono le opinioni riguardanti l’UE. Cosa comune in Italia è un senso di insoddisfazione legato al modo in cui la comunità europea ha gestito la crisi in atto che ha portato ad un calo di consensi, di cui non può che essere felice quell’ala di pensiero a sostegno della sovranità nazionale contro “l’invasione di Bruxelles”. In particolare si lamenta una risposta poco tempestiva (come abbiamo visto quasi impossibile data l’imprevedibilità di una tale crisi) e un trattamento del problema poco o per nulla adeguato, quasi come se fosse stato sottovalutato. D’altro canto è necessario contestualizzare questo cambiamento dell’opinione pubblica in un ambiente particolarmente provato e in ogni caso questa mancanza di fiducia nei confronti dell’Unione Europea molto di rado rappresenta una reale volontà di chiusura e allontanamento da parte degli Stati membri.

In conclusione viviamo in un’epoca storica in cui un legame tra nazioni appartenenti allo stesso continente rappresenta un fattore positivo in più ambiti, ognuna di queste può contare su un “principio regolatore” al quale poggiarsi in caso di difficoltà e che interverrà secondo diverse modalità, dalla promozione delle campagne di sensibilizzazione agli aiuti economici. Inoltre non va dimenticato che l’Europa ha sempre vissuto in condizioni di alta conflittualità che si sono stabilizzate proprio in seguito ad un progetto comunitario di unione, collaborazione e dialogo. 

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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