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Roma è una città che si muove a un ritmo frenetico. Chiunque l’abbia vissuta, per tutta una vita o solo temporaneamente, ha respirato la sua frenesia. L’aria è vibrante, ogni via è costellata di persone e attività, ogni suo pezzo ha inciso parte di una storia antica, dimenticata o celebrata eternamente. Spostarsi per Roma è altrettanto frenetico. Il traffico inghiotte e i mezzi, seppur presenti in diverse forme tra bus e metro, si inceppano creando disagi enormi in un’enorme città, come nel caso della Metro B. A parlarcene è stata Martina Marroncini, pendolare romana, che da sempre si sposta per Roma coi mezzi pubblici, scontrandosi soprattutto coi disagi provocati dalla Linea B.

La prima linea metropolitana a Roma fu progettata e iniziata negli anni Trenta, durante il regime fascista. Lo scopo era quello di offrire un collegamento rapido tra la stazione Termini – situata nel centro della città – e il nuovo quartiere denominato E42 – l’attuale EUR – dove avrebbe dovuto aver luogo l’Esposizione Universale del 1942. Un evento che, in realtà, non ebbe luogo: nel 1940 l’Italia entrò in guerra e non ci fu più spazio per le manifestazioni. Le caratteristiche tecniche, compresa l’altezza dei marciapiedi e delle banchine, furono le stesse della già esistente Roma-Lido, di cui la nuova linea metropolitana avrebbe ricalcato parte del tracciato e condiviso impianti di trazione elettrica e di deposito. Seppur incompiuta a causa delle vicende belliche, della metropolitana erano già state realizzate alcune gallerie – precisamente nel tratto che andava da Termini a Piramide – che durante la guerra furono sfruttate come rifugi antiaerei da parte della popolazione.

I lavori per la costruzione della Metro B furono ripresi solo nel 1948. Frattanto, l’avanzamento dei lavori nell’ex-area dell’esposizione le avevano mutato parzialmente fisionomia, destinazione e nome (l’EUR, in seguito, diventò Europa). La linea B venne inaugurata alla stazione Termini il 9 febbraio 1955, dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi e dal cardinale vicario di Roma Clemente Micara. Il giorno successivo venne aperto l’esercizio al pubblico.

Oggi la Linea B della metropolitana di Roma collega la città da Sud a Nord-est, dividendosi in due diramazioni: una verso Est e l’altra verso Nord-est. Contraddistinta dal colore blu, la Linea B ha i propri capolinea alla Laurentina (nel quartiere Giuliano-Dalmata), Rebibbia (nel quartiere Ponte Mammolo), e Jonio (nel quartiere Monte Sacro). Attualmente conta ventisei stazioni e un interscambio con la linea A della metro di Roma, alla stazione Termini.

In linea teorica, la Metro B dovrebbe garantire nelle ore di punta un treno ogni tre minuti, mentre nelle altre ore dovrebbe essere garantito un treno ogni sei minuti, per un massimo di nove minuti di attesa nei momenti di minore affluenza. Tuttavia, rispetto alla teoria, il quadro che emerge dalla realtà di tutti i giorni risulta ben diverso.

Da tempo, ormai, gran parte dei passeggeri lamenta disagi che comprometterebbero non solo la vita quotidiana, ma anche lavorativa. Sebbene il servizio risulti regolare, i treni passano con molta meno frequenza rispetto agli standard, determinando lunghissime attese, sovraffollamento e ritardi anche nelle ore di punta. La situazione era già evidente nel 2021. Difatti, all’interno del bilancio Atac sulla linea B e B1 è possibile leggere: “Scostamento del servizio erogato (-193.033 treni km) rispetto al programma. (…). Indisponibilità del materiale rotabile, la cui vetustà del parco ha comportato l’inizio delle attività di revisione nel 2022”. Inoltre, sempre all’interno del Bilancio Atac 2021, si evidenziava come la Metro B e la Metro B1 disponevano di quarantuno treni con un’età media di 18,5 anni, superiore a quella della Metro A  (15 anni di età media) e della metro C (9,5 anni di età media).

Nuovi treni potrebbero arrivare solo nel 2025. Ed è proprio a fronte di cambiamenti che sembrano bloccati da burocrazie e politiche stantie, che un gruppo di pendolari, compresa Martina, hanno lanciato la petizioneUn’altra metro”.

Intervista a Martina: quando essere pendolare diventa un problema

A.P.: Roma è una grande città e come tutte le grandi città porta con sé grandi problemi. Tra i suoi grandi problemi, immortale sembra la difficoltà di spostarsi da un luogo a un altro: ingorghi nel traffico, guasti ferroviari e la Linea B della metro. Quali sono i punti più problematici che caratterizzano questa Linea?

Martina: La metro B è un servizio vergognoso. Nelle ore di punta i treni passano ogni dieci minuti, costringendo i passeggeri a stare appiccicati gli uni agli altri. Non solo è sgradevole, ma mette in pericolo la sicurezza di tutti: bambini, persone anziane, invalidi, donne e uomini costretti a condividere un microscopico spazio vitale. I vagoni della metro “vecchia” sono fatiscenti e sporchi. I treni? Perlopiù non esistono e gli orari di arrivo sono una pura illusione. Le scale mobili e gli ascensori sono spesso fuori servizio, rendendo la metro inaccessibile. Ogni mattina e ogni sera, i pendolari sono catapultati in un’agonia da attesa. Aspettano due o tre treni prima di poter tentare di salire a bordo, per finire stipati come sardine in scatola. Non si respira, non c’è spazio per muoversi, figuriamoci per sedersi. Gli anziani e gli invalidi sono costretti a rimanere in piedi senza il minimo sostegno, in un servizio che ignora completamente le loro necessità. Quello che mi domando è: perché non implementare le corse? Cosa pensa di fare Atac per garantire un servizio anche solo lontanamente decente per chi, come me, paga regolarmente l’abbonamento e ha quantomeno il diritto di arrivare in ufficio senza necessariamente sentirsi male ogni sacrosanta mattina? In questi giorni vicini alle feste, la banchina della stazione Termini – che oltre ad essere in centro è l’unico punto di scambio con la metro A – è in over quota di pendolari. È costantemente in sovraccarico, tanto che risulta impossibile persino scendere dal convoglio. A questo si aggiunge il degrado della metro, purtroppo, che favorisce ulteriormente furti e borseggi, ormai all’ordine del giorno. Non si è mai tranquilli in metro.

A.P.: Le grandi metropoli dovrebbero garantire dei servizi di trasporto efficienti, tali da collegare in modo nevralgico l’intera città. Perché una città come Roma, in questo, stenta a stare al passo?

Martina: Il sistema di trasporto di Roma fallisce nel suo compito e mette a repentaglio la sicurezza, la salute e la qualità della vita di chiunque abbia il coraggio di usarlo. Ritengo che sia fondamentale investire nella sicurezza e nella manutenzione dei vagoni, ma non possiamo permetterci un altro anno nel caos. Roma deve ricevere i fondi necessari per garantire un servizio migliore e considerare priorità i cittadini. Riconosco perfettamente la storia di Roma e comprendo che ogni intervento, scavo o miglioramento richieda tempi biblici da parte delle amministrazioni. Ed è innegabile che la città non possa ambire a un numero di linee metro simile a Berlino. Tuttavia, le alternative a mio avviso esistono. Si potrebbero garantire più corsie dedicate esclusivamente ai mezzi di superficie, incrementare il numero di mezzi su strada, almeno fino a quando i convogli metro non saranno sufficienti per assicurare un trasporto efficiente. Sono consapevole delle limitazioni urbanistiche, storiche e burocratiche tipiche della mia città, ma non possiamo permetterci di essere ancora intrappolati. Occorre agire e trovare soluzioni che possano migliorare il trasporto pubblico.

A.P.: È stata creata una petizione volta a migliorare la Linea B. A seguito di questa iniziativa, ci sono stati accenni di miglioramento?

Martina: La petizione nasce con un gruppo di pendolari esasperati e frustrati quanto me dal servizio metro della linea B e B1. L’abbiamo lanciata su change.org, sui canali social di Facebook e Instagram, ma finora abbiamo ottenuto pochi risultati. Siamo arrivati a circa 2.200 firme e non bastano per farci sentire dalle amministrazioni competenti. Finché le voci dei pendolari di Roma non si uniranno, le richieste non verranno ascoltate e i problemi persisteranno.

A.P.: Tra i punti critici della Linea B c’è la sicurezza. Qualora la situazione continuasse a rimanere invariata, quali sono i possibili scenari consequenziali?

Martina: Se la situazione sulla sicurezza e l’affidabilità del servizio non migliorerà, la vita dei pendolari diventerà un inferno. In prima persona ho assistito a scene di panico in metro. Persone di ogni età in preda all’agitazione a causa della mancanza di spazio e dell’aria irrespirabile nei vagoni stipati. Troppo spesso mi sono trovata a tranquillizzare e a cercare di calmare i pendolari, una realtà condivisa da molti altri viaggiatori. Se non interveniamo, queste situazioni rischiano di diventare sempre più frequenti, aumentando il pericolo che qualcuno possa star male in modo irreparabile. Mi chiedo costantemente: se la metro è in movimento e qualcuno si sente male, come potremmo davvero essere in grado di fornire il supporto necessario?

A.P.: Spesso si sostiene che in Italia i cambiamenti si procrastino in attesa della tragedia. Da quanto tempo la Linea B è soggetta a queste problematiche?

Martina: La Linea B non ha mai avuto vagoni completamente efficienti, ma in passato i ritardi dei treni erano sicuramente più gestibili. Ora ci troviamo all’inizio del secondo anno di questa situazione caotica lungo la metro B e B1. Atac sostiene un aumento della flotta entro la fine del 2024, ma noi pendolari non possiamo semplicemente tollerare questa situazione ancora per dodici mesi. Il rischio di assistere a una tragedia imminente è tangibile e mi sorprende che le autorità non stiano affrontando con decisione questa situazione.

A.P.: Immagino che lei sia stata passeggera della Linea B. Quali sono stati i disagi che ha vissuto in prima persona?

Martina: Essendo una passeggera abituale della Linea B, vivo un vero e proprio stress quotidiano insieme agli altri pendolari. La situazione che più mi preoccupa è il disagio delle persone nei vagoni, incluso il mio. Spesso mi ritrovo a gestire l’ansia da mancanza d’aria, a viaggiare in condizioni sovraffollate e a sentirmi costantemente a disagio. Il disagio quotidiano si manifesta anche nell’arrivare in ritardo al lavoro, nonostante lasci casa con largo anticipo per prendere la metro. Devo sempre aspettare almeno un paio di treni, sperando di arrivare in tempo. Al termine di una giornata interminabile, dopo il lavoro, non so mai quanto tempo impiegherò per tornare a casa. E ripeto, in tutto questo disagio si aggiunge anche il problema di furti e borseggiatori, in tutte le linee metro. È quasi insostenibile, perché non solo sei costretto a viaggiare costipato, ma devi anche avere mille occhi per tenere al sicuro i tuoi averi.

A.P.: Quali soluzioni, secondo lei, si potrebbero attuare al fine di migliorare un servizio così necessario?

Martina: È essenziale accelerare il processo di implementazione della nuova flotta di treni. Si potrebbe considerare l’assegnazione di più corsie esclusive ai mezzi di superficie e l’aumento del numero di veicoli su strada. È fondamentale garantire ai pendolari una chiara e trasparente comunicazione sugli orari effettivi di arrivo dei treni, consentendo loro di organizzare al meglio le proprie giornate. Inoltre, è urgente accelerare i tempi di manutenzione per ascensori e scale mobili, aumentando nel contempo l’accessibilità per tutti. Rendere le stazioni più salubri dovrebbe essere una priorità.

Naturalmente viene da domandarsi come sia possibile che una città così grande, che conta così tanti pendolari tra i propri quartieri, possa permettersi situazioni simili. Eppure, altrettanto naturalmente viene la risposta, perché ripetuta e ascoltata nelle occasioni più disparate: si sa, Roma è fatta così, divisa tra ritardi e claustrofobie, tra efficienze e inadempimenti. Eppure, rimane impensabile il fatto che circa 345.000 persone, quotidianamente, debbano ritrovarsi a sopportare ansie, panico, furti, disagi e ritardi per potersi spostare – o non potersi spostare, nel caso di chi vive disabilità – nella propria città. Anche se quest’ultima porta il nome di Roma.

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