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L’inefficienza generale della metropolitana capitolina è l’esito di una moltitudine di fattori, non solo legati alle pubbliche amministrazioni e ai gestori, ma anche a problemi naturali e congeniti della città. Roma è una città grande, il comune più popoloso d’Italia, con una superficie di oltre 1200 km², circa 7 volte quello di Milano che però vanta la metro più grande d’Italia, superando per estensione quella romana, la cui copertura del territorio è insufficiente, e ciò si accompagna a pochi treni, lunghi tempi di manutenzione e conseguente sovraffollamento. Tra le varie linee che lamentano problematiche ce n’è una, la prima realizzata nella Capitale e quella che vanta in negativo per reclami presentati quotidianamente, la linea B ed in particolare la diramazione B1, che parte dalla stazione Bologna e arriva alla stazione Jonio. Tempi di attesa biblici, persone ammassate nei vagoni ma anche disservizi dei tabelloni, ascensori e scale mobili perennemente fuori uso. Questi sono solo alcuni dei problemi che rendono estenuante l’utilizzo del servizio da parte degli utenti. Qual’ è il segnale che si può inviare a chi è responsabile della gestione del trasporto metropolitano? Ovviamente non è il reclamo di uno o pochi individui, che di solito lascia il tempo che trova, ma per produrre un esito positivo è necessaria la mobilitazione in massa di persone, vittime di questo sistema che dimostra di non funzionare, attraverso una petizione. È questo il progetto che intende portare avanti un gruppo di utenti, esasperati da dover ogni giorno fare i conti con l’incognita del trasporto. Tra i promotori della petizione è stata intervistata Maria Germini, educatrice di nido, che utilizzando quotidianamente la metro nella linea B1 non solo per recarsi al lavoro ma anche per portare i propri figli a scuola, conosce bene le problematiche di questa tratta. Maria ha creato anche una pagina Facebook dell’iniziativa.

La sua odissea giornaliera inizia dalla stazione Jonio, il capolinea della line B1 privo del monitor indicativo del passaggio dei treni. Maria è quindi costretta a uscire di casa almeno 2 ore prima perché i tempi di attesa arrivano anche a 40 minuti. Inoltre, lungo tutta la diramazione della linea B1, a differenza della linea A, è assente il segnale telefonico rendendo impossibile utilizzare il cellulare anche per avvisare il lavoro o la scuola dell’eventuale ritardo. Non soltanto i treni sono pochi, ma questo comporta necessariamente un terribile affollamento delle banchine con una massa di persone letteralmente inscatolate nei vagoni in condizioni inaccettabili. Così oltre all’odore di ingranaggi, di olio dei freni bruciato che riempie la banchina e accompagna i viaggiatori nei vagoni, la situazione all’interno è anche peggiore. L’aria è viziata per le troppe persone in uno spazio ristretto senza un’adeguata aerazione, stipate a tal punto che ci si appoggia uno contro l’altro venendo a diminuire, in base al numero di viaggiatori, il numero di maniglie cui sorreggersi e ci si ritrova così in una sorta di giostra tagadà dove diventa fondamentale restare in piedi alle frenate, per la propria incolumità e quella altrui. Il sovraffollamento determina ulteriori problemi di sicurezza, non essendo possibile rispettare in tali condizioni il divieto di appoggiarsi alle porte, che potrebbero aprirsi durante la corsa, oltre al rischio di cadere nel vuoto (mind the gap) tra la banchina e la metro a causa delle masse che spingono tra chi vuole salire e chi vuole scendere. Episodi questi che, come testimonia anche Maria avvengono puntualmente ogni giorno ed è in relazione a questo che è costretta a prendere in braccio la bambina più piccola proprio per evitare disastrose conseguenze. Se viaggiare in tali condizioni è inaccettabile per le persone adulte e sane, pensiamo ai problemi che incorrono i bambini , gli anziani e i fragili che utilizzano la metro per recarsi a visite mediche, soprattutto coloro che utilizzano la stazione Policlinico, e quindi ci possono essere particolari condizioni di salute che necessitano a maggior ragione di un elevato grado di igiene e sicurezza. Altro inconveniente che segnala Maria è rappresentato dagli ascensori da anni fuori servizio nella stazione Libia, e le scale mobili spesso ferme in molte stazioni, creando un grave disagio alle persone con problemi di mobilità o a chi trasporta bambini col passeggino e quindi costretti a percorrere a piedi rampe e rampe di scale. Dall’insieme di tutti questi problemi deriva l’idea di unirsi, creare una petizione firmabile da tutti coloro che desiderano porre fine a questi problemi per esprimere il disagio e le condizioni palesemente inaccettabili, comunicandole agli organi competenti come all’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè.

Come affermato dal Primo cittadino ci sono nuovi investimenti sulla metro di Roma e in particolare l’acquisto di 30 nuovi treni, il cui primo contratto applicativo ne prevede 12 destinati alla linea B e 2 alla linea A, che arriveranno a partire dal dicembre 2024 (confermato dall’assessore Patanè) in tempo per il Giubileo del 2025. Certamente una notizia che se realizzata potrà portare beneficio, ma nel tempo che precede questi arrivi è necessario approntare soluzioni per risolvere le problematiche denunciate e garantire ai cittadini il potersi spostare con tranquillità e serenità. Non si parla infatti solo di disagi fisici ma anche a livello mentale, è una situazione stressante, che porta anche a conseguenze sia sul piano lavorativo che di studio perché il ritardo può essere visto come mancanza di professionalità e correttezza. È quindi necessaria la mobilitazione della coscienza civica, il coraggio di agire ed intervenire di fronte ad una situazione che contrasta con i propri diritti. Soluzioni che se c’è la volontà evidentemente si possono trovare, come è stato dimostrato dall’interruzione della linea B1, avvenuta in occasione della Ryder Cup, dal il 28 settembre al 1° ottobre 2023, con l’attivazione di un servizio bus sostitutivo, con venti navette che collegavano le stazioni tra Bologna e Jonio, con frequenza di cinque minuti. Un esempio di come è possibile pensare a soluzioni alternative alla mancanza dei treni. Unendoci a Maria e ai promotori di questa petizione per risolvere la situazione della linea metropolitana B1, servirà come incipit per rivedere tutte le problematiche che interessano la viabilità della Capitale perché possa essere vissuta sempre come Caput Mundi e non come Caput Caos.

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